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Giachetti: "Decreto rilancio, unire le forze di maggioranza e opposizione"

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La lettera di Roberto Giachetti a "Il Messaggero", 23 maggio 2020

Caro Direttore,

leggendo i giornali delle ultime settimane è piuttosto evidente come vi sia più fermento, rispetto al dibattito politico, di idee, riflessioni, proposte che tentano di delineare una strada per dare un futuro al Paese meno scontato di quello che ad oggi sembra segnato, ovvero il declino. E`probabile che in parte questo dipenda dal fatto che molte delle autorevoli penne che firmano possono sottrarsi alla "obbligata" contrapposizione politica, esercitando più in libertà il proprio pensiero e tutti noi sappiamo quanto la libertà renda le persone migliori, anche nel pensiero.

Il merito di questo dibattito sta nel fatto che pur essendo ricco di ragioni e proposte diverse trasferisce al lettore la consapevolezza di uno sforzo autentico che ha come fine prioritario quello di dare al Paese una visione, una prospettiva, un futuro certi. Purtroppo non si può dire altrettanto per la politica, anche se so che generalizzando faccio torto a chi, come Matteo Renzi, da mesi cerca di rifornire il dibattito politico di idee e proposte che mirano al medesimo obiettivo. Ma non è questo il momento per piantare bandierine. Penso invece che il livello di contrapposizione, aggressività, scontro, incomunicabilità a cui è arrivata la politica (basti guardare - con sconforto ed imbarazzo - a quanto avvenuto in aula alla Camera) imponga a tutti, ma proprio a tutti, un cambio di passo.

Forse perché faccio politica da quarant'anni, di cui 20 da deputato, forse perché sono condizionato dalla mia formazione radicale che non ha mai inteso l'avversario come un nemico, ma è da tempo che provo un certo disagio nell`assistere alla degenerazione dei rapporti non solo politici, ma anche umani (diventa poi inutile domandarsi perché il Paese è cosi diviso e percorso da odi e delegittimazioni che emergono con una frequenza sempre più preoccupante) che ha ingabbiato la politica. Mentre ascoltavo gli interventi di Riccardo Molinari, Maria Stella Gelmini e Giorgia Meloni tra me e me pensavo che al di là di toni, tatticismi e pregiudizi, erano interventi molto seri, che ponevano problemi seri, che riversavano nel confronto argomenti seri e che, in taluni casi, potevano essere utili a migliorare il provvedimento più importante, sia in termini di stanziamenti che di scelte strutturali, che il Parlamento dovrà affrontare: il decreto rilancio. E mi domandavo per quale motivo la politica non riesca a rialzare la testa, a compiere un salto di qualità, a ritrovare un po' di generosità e di "nobiltà", rinunciando ai propri tornaconto personali per regalare a un Paese in ginocchio il massimo delle intelligenze e il meglio delle soluzioni che l'attuale classe dirigente è in grado di mettere in campo. Vorrei fosse chiaro che non sto parlando di un governo di unità nazionale (che pure io penso sarebbe la soluzione più necessaria e giusta in un momento così drammatico).

Ci sono troppe contrapposizioni incancrenite, rapporti degenerati, rancori accumulati; ci vorrebbe un miracolo laico per raggiungere un obiettivo del genere. Ma mi è altrettanto chiaro che se andiamo in queste condizioni ad affrontare il momento più difficile del Paese, quando le difficoltà saranno ancora più pesanti per le persone, le tensioni sociali non saranno più solo una preoccupazione ma una realtà, e ci assumeremmo collettivamente una responsabilità gravissima dalle conseguenze imprevedibili. E nessuno si potrà chiamare fuori, soprattutto nessuno ci riuscirà. E` la politica (nel suo insieme) che avrà dato prova di un fallimento storico. Allora ci può essere una strada intermedia? Una strada che possa aiutare anche a ricostruire i paradigmi di una leale collaborazione e rispetto tra maggioranza ed opposizione? Io penso di sì: è questione di intelligenza, lungimiranza e volontà. La volontà espressa dal Presidente del Consiglio di provare ad aprire un dialogo con le opposizioni può essere l`occasione da cui partire. Ma la condizione per tutti, maggioranza e opposizione, deve essere quella di agire con lealtà, con convinzione, con generosità. Il banco di prova potrebbe essere proprio il decreto rilancio.

Si tratta della manovra più importante e che disegnerà il futuro del nostro Paese e dei nostri figli (che saranno i primi a pagare i debiti per le scelte che facciamo oggi) deve essere il frutto di un lavoro comune, di idee comuni, di una leale collaborazione tra maggioranza e opposizione. Lo so che mi si potrebbe facilmente contestare che se già litigano i quattro partiti di maggioranza per trovare una quadra figuriamoci cosa succederebbe se aggiungessimo a quel tavolo altri tre partiti che fino a ieri hanno "bombardato" sul governo. Ma è proprio qui che si gioca la partita più grande, l`occasione unica per una corale assunzione di responsabilità edificata sulla base di un mirato e provvisorio disarmo multilaterale. E` proprio dalle cose che appaiono più difficili da raggiungere che si può creare la forza per fare un salto di qualità. È in momenti come questi che ciascuno ha l'occasione per cambiare marcia e, se si pensa sinceramente al futuro, con la deliberata scelta di non pretendere da nessuno giustificazioni o abiure sul trascorso. Nella normale dinamica della politica sarà doveroso tornare a dividersi quando si tornerà a votare. Ma intanto, sapendo tutti che sarebbe folle portare l'Italia a votare in queste condizioni, a prescindere dalla fattibilità costituzionale, quanto sarebbe importante utilizzare il tempo prezioso che abbiamo davanti a noi per provare a dare una mano tutti insieme, con le nostre migliori idee e intelligenze ad un Paese che ha un dannato bisogno di rialzarsi in fretta? E allora faccio la mia proposta (ma ovviamente è solo la mia e qualunque altra che segua questo ragionamento andrebbe benissimo). Perché, visto che il decreto rilancio è alla Camera, non costituiamo subito un comitato ristretto della Commissione bilancio da far presiedere ad un autorevole, competente e affidabile rappresentante dell'opposizione come Giancarlo Giorgetti, a cui affidare il compito di verificare la possibilità di produrre un testo il più possibile condiviso che sia in grado non solo di raccogliere il più vasto consenso in Parlamento ma anche una maggiore capacità di gradimento nel popolo italiano? Immagino che in prima battuta questa mia proposta (che, vorrei fosse chiaro, è solo mia e non impegna il partito in cui milito) farà storcere il naso a molti, susciterà subito retropensieri e, magari, ilarità. Però pensateci amici miei, pensateci bene tutti: perché se non cambiamo marcia, di questo passo, pagheremo tutti un prezzo alto e ancor più alto lo pagherà l`intero Paese.