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Ddl Zan, Renzi: "Italia Viva vota contro la pregiudiziale ma in Parlamento si discuta"

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Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, Italia Viva voterà contro la questione pregiudiziale e con questo potrei cavarmela.

Ci sono, però, dei momenti nella vita delle istituzioni democratiche in cui dobbiamo ricordarci chi siamo. Noi non siamo degli influencer che mettono i like; non siamo delle persone che pensano che la politica faccia schifo - lo dico guardando i miei ex colleghi del Partito Democratico - e non siamo nemmeno quelli purtroppo che pensano che in Italia ci sia il monocameralismo. Sull'idea di dover superare il bicameralismo paritario ho finito una carriera. Quindi, finché ci sono due Camere, qui dentro si discute perché, se non lo si fa, si sta dando ragione all'antipolitica.

Cerchiamo di essere chiari fino in fondo guardandosi negli occhi e ricordandosi con che faccia siamo andati di fronte agli elettori. Noi abbiamo promesso e giurato sulla Costituzione di servire questo Paese con disciplina e onore. Alla luce di questo, in determinati momenti della nostra vita abbiamo fatto delle scelte che sono state dei compromessi rispetto anche alle nostre idee. Io sono senatore come voi; nella scorsa legislatura non lo ero.

Da Presidente del Consiglio dei ministri, il 27° della storia repubblicana, ho posto la questione di fiducia perché si potesse arrivare all'approvazione della legge sulle unioni civili, che io, cattolico, ho firmato, quando al Circo Massimo qualcuno metteva degli striscioni con un anatema biblico del tipo: Renzi, ci ricorderemo. 

Su quell'atto non prendo lezioni da chi, fino alla notte prima, ci diceva che avrebbe sostenuto il provvedimento e che poi, all'improvviso, per qualche telefonata di qualche alto prelato, cambiò posizione. Non prendo lezioni da chi allora cambiò opposizione, perché la storia non si cancella, lo voglio sottolineare. 

Quella vicenda è nota - mi stupisce che i 5 Stelle adesso discutano - ed è negli annali della storia politica italiana. Allora mi assunsi una responsabilità; ho perso voti, però non ho perso il gusto di guardarmi allo specchio.

Ora, siamo in un punto delicato; prima di ragionare del provvedimento - siamo in fase di pregiudiziale - dico questo: da otto anni è in discussione una legge che colpisce i reati di omotransfobia, e questa legge è stata approvata dalla Camera dei deputati nel 2013 (primo firmatario Ivan Scalfarotto); quella legge al Senato non ha trovato i voti. Oggi siamo nel 2021: quanti ragazzi omosessuali, transessuali, persone con disabilità - lo voglio dire, perché grazie a Lisa Noja e al lavoro della Camera c'è anche la previsione sulla disabilità - quanti in questi otto anni non hanno avuto quella tutela perché sono mancati i voti? Ve lo dico io: tante e tanti.

Oggi siamo nella stessa condizione; siamo a un passo, a un centimetro. Qui non ragiono delle mie idee; ragiono di un'altra cosa: ragiono di politica. Forse fate di quest'Aula un luogo dove gli ultras si confrontano e non si porta a casa il risultato? Lo voglio evidenziare: non si porta a casa il risultato perché tutte e tutti sappiamo che il passaggio a scrutinio segreto è difficile. Eppure, quel passaggio a scrutinio segreto va rispettato perché lo abbiamo voluto all'articolo 113, comma 4, del Regolamento del Senato, e lo abbiamo modificato nella scorsa legislatura. Quindi, o si va a scrutinio segreto - ed è un rischio per tutti - o ci si assume la responsabilità politica di trovare un accordo.

L'accordo non è semplicemente nel merito, che è a portata di mano, perché non dobbiamo prenderci in giro: l'accordo è a portata di mano, è a un passo dal traguardo. Il punto non è soltanto l'accordo di merito; è anche un accordo di metodo.

Va chiesto a tutte le forze parlamentari non solo di venirsi reciprocamente incontro, ma di fare un patto politico perché alla Camera questa legge, ove venisse modificata dal Senato, possa essere approvata nel giro di due settimane.

Colleghi, sono in una fase della mia vita in cui non ho più problemi di ricerca di popolarità, e si vede; sono in una fase della mia vita in cui non ho paura di dire le cose senza ipocrisia. A me quei ragazzi stanno a cuore. Quelle persone, donne e uomini, che rischiano di non avere tutela, oggi sono nelle nostre mani.

Se volete piantare una bandierina ideologica perché ve l'ha chiesto qualcuno, ditelo, ma è un'altra storia rispetto alla nostra. Se volete fare ostruzionismo, ditelo, ma non ci prendete in giro facendoci perdere tempo.

Se vogliamo trovare un punto di sintesi, io vi richiamo e mi richiamo, signor Presidente, all'alta responsabilità che abbiamo, cioè quella di venire qui a fare l'interesse dei cittadini, non uno scontro ideologico. 

Per questo, il mio è un appello, ed è un appello molto semplice: si faccia un accordo sui punti legati agli articoli 1, 4 e 7, e, fatto l'accordo sugli articoli 1, 4 e 7, si chieda a tutte le forze politiche di portare la discussione alla Camera entro quindici giorni. Se facciamo questo, avremo dimostrato che la politica non fa schifo. Se si andrà allo scontro, al muro contro muro, e si perderà a scrutinio segreto, avrete distrutto le vite di quei ragazzi. 

Chi lo desidera può rivedere l'intervento completo qui di seguito o a questo indirizzo.