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Dal caos M5S alla legge elettorale: parla Ettore Rosato

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L'intervista pubblicata da "Public Policy", a firma di David Allegranti, 7 febbraio 2022.

“Di Maio è si è dimostrato il più furbo tra loro e si è dimesso prima di farsi dimettere dal tribunale”. Lo dice a Public Policy con una battuta Ettore Rosato, presidente di Italia Viva.

Ora torna Grillo.
“Ecco, siamo a posto…”.

Ci saranno ricadute sul Governo?
“Ma no. Tutte le vicende interne ai partiti, anche quelle del M5s, non hanno nessuna ricaduta sul Governo. Direi che nel generale caos che si registra quotidianamente - un po’ nel centrodestra, un po’ nel M5s - appare ancora più evidente la forza di questo Governo e la necessità di farlo andare avanti, mettendolo al riparo dalle fibrillazioni".

Neanche Salvini è un rischio per l’Esecutivo?
“Nessuno è un rischio per il Governo. Ha una maggioranza parlamentare larghissima e ha fondamenta solide. E il vento, anche burrascoso che sconquassa alcuni partiti, non mette in discussione le fondamenta di un governo solido”.

Spread a 160, caro energia, inflazione. La ricreazione è finita anche per il Governo Draghi?
“Non vedo nessuna ricreazione. Ma il governo Draghi è la soluzione, non il problema. Abbiamo sempre detto che la crisi economica non era passata, anzi che ci siamo ancora nel mezzo. Da una parte c’è un tasso di crescita importante del paese, dall’altra non c’è una ricaduta diretta nelle tasche degli italiani che soffrono per inflazione e caro energia. C’è il rischio che tante aziende per questi fattori diventino poco competitive nell’export. Dunque, bisogna lavorare”.

Qual è la soluzione allora?
“Intanto, gli interventi sul caro energia devono essere di due tipi. Uno nell’immediato, continuando con gli interventi che il Governo ha messo in campo per abbattere il costo delle bollette; l’altro strutturale, per darci maggiore indipendenza come Paese. Dunque, via il blocco ideologico sulle trivellazioni di pozzi che possono riprendere a estrarre; via i blocchi dei nuovi impianti di energie rinnovabili, come quelli messi dal Lazio; prosecuzione della diversificazione degli approvvigionamenti, anche dall’estero. Infine, il no al nucleare va rivisto pensando alle nuove tecnologie su cui altri Paesi stanno investendo, mentre noi siamo alla finestra. Lo diciamo per i nostri figli, non per la nostra generazione”.

Veniamo alla politica interna. Nasce un nuovo Centro?
“Intanto i tempi li detterà la politica, con tutto il rispetto per i giornalisti che ne scrivono tutti i giorni. Noi il 26 febbraio facciamo una nostra assemblea a Roma, nella quale discuteremo su come aiutare il Paese a uscire dai problemi ma anche di alleanze e di prospettive politiche. Esiste uno spazio politico - ognuno lo collochi dove preferisce: a destra, a sinistra, al centro - per liberali, riformisti, cattolici, moderati nei toni e non nei contenuti in cerca di rappresentanza. Questo spazio esiste tra gli elettori: sono quelli che non si riconoscono in Conte e Landini e nemmeno in Meloni e Salvini. Vogliamo rappresentarli e far sì che questo spazio sia garanzia, anche dopo il 2023, di stabilità per il Paese”.

Siete insomma aperti a Forza Italia?
“Ho citato quelli con cui non siamo disponibili ad allearci. Con gli altri si discute, si ragiona, si lavora. A cominciare dal Pd, che deve decidere se stare con Conte e Landini o con una politica riformista, garantista, non assistenzialista”.

La legge elettorale porta il suo nome. È ora di cambiarla?
“La mia opinione è che parlare di legge elettorale è facilissimo, cambiarla è molto più complicato. E questa legge elettorale, con tutti i suoi difetti, è stata nonostante il voto segreto la più votata nella storia della Repubblica. Quindi per fare regole altrettanto condivise bisogna trovare un punto di equilibrio nel quale ci si ritrovi tutti. Mi sembra che il dibattito sul proporzionale non sia molto convincente per molti partiti della maggioranza di governo”.

Compresa Italia Viva?
“Noi non siamo affascinati dal dibattito sulla legge elettorale. Quali che saranno le regole ci attrezzeremo, ma non abbiamo nessuna nostalgia per il proporzionale della Prima Repubblica”.