Estratto dell'intervista di Flavia Amabile, "la Stampa", 6 luglio 2021.
È un passo avanti - non uno indietro - ascoltare le posizioni espresse dalla destra e accettare ancora un compromesso sul ddl Zan, rivendica la Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti. È in nome della tutela dei diritti Lgbt - sottolinea - se Italia Viva, il suo partito, ha presentato un nuovo testo che va incontro alle posizioni di Matteo Salvini e Giorgia Meloni e dei cattolici più conservatori. È il Pd, invece, fermo su posizioni preconcette che rischiano di far perdere un'opportunità.
Che cosa non funziona nel ddl Zan che pure avevate approvato alla Camera?
«Non funziona innanzitutto il fatto che si evidenziano criticità come la mancanza di numeri in Senato. Così com'è la legge ha altissime probabilità di non passare e questo non permetterebbe di tutelare le persone Lgbt».
Non ci sono i numeri perché voi di Italia Viva li state facendo mancare.
«Non è così. Se si vuole rischiare la conta in aula sapendo che si andrà a perdere, ognuno poi si assumerà la responsabilità delle proprie scelte. La verità è che siamo di fronte a un dibattito che riguarda l'intera maggioranza e il Pd è fermo su posizioni preconcette ma sa bene che in una votazione a scrutinio segreto i numeri non ci sono e non sono i voti di Italia Viva a mancare. Sarebbe preferibile mettere in campo lo strumento più alto che ha la democrazia per approvare una legge: la politica, che è il dialogo tra posizioni diverse».
Sarà il più alto strumento di democrazia ma dal compromesso che proponete restano fuori i diritti delle persone trans e la misoginia.
«La proposta di Italia Viva risponde alle criticità che sono emerse e cerca un compromesso che permetta di difendere l'obiettivo della legge di condannare e punire ogni violenza omofobica e transfobica. Il testo di Scalfarotto, sottoscritto anche dal Pd, è buono anche perché fa un salto culturale, centra la condanna sulle motivazioni omofobiche e transfobiche di chi agisce violenza senza categorizzare le vittime da tutelare, con il rischio di dimenticare alcune potenziali vittime».
L'identità di genere è però un riconoscimento importante per molte persone e voi stessi l'avete voluta e sostenuta alla Camera. Come mai avete cambiato idea?
«Mai cambiato idea. Italia Viva ha lavorato alla Camera sul testo Zan che già prevedeva l'identità di genere con grande attenzione per trovare il miglior compromesso possibile in modo da ottenere l'approvazione. Se questo compromesso al Senato non appare più in grado di reggere alla prova dei voti, Italia Viva si assume il compito di lavorare anche in Senato per trovare il miglior compromesso e arrivare all'approvazione. Vorrei ricordare che sul versante che riguarda le azioni concrete antidiscriminatorie previste dal ddl, al ministero delle Pari Opportunità stiamo già operando. Penso ad esempio alle case rifugio per le vittime Lgbt di violenze».
Anche sulla Giornata nazionale contro l'omofobia lei è sempre stata favorevole.
«Le mie parole sono sempre state chiare. Nell'assunzione di responsabilità di un Paese le Giornate nazionali servono a aumentare la coscienza collettiva e ad attivare processi culturali di riconoscimento della dignità e di rispetto reciproco. La soluzione proposta da Italia Viva va in questo senso ribadendo l'importanza dell'autonomia scolastica nelle scelte pedagogiche».
Avete cambiato idea persino sulla libertà di espressione: la consideravate necessaria alla Camera ma in Senato l'avete cancellata dal ddl.
«In Senato sono state rilevate criticità. Nella proposta Scalfarotto - che comunque ci tengo a ribadire era stata firmata anche da Zan - si tolgono alcuni rilievi e complicazioni e ci si focalizza sulla motivazione della violenza. A me sembra che il testo sia anche più chiaro».
La sensazione a questo punto è di un Paese che è ancora molto indietro sui diritti da tutelare.
«Il dibattito che si sta sviluppando dimostra invece un Paese che sta acquistando coscienza. In tutto l'arco parlamentare esiste ormai la consapevolezza che sia giusto difendere le persone Lgbt da atti di violenza e discriminazione. Ora questo deve tradursi in atti concreti e qui entra in gioco la responsabilità invece del dibattito ideologico e di posizionamento. Ma di sicuro questo paese sta dimostrando di saper ricomporsi sui diritti e questo è un passo in avanti non indietro».
Chi lo desidera può leggere l'intervista completa a questo indirizzo.