L'intervento pubblicato da "il Fatto di Calabria".
Passata l’emergenza Covid il vero problema sarà l’arrivo dell’onda di tsunami economico che molto probabilmente causerà la morte di molte piccole e medie entità economiche. E per piccole e medie entità economiche si devono intendere le imprese artigiane, i commercianti al dettaglio, i professionisti,i lavoratori autonomi con partita iva e senza cassa istituzionale e altre imprese di piccole e medie dimensioni.
Dopo la ripresa, queste figure professionali e imprenditoriali si troveranno ad affrontare grossi problemi di liquidità dovuti al fermo imposto dai decreti di contenimento della diffusione del virus. Per ripartire e riaccendere i motori,queste aziende avranno bisogno di molta liquidità,come un’automobile ha bisogno di molto carburante nella messa in moto del motore.
Affinché tutto ciò possa avvenire, sarà utile mettere in campo uno strumento normativo ad hoc che preveda da un lato l’acquisto di denaro a tassi estremamente calmierati e dall’altro l’attivazione di garanzie in favore delle imprese e dei lavoratori autonomi, fornite dallo Stato mediante la costituzione di specifici fondi alimentati con risorse pubbliche che potrebbero provenire dalla riconversione della dotazione comunitaria dei programmi operativi del seiennio 2014-2020. Sarebbe sufficiente attivare questo strumento avvalendosi, tra l’altro, della rete dei consorzi di garanzia fidi distribuiti su tutto il territorio nazionale che costituirebbero il presidio territoriale per ricevere le domande di aiuto da parte delle aziende e per istruire le richieste in termini rapidi.
Ma alla base di simili iniziative nazionali deve esserci necessariamente un’azione comune da parte di tutti gli stati membri della Comunità Europea i quali, aldilà della lodevole iniziativa di richiedere l’emissione di coronabond, dovrebbero entrare nell’ottica della creazione di un piano di intervento globale,come è stato il Piano Marshall nel secondo dopoguerra. Solo così, dopo la creazione di un simile piano, sarà possibile consentire ai singoli stati di attuare tutte le misure tra cui anche quella sopra citata, degli interventi di garanzia, per il riavvio dei sistemi economici. Non dobbiamo dimenticare quanto la storia del recente passato ci ha insegnato.
Gli effetti del Piano Marshall in Italia si ebbero in due fasi:il primo effetto si concretizzò con la ricostruzione del sistema produttivo e delle infrastrutture pubbliche e si verificò immediatamente. Il secondo effetto avvenne in un secondo momento che coincide con il boom economico negli anni ‘60. Lo scenario economico che invece si profila all’orizzonte dopo la catastrofe del virus Covid non prevede necessariamente una ricostruzione del sistema produttivo (già esistente) ma dà l’occasione di ripensarlo e rimodularlo in funzione dei nuovi tempi che verranno: un sistema basato sulle regole economiche ma in modo più “solidale” e “più cooperativo”, meno improntato alla realizzazione di profitti esasperati e concentrati in poche entità economiche,ma in grado di accogliere una moltitudine di operatori economici.
Sono convinta e auspico che questa imprevista e improvvisa situazione possa rappresentare l’occasione per un cambiamento sociale ed economico a livello globale affinché da sud a nord, da est a ovest, sia possibile creare lo spazio economico di lavoro per tutti.