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Conzatti: "Ora si pensi alla ripresa del Trentino"

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Intervista di Donatello Baldo, "Corriere del Trentino", 13 novembre 2020.

La Senatrice Donatella Conzatti è stata nominata, dall'Assemblea nazionale di Italia Viva, all'interno della «cabina di regia», quella che un tempo era la segreteria politica dei partiti: «Ci stiamo strutturando, sia a livello centrale che sui territori».

Al livello centrale, come vede al situazione sanitaria che tanto sta preoccupando per la tenuta del sistema sanitario?
«Il tracciamento è ormai fuori controllo, occorre una tregua per poterlo ripristinare. È infatti necessario uno sgravio dei reparti ospedalieri, con il potenziamento della medicina territoriale. Molto può fare il governo, ma molto devono fare le regioni, che in questi ultimi giorni ho visto un po' altalenanti tra la rivendicazione di più autonomia quando si deve decidere di allentare la stretta e la tentazione di chiedere maggiore centralità minando occorre imporre nuove limitazioni. Ora, e vale per tutti, sarebbe il caso di abbassare i toni, annullare le polemiche e lavorare tutti nella stessa direzione».

Per quanto riguarda il livello territoriale, come giudica l'azione del governo trentino nel far fronte alla pandemia?
«Direi che il Trentino potrebbe fare di più. Piuttosto che distinguersi dalle indicazioni nazionali per due ore in più di apertura per bar e ristoranti, avrei voluto che la differenza trentina fosse su altre cose: un miglior tracciamento, una migliore sanità territoriale, un sistema dei trasporti più efficace. Per essere esempio e avanguardia, anche in tema di azione contro la diffusione del contagio, andava usata su questi temi la leva dell'autonomia».

Serve però contemperare economia e sanità. Ma come?
«Credo che la strategia di misure diverse per diversa situazione regionale sia la strada giusta. Permette flessibilità, permette di non uniformare tutto il Paese alle stesse limitazioni, permettendo di conseguenza all'economia di sopravvivere, lavorando però anche ad un rilancio che non si limiti alla garanzia della sopravvivenza economica delle imprese italiane».

Si poteva fare di più e meglio anche a livello nazionale?
«Qualche problema c'è stato sui trasporti, come nella gestione della scuola. L'altro problema è sulla capacità di salvaguardia sulle categorie economiche ton garantite, di chi non ha un lavoro nel pubblico impiego o con contratti subordinati sicuri. Penso ai professionisti, agli imprenditori. Il governo, su questo, ha preso però degli impegni precisi».

Quali?
«Stiamo discutendo i decreti "Ristori", con l'iniezione di risorse aggiuntive, per guanto riguarda le attività che chiudono. Poi, in sede di bilancio, saranno definite le indennità per chi ha visto un calo di fatturato a causa delle limitazioni anti-contagio. Ma oltre a ristori e indennità, bisogna guardare avanti, questo lo devo dire».

Lo dica.
«Bisogna pensare anche alla ripresa, non bastano le misure tampone. Se invece che il blocco dei licenziamenti, che riguarda i licenziamenti soggettivi, si creasse l'obbligo di mantenimento dell'occupazione aziendale, le aziende potrebbero avere maggiore flessibilità organizzativa, anche per reinventarsi, per innovarsi».