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Conzatti: "Il pensiero unico maschile che silenzia le donne"

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L'intervento di Donatella Conzatti per il "Corriere del Trentino", 16 maggio 2020.

Aula del Senato, mercoledì, l’Assemblea dei Senatori e delle Senatrici è chiamata a votare una Mozione della maggioranza che impegna il Governo sulla grave crisi economica legata all'occupazione femminile e sulla disparità tra uomini e donne, aggravata dalla Fase 2 del COVID19. In questa stessa data ricorre un anniversario importante: 60 anni fa la Corte Costituzionale dava ragione al ricorso di Rosa Oliva, esclusa dal concorso per la carriera prefettizia in quanto donna, e riconosceva il diritto di tutte le donne a partecipare ai concorsi pubblici, fino a quel giorno riservati ai soli uomini. Il 13 maggio 2020 è quindi la data giusta per aggiungere un nuovo tassello al mosaico della parità di genere reale.

Le premesse per creare un dibattito innovativo e per fare notizia, insomma, ci sono tutte. E invece, ancora una volta il silenzio. Mentre scorrevano gli interventi competenti e appassionati delle Senatrici, a commento della Mozione che porta la mia firma, un flusso di Senatori scorreva fuori dall'Aula. Ad esclusione di qualche singolo e virtuoso caso, che conferma l'eccezione. Come se parlare dei 36 miliardi del MES avesse valore e parlare dei 36 miliardi che la sottocupazione femminile fa mancare alla crescita del nostro Paese non ne avesse. Quando compare la dicitura "diritti delle donne", l'argomento non li riguarda e scompaiono. Non è bastata nemmeno la pandemia mondiale COVID19 che costringerà le loro mogli, compagne, sorelle e figlie a vedere non rinnovati i loro contratti a termine o a chiudere la propria impresa.

Non è bastato l'effetto 4 maggio, quel lunedì in cui il 72% dei rientri ha riguardato gli uomini mentre le donne sono rimaste al tinello ad accudire i figli privi di scuola e servizi all'infanzia. Non è bastato nemmeno un balzo all'indietro nella storia così clamoroso per destare la loro attenzione. Quando ci sono bagarre stuzzicate dalle solite propagande, piuttosto che liti di fuoco su chi la spara più grossa, l’Aula è stracolma di Senatori urlanti e spesso non bastano gli assistenti d’Aula a contenere "l’entusiasmo" di chi vuole pronunciare l’ultima parola in discussione. E invece ieri, così come tutte le volte in cui si parla di diritti delle donne, non avevano nulla da dire.

Come se la presenza delle donne al lavoro e in società fosse una gentile concessione sacrificabile perchè non indispensabile e non riguardasse invece importanti punti percentuali di PIL. Naturalmente non hanno fatto mancare la loro presenza in Aula per votare, sia mai che per via dei "diritti delle donne" debbano veder decurtata l'indennità. E la Mozione è passata con molti voti a favore.

La vicenda tuttavia non mi lascia tranquilla. E mi interrogo sul perchè gli uomini escano - ieri dall’Aula ma solitamente dalla stanza - quando si parla del fatto che nell'Italia 2020 la vita e le opportunità di uomini e donne sono diseguali e ancor più diseguali dopo il COVID19. Forse ritengono che parlare dei diritti delle donne significhi odiare gli uomini? Oppure si sentono in colpa? O forse ritengono vada bene così? Una ricerca del perchè richiederebbe quel tempo che non lasciano trascorrere tra la richiesta e l'istantanea autoassoluzione. Del resto il pensiero unico normale maschile domina da millenni il comportamento degli uomini (e ancora di alcune donne) e giustifica non solo certi politici a non decidere ma anche certa stampa a non parlarne. Il fatto che fino a ieri sia andata così, che uomini pagati per decidere non decidano e uomini pagati per scrivere non ne scrivano, non significa che da domani se ne possa invece parlare. E quindi vi sfido. Dimostratemi che siete all'altezza di spiegare i vostri perchè.