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De Filippo: "Il sud può ricavare dal Mes una storica opportunità"

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Intervista di Maria Fedota, "Cronache del Mezzogiorno", 11 luglio 2020

Ci sono almeno due doveri nell’osservanza politica del deputatato lucano Vito De Filippo (capogruppo di Italia Viva nella commissione Affari Sociali della Camera dei deputati) che risaltano persino al più affrettato colpo d’occhio.

Il primo è la cautela argomentativa che ha preso in prestito e mai più lasciato da Spinoza e con cui ha affrontato molte delle vicende della sua vita istituzionale, compresa la rassegna infinita ed agitata dei tranelli fabbricati ad arte. Quel “caute” appreso dal filosofo olandese è servito come un motto d’avvertimento alla rinomanza che produce nemici, di ogni ordine e grado, ma anche per avere giusta distanza e capacità d’inquadramento verso le grandi scosse che la storia, pur nei suoi periodi più anonimi, mette in fila ai grandi ragionamenti di significato. Ed il secondo non poteva che essere il Mezzogiorno, ripulito però dei suoi vecchi cliché meridionalistici e dalla sua ordalia di piagnistei per essere messo in movimento verso l’Europa ed il Mediterraneo con nuove e riformiste ambizioni di protagonismo ed una relazione privilegiata e di comprensibile attenzione alla Basilicata, regione di prossimità ed hub energetico di rilievo internazionale. Dentro l’annuncio programmato di una crisi tra le più peggiori che rischia di falcidiare imprese, lavoratori, famiglie De Filippo, questa volta dal lato del Parlamento, ha ripreso l’urgenza della difesa del Mezzogiorno e della Basilicata.

Il sud che è ha fretta di ripartire per non affondare, è costretto a fare i conti con gli strascichi di un mancato sviluppo socio economico. Il Mezzogiorno può trovare la giusta svolta per ripartire?

«Come è noto in Italia il divario tra nord e sud è uno dei più antichi del mondo, un divario con il quale bisogna fare i conti con concretezza e con pragmatismo. Senza atteggiamenti da sciamani ma con il senso che una storia così omplessa ci consegna. Negli ultimi mesi alcune azioni sono state sicuramente positive, come da ultimo nel Decreto Rilancio. Sono diversi, infatti, gli interventi in materia di coesione territoriale e per il Mezzogiorno. Pensiamo alla possibilità per gli anni 2020-21 di utilizzare in via eccezionale le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione per qualsiasi tipologia di intervento connesso a fronteggiarel ’emergenza sanitaria, economica e sociale. È stato incrementato di 210milioni di euro il fondo di sostegno delle attività economiche e commerciali dei comuni delle aree interne. Sono previsti contributi per 120 milioni di euro in favore degli enti del terzo settore nelle Regioni del Mezzogiorno. È stato inserito un contributo a fondo perduto in favore dei soggetti beneficiari della misura “Resto al Sud”. Ci sono misure strutturali sulle filiere agricole, sul costo del lavoro agricolo e sulla regolarizzazione della manodopera agricola di grande impatto Questo in sintesi è quello che troviamo solo nel Decreto Rilancio per il sud. Poi, altrettanto importante, ma ancora da migliorare, sono le previsioni sulle opere infrastrutturali per il Mezzogiorno che sono annunciate nel Decreto Semplificazione, mi riferisco ad opere che sono programmate da molti anni in Basilicata a parte diciamo il miglioramento della Basentana, la Potenza-Melfi ma anche per la direttrice Salerno-Potenza- Bari si prevedono interventi. Bisogna accelerare ancora di più. Il tempo è una variabile decisiva. Il Mezzogiorno ha un alto deficit infrastrutturale e bisogna che il governo comprenda come questo tema possa essere utile non soltanto al Mezzogiorno ma anche per l’intero Paese. Un paese interconnesso lancia la sua competitività più incisivamente nel pianeta».

In molti guardano con fiducia all’Europa, definendola l’unica chance per l’Italia in questo momento.È così?

«Certo. Per esempio il sud non può rinunciare al meccanismo europeo di stabilità, questo dibattito sul Mes, nel quale intervengono anche alcune forze di maggioranza che non lo vogliono. Il Mes può essere usato per la sanità ed anche per la sicurezza delle imprese e dei lavoratori. Uno dei grandi divari fra sud e nord lo registriamo proprio su uno dei diritti più importanti in termini costituzionali che è quello sanitario, quello dell'assistenza e delle prestazioni che devono essere garantite ai cittadini in egual modo al di là della localizzazione geografica. Se guardiamo l'Italia dalla parte della sanità notiamo uno dei divari più clamorosi. Oggi c'è una grande occasione che è quella del Mes. Bisogna concludere questo dibattito che appare provinciale perché è uno strumento con un tasso bassissimo,parliamo di un tasso allo 0,8%. Meno dei BOT!!!Mai viste risorse finanziarie a costi così’ bassi. Bisogna garantire cifre importanti. Faccio un esempio, 350 milioni di euro circa per una piccola regione come la Basilicata per migliorare sanità, rete ospedaliera, e per la ricerca in sanita’ di questo si tratta !Si dibatte degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, del CROB del Pascale, non ci sono le risorse per potenziare anche questi straordinari luoghi di assistenza e di ricerca. Quindi il sud può ricavare dal Mes una storica possibilità per riequilibrare il divario che da un punto di vista dei servizi sanitari è assolutamente insopportabile in termini anche di diritti. Basta guardare quando viaggi della speranza ancora ci sono dalle regioni del sud al nord del Paese».

Deputato, ovviamente in molti dicono che l’Europa è indispensabile per far ripartire l'Italia...

«Senza alcuna ombra di dubbio. L'Europa è stata dentro un dibattito aperto nei momenti di difficoltà negli anni precedenti. Negli ultimi mesi attraverso il recovery fund, i fondi SURE e Mes sta facendo un salto di qualità.L’Europa sta dimostrando di aver compreso che l'emergenza della pandemia ha determinato anche per l’economia una crisi devastante. Ci può essere una grandissima occasione di rilancio di investimenti e anche di garanzie per le povertà e per le marginalità che solo l’Europa può mettere in campo».

Il governo è stato fortemente criticato per la mancanza di una visione strategica e per i ritardi…

«Il governo è entrato in una delle emergenze sanitarie più complesse e conosciute degli ultimi 100 anni almeno. Quindi questo territorio anche inesplorato dall'emergenza covid ovviamente ha determinato effetti negativi. Ci sono stati momenti di incertezza, sicuramente, ancora oggi credo che bisogna spingere sul fronte degli investimenti e della semplificazione. L'ultimo decreto semplificazione approvato dal governo che accoglie buona parte delle proposte anche di Italia Viva va nella direzione giusta, ovviamente anche questo decreto non è ancora sufficiente. Bisogna fare ancora di più. Nei prossimi mesi la crisi si aggraverà, a settembre e ottobre dopo la fine degli ammortizzatori sociali e della cassa integrazione potrebbe esserci uno scenario davvero drammatico. Bisogna lavorare ancora di più con operazioni di semplificazione, da questo punto di vista queste scelte sono alla base di una possibile crescita anche per il Mezzogiorno ».

Mi collego proprio a quanto da lei appena detto. Sono molte le aziende che non hanno riaperto e numerosi i lavoratori che non sono stati richiamati ai loro posti Per non parlare degli ammortizzatori sociali in via di scadenza. Senza dimenticare che il comprato scuole e infrastrutture sembra bloccato. Il governo sembra nel caos. Potremmo assistere ad una crisi dura e molto prolungata?

«La crisi sarà sicuramente prolungata. Siamo tra i gruppi parlamentari e partiti politici che costantemente lanciano questo allarme e per una parte è stato anche accolto nel Decreto Semplificazione che va sicuramente nella direzione giusta come anche alcuni interventi che sono stati previsti per il Mezzogiorno. Sulla scuola ci sono state troppe incertezze. La funzione fondamentale della formazione deve essere garantita a tutti i costi. Il lavoro e l’affiancamento che il Governo ed i ministeri devono fare con le Regioni e le istituzioni scolastiche nelle prossime settimane deve servire a garantire una riapertura ordinata delle scuole e delle università ».

Deputatao durante i suoi numerosi incarichi lei ha prestato molta attenzione soprattutto ai giovani. Rischiamo che un'intera generazione possa avere difficoltà sia nel mondo del lavoro che in quella dell'Istruzione?

«Soprattutto al sud si evidenzia questo aggravamento della questione generazionale in maniera molto importante. Non dimentichiamoci che ci stiamo indebitando anche. Ecco nella direzione giusta è andato il Family Act della Ministra Bonetti che sostiene le famiglie e soprattutto con l'assegno unico universale per i figli può strutturare una rete di sicurezza perché quelle risorse devono essere utilizzate anche per la formazione dei ragazzi. Noi abbiamo la convinzione che i ragazzi meglio formati nel Mezzogiorno saranno soggetti sicuramente ancora più competitivi in uno scenario occupazionale in Italia e in Europa che pretende queste competenze».

Durante la sua carriera politica ha guardato con favore all’impegno delle donne. Infatti, lei è un depuatato di Italia Viva che come Partito ha una rappresentanza femminile molto alta. Ultimamente ha accolto anche con favore e soddisfazione l’approccio del governo verso le Regioni che ancora non prevedevano una doppia preferenza nella legge elettorale. È importante avere delle quote rosa per andare avanti?

«È importante costruire percorsi di pari opportunità reali e concreti non simbolici e formali. Bisogna fare scelte legislative, sicuramente importanti. Bisogna fare anche scelte e valutazioni politiche in maniera trasparente»

Lei è un uomo del sud, viene dalla Basilicata. È stato da Presidente della Regione a sottosegretario. Si può dire che nessuno meglio di lei conosca le reali condizioni del Mezzogiorno. Ma cosa crede serva alla Basilicata per lanciarsi verso un futuro migliore?

«Manca ancora una visione complessiva è strategica di tutti i soggetti pubblici sulle risorse importanti che il Mezzogiorno ha. La Basilicata è una piccola regione deve proseguire nelle sue azioni con grandissimo protagonismo nazionale ed europeo, ogni volta che si chiude in azioni locali o all’interno dei propri confini rischia molto: la nostra possibilità è quella dello sconfinamento in termini di politici, culturali e sociali.Quello che è successo a Matera Capitale Europea della Cultura, può essere un paradigma importante, c’è una diffusa inconsapevolezza delle risorse che abbiamo in termini ambientali, culturale e storiche del Mezzogiorno. Il sud non sa guardarsi a volte. È reticente con se stesso.Quanto il sud raggiungerà questa capacità di riconoscimento farà quel salto in avanti, come è successo a Matera. Dobbiamo essere protagonisti».