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Paita: «Della ciminiera ho brutti ricordi. Solo polveri e malattie incurabili»

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L'intervista a Raffaella Paita per Il Secolo XIX di Marco Toracca

La senatrice, coordinatrice di Italia Viva, ha vissuto tra Termo e Limone a fianco della centrale Enel.

«Della ciminiera ho brutti ricordi Solo polveri e malattie incurabili»

«Io sono una cittadina del levante della Spezia. Ho trascorso gran parte della mia vita prima nel quartiere del Termo e poi al Limone. Le ciminiere della centrale Enel sono state per me, come per molti abitanti della zona, una presenza incombente e pesante. Ero consigliere comunale quando la giunta guidata dal sindaco Giorgio Pagano è riuscita ad abbatterne gran parte».

Raffaella Paita, senatrice spezzina, coordinatrice nazionale di Italia Viva, ha visto da vicino la vicenda essendo stata oltre che consigliere anche assessore comunale alla Spezia prima di approdare in Regione e poi in Parlamento. E il sito di Vallegrande torna in questi giorni, di gran carriera, al centro del dibattito per la proposta di Maurizio Maggiani. Dalle pagine domenicali del Secolo XIX lo scrittore ha lanciato l'idea di conservare l'ultima ciminiera rimasta,erano quattro, quale testimonianza del passato industriale della città.

Senatrice Paita, che cosa pensa della discussione che si è aperta? Si parla anche di una torre faro sul Golfo dei Poeti?

«Non c’è un solo ricordo bello, legato a quella presenza. Mia nonna e mia mamma erano costantemente impegnate a togliere la polvere nera sui davanzali, senza dimenticare i troppi malati e morti per patologie respiratorie in quella zona. Penso sia difficile trasformare una ciminiera in qualcosa di gradevole. Recuperare l’archeologia industriale, come propone Maggiani, per ricordare la gloriosa storia produttiva e operaia della città è giusto ma non è rappresentato dalla ciminiera».

Dove potrebbe essere proposto un intervento di quel tipo?

«È un obiettivo da immaginare in una parte di Arsenale, per esempio. Piuttosto pensiamo a regalare qualcosa di nuovo e di bello alle popolazioni di quella zona. Spazi e luoghi vivibili con recupero ambientale, presenze artistiche di pregio ma in discontinuità con il passato».

E quindi meglio rimuovere quell’epoca come auspicano in molti?

«Non c’è alcuna rimozione nel mio atteggiamento, ma una tensione al futuro. Il vero problema della nostra amata città è di vivere e divorare il quotidiano, speculare sull’immediato senza progettare un domani ambizioso e di qualità sul fronte urbanistico. Tante città di mare, anche del Sud, rinascono come Salerno, Bari e Palermo. Ma anche nel Nord Est, penso al grande successo di Trieste. La Spezia, invece, sembra accontentarsi del ruolo di periferia delle Cinque Terre quando avrebbe enormi opportunità».

La rivitalizzazione delle aree Enel è uno dei motivi di scontro politico più acceso in particolare dopo lo stop al progetto Idrogeno Verde. Qual è la sua opinione?

«Il dibattito sul futuro dell’area Enel si è fermato perché città e Regione sono deboli nell’interlocuzione con Roma e non solo su questo. Penso al porto, ho angoscia al pensiero che possa entrare in crisi. Ho lanciato l’allarme dopo che il mio lavoro con il governo Draghi sulla ferrovia Pontremolese si è bloccato. Mi è stato risposto che va tutto bene. Si nasconde la testa sotto la sabbia ma così si mettono a repentaglio investimenti e lavoro».

Secondo lei che cosa si potrebbe fare per quei 70 ettari?

«Idee ce ne sarebbero. Ed Enel, se ci fosse un po’ di autorevolezza, dovrebbe essere impegnata a investire in ricerca. In passato ho lanciato proposte su innovazione tecnologica, cybersicurezza, energie alternative, sviluppo del polo subacqueo. La Spezia non può essere un enorme parco giochi. Dobbiamo rispettare la nostra tradizione industriale ed esserne fieri».

Più in generale quali assi dovrebbe seguire La Spezia secondo lei?

«Io non nego nessuno dei successi della città. Si sono recuperati i parchi e se si fanno i parcheggi in struttura. Bene anche Migliarina come stazione che potenzi il flusso turistico. Non sono un’opposizione ideologica. Amo La Spezia e la voglio grande però anche protagonista. Dopo otto anni di governo di centrodestra in Regione la sanità è al collasso. L’ospedale cade a pezzi. Bisogna pensare al porto vista la debolezza dell’Autorità portuale. Si deve pensare allo spazio a mare con un grande museo navale. La Spezia deve guardare a Copenaghen e a Trieste come modello».