Matteo Renzi Enews

Enews 777, lunedì 28 marzo 2022

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Buona settimana a tutti. 
Continua la tragedia ucraina.
Tragedia che è innanzitutto umanitaria con un carico di morte e dolore inaccettabile.
Ma c’è anche una forte dimensione politica.
Siamo in presenza di quello che Giorgio La Pira avrebbe chiamato “tornante della storia”: è in gioco il futuro dell’Europa, l’equilibrio geopolitico mondiale, il ruolo della Nato.
Davanti a questi problemi, occorre una grande intelligenza politica per recuperare il recuperabile e costruire il domani. I cittadini che vedono certe immagini possono lasciarsi andare a emozioni e reazioni, chi fa politica ha il dovere di trovare una soluzione.
Un cessate il fuoco è la priorità: si può fare solo mettendo allo stesso tavolo i contendenti e, per questo, la de-escalation, anche verbale, è fondamentale.
Le responsabilità sono chiare: Putin è l’aggressore, il popolo ucraino l’aggredito. Ma una volta che abbiamo detto e ribadito il concetto, senza giustificazionismi di sorta, serve lavorare per costruire la pace. Qualcuno dice che non bisogna dialogare e che non è questo il tempo della diplomazia. Io penso che sia sempre il tempo del dialogo, perché senza dialogo non c’è pace. E se non c’è pace, i bambini ucraini continuano a morire.
Questo è il motivo che mi ha spinto a esprimere pubblicamente tutto il mio apprezzamento per il lavoro, difficile ma serio, che sta facendo il Presidente Macron, anche rispetto a certe posizioni molto più dure che arrivano dai nostri amici e fratelli americani.
A chi mi dice: "Matteo, ti vorremmo più in TV sulla questione ucraina", do appuntamento a giovedì, quando sarò ospite di Myrta Merlino alle 13. Ma dico anche che non è facile discutere di temi così drammaticamente strategici in talk televisivi, tra una pubblicità e l'altra.
Siamo circondati da persone che preferiscono gli slogan ai ragionamenti.
Prendete, ad esempio, Conte. Per avere un like in più, nel difficile confronto elettorale che deve portarlo a fare il leader dei Cinque Stelle (una storia incredibile: è l’unico candidato, si confronta con la sua ombra, ma non riesce a farsi eleggere perché sbagliano le regole e perdono i ricorsi), Conte ha minacciato la crisi di governo in caso di aumento delle spese militari.
Quelle stesse spese militari che Conte ha aumentato più di noi e che si è ulteriormente impegnato ad aumentare nei vertici Nato cui ha partecipato. Però perché adesso ha cambiato idea? Perché usa il dramma ucraino a fini interni: questo è lo stile politico dei populisti, tutto si riduce a un tweet senza approfondimento.
E, dunque, Conte per avere un po’ di consenso spara a zero contro le spese militari italiane. Però sulle spese militari russe in Italia lo stesso Conte e l’intero Movimento Cinque Stelle rifiutano di fare chiarezza con la commissione di inchiesta sul Covid che Italia Viva ha proposto e che nessuno vuole, chissà perché. Le spese militari evidentemente vanno bene solo se pagano le missioni dei soldati russi

La vicenda ucraina impatta su molti settori. E Italia Viva, che vuole essere la casa della politica, sta provando a costruire momenti di riflessione.

Giovedì 31 marzo, alle 16, gli Stati Generali dell’Energia. Io interverrò da Civitavecchia ma sarà possibile seguire i lavori via Facebook e via Radio Leopolda.
Mercoledì 6 aprile, alle 15, rifletteremo su come cambia l’Europa.
Mercoledì 13 aprile, alle 15, parleremo di quanto rischia il sistema democratico e di come sia necessario – per questo - ritornare al grande tema delle riforme costituzionali. Discuteremo di presidenzialismo con Sabino Cassese e altri ospiti.

Gli altri fanno slogan? Noi proviamo a fare proposte.
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Pensierino della sera. L’eliminazione dell’Italia ai Mondiali di calcio del Qatar suona come una beffa, specie pensando che la stessa squadra aveva incantato l’Europa appena qualche mese fa. Abbiamo perso nel modo più assurdo, sbagliando rigori e perdendo la concentrazione nel momento decisivo. E, tuttavia, io ho scritto al CT della Nazionale, Roberto Mancini, cosa che non avevo fatto dopo la vittoria agli europei. So per esperienza personale che quando vinci sei circondato dall’affetto di tutti gli amici, veri o presunti. Quando perdi sei solo come un cane. Detto questo, stare a casa per due mondiali di fila mette tristezza, ovviamente. Molta tristezza. Volendo sforzarsi di essere ottimisti, cosa che è molto difficile, potremmo dire che lo stesso percorso lo ha fatto la Francia nel 1990-94, salvo poi vincere il Mondiale del 1998. Ma ciò che mi interessa è che nessuno perda la fiducia nella magia del calcio. Io credo che poche attività come lo sport regalino emozioni collettive. Dobbiamo risvegliare la magia e la bellezza del pallone. Cominciando dalle storie belle. Come quella di Christian Eriksen, capitano della nazionale danese, che ha rischiato di morire in campo agli europei e, al suo rientro, ha subito realizzato un gol, dando un messaggio di speranza e resilienza fantastico. Ai bambini forse possiamo insegnare che il calcio è anche questo, non solo una vittoria o una sconfitta. E, comunque, le sconfitte fanno parte della vita: educhiamoci a viverle come costruzione del carattere. Ho chiamato Mancini dopo Palermo, non dopo Wembley. Perché è dalle sconfitte che si riparte e si vede il carattere. Il vero eroe non è chi non cade mai, ma chi sa rialzarsi in fretta dopo essere caduto.


Un sorriso,