Intervista di Davide Mattellini, "la Voce di Mantova", 7 febbraio 2021.
«Sì, il governo Draghi nascerà e sarà una grande opportunità per l'Italia e penso e spero avrà un'ampia maggioranza parlamentare. La crisi politica può essere stata sicuramente vissuta come un trauma, ma era un passaggio obbligato». A parlare è Matteo Colaninno, deputato mantovano di Italia Viva, che in una lunga intervista esclusiva a "la Voce di Mantova" svela i retroscena della crisi di governo, dai perché della spallata a Giuseppe Conte a come vive Matteo Renzi il linciaggio mediatico oltre che politico cui è sottoposto, e ancora perché seguire Renzi in quest'avventura.
Onorevole Colaninno, faccia una previsione: si farà il governo Draghi?
«Sì, il governo Draghi nascerà e sarà una grande opportunità per l'Italia e penso e spero avrà un'ampia maggioranza parlamentare. La crisi politica può essere stata sicuramente vissuta come traumatica, ma era un passaggio obbligato».
Dunque, lei credeva poco nel governo Conte?
«Le nostre analisi, integrate dai molti riscontri che abbiamo ricevuto, ci hanno portato a ritenere esaurita la spinta del precedente governo. In particolare, di fronte alle urgenze sul piano sanitario, vaccinazioni, ricadute economiche, sociali, industriali e finanziarie che questa terribile pandemia ha impresso, quel governo non ce l' avrebbe fatta. Aggiungo le risorse straordinarie europee, il Recovery Plan per 209 miliardi di euro, che devono essere investite attraverso un piano in grado di produrre considerevoli ritorni sul terreno della crescita economica e dell'innovazione dei punti nevralgici per il futuro».
Al di là delle dichiarazioni, cosa ha in mente di fare Renzi sul versante politico? Qual è la sostanza strategica di Italia Viva?
«La scelta della crisi di governo che Italia Viva ha aperto è di natura squisitamente politica. La guida di Mario Draghi, come prossimo capo del governo, è in grado di assicurare una efficacia straordinaria nel piano di investimento delle risorse europee, nell' affrontare le emergenze sanitarie, e soprattutto di imprimere una accelerazione senza precedenti per una ripartenza di tutti i settori economici così fortemente piegati dalla pandemia. L'Italia dovrà affrontare riforme ineludibili nei settori del lavoro, della pubblica amministrazione e della giustizia. Sono sfide enormi da affrontare rapidamente Infine, le esperienze e la reputazione internazionale di Draghi proietteranno l'Italia nelle condizioni ideali per affrontare il prossimo futuro, a partire dai nostri ruoli in politica estera e soprattutto nel consiglio europeo».
Su molta stampa e sui social si gioca al tiro al bersaglio su Renzi. C'è chi addirittura lo dà per "decotto". È difficile però credere questo, dato che si tratta di uno "scacchista" della politica...
«Durante tutta questa fase di crisi noi di Italia Viva abbiamo sofferto attacchi molto feroci. La crisi, come detto, è certamente un momento traumatico, ma la visione e la leadership politica di Renzi hanno portato oggi a uno straordinario cambio di fase. Draghi per la forza personale che rappresenta, per ciò che ha fatto nella sua lunga esperienza in Italia e in Europa, rappresenta per il futuro di questa legislatura una svolta straordinaria: dopo decenni di scontri, di divisioni cieche e di problemi complessi per la sequenza delle crisi che abbiamo affrontato, sia economiche che politiche, oggi si può concretizzare un ampio sostegno parlamentare in grado di condividere con il governo Draghi un programma utile ad affrontare le complessità e i problemi che prima ho ricordato. Si tratta di una grande svolta politica. Chi parla di fallimento della politica, o non capisce o non vuole vedere. È evidente che nel 2023 si tornerà a votare e ci sarà una vera competizione politica, ma di fronte a una nazione e alle sue forze economiche, sociali, industriali e morali, logorate e piegate dalla pandemia, un possibile lavoro corale in parlamento e nel governo rappresenta un successo politico enorme, di cui in piena onestà intellettuale va dato atto a Matteo Renzi. Voglio anche aggiungere che la sua leadership e la sua costante condivisione con noi di tutti i passi compiuti hanno tenuto compatti i deputati e i senatori di Italia Viva durante questo periodo così duro».
Dunque, una strizzatina d'occhio al centrodestra? Parliamo di fantapolitica: cosa c'è stato e cosa c'è ancora di attuale nel patto del Nazareno? È forse Renzi l'erede di Berlusconi?
«No, Renzi e Italia Viva avevano ben chiaro che i prossimi mesi e le scadenze dei problemi da affrontare come ormai uori portata rispetto al precedente governo. L' animo con cui Italia Viva, e io personalmente, abbiamo affrontato la vicenda della crisi è stato in sintesi quello di creare le condizioni perché l'Italia avesse un governo migliore e una spinta adeguata ai problemi che abbiamo di fronte. L'esito con Mario Draghi è stato straordinario, e oggi siamo quindi di fronte a una occasione irripetibile. Non voglio quindi parlare di "fantapolitica" ma di fatti concreti che riguardano le nostre vite oggi. La credibilità e la reputazione del governo che sta per nascere ha già prodotto effetti e aspettative che si sono già tradotti in una tendenza al calo del rischio-paese (vedi spread), alla crescita dei mercati finanziari, e attese positive sulla capacità dell'Italia di realizzare un programma di vera svolta economica e sociale».
Lei crede in una futura "fusione" Forza Italia-Italia Viva come primo passo per la creazione di un grande polo di centro?
«Onestamente non credo. So però che il presidente della Repubblica nel suo appello si è rivolto a tutte le forze politiche in parlamento per sostenere un governo di alto profilo. Questo non implica alcun tipo di strategia o schema politico per il futuro ma unicamente una risposta straordinaria della politica nel senso più ampio. Una svolta anche in grado di ridare dignità alla politica dopo anni di logoramento, di populismi, di scontri, di antipolitica che hanno indebolito anche le istituzioni democratiche».
Salvini con la strabiliante apertura a Draghi parrebbe avere sparigliato i giochi. Si tratta di una strategia per dividere sinistra e 5 Stelle?
«Non conosco le strategie di Salvini. Posso però pensare che anche una parte del suo elettorato sia sensibile alle potenzialità che un governo a guida Draghi potrà mettere in campo».
Domanda personale: lei ha lasciato un "sicuro" Pd per una "incerta" Italia Viva. Perché? Cosa l'ha convinta di Renzi?
«Ho seguito il mio istinto e ho cercato Renzi. Nell' agosto 2019 il governo Lega-M5S è entrato in crisi e praticamente tutti chiedevano le elezioni: che, per carità, rappresentano il più alto esercizio di democrazia, ma le legislature durano per costituzione cinque anni, e Renzi da solo si è alzato in parlamento e non ha accettato il diktat di Salvini. Tale linea politica avrebbe portato a mio avviso inesorabilmente l'Italia fuori dai circuiti e l' avrebbe immessa in un sentiero sovranista. Un'opzione legittima, ma per me assolutamente rischiosa, a partire dalle gravi ricadute economiche che questa avrebbe comportato. Renzi ha avuto la forza e la lungimiranza di fermare questo schema, e offrire una nuova maggioranza che ha riportato l'Italia a pieno titolo nell' alveo europeo. Se oggi abbiamo risorse per 209 miliardi lo si deve anche per ciò che ha fatto Renzi nell' agosto 2019. Per questo coraggio e per questo istinto di libertà politica mi sono detto che dovevo stare dalla sua parte. Lo chiamai subito e da lì è nato il nostro percorso insieme in Italia Viva, senza alcun tipo di calcolo personale».
In un ipotetico esecutivo Draghi, lei quale ruolo potrebbe o vorrebbe ricoprire?
«Io continuerò nel mio impegno alla camera dei deputati. Italia Viva si è affidata a Mario Draghi senza rivendicare posti o opzioni nel governo. E credo che questo debba essere il nostro stile. Il mio rapporto con Renzi è molto forte e stretto, ma con ciò, non fa parte del mio carattere chiedere ulteriori posti o incarichi. Fare politica e rappresentare Mantova alla Camera dei deputati per tre legislature è stato ed è l'onore più grande che ho vissuto nella mia vita professionale. Questo intendo continuare a fare, finché sarà possibile».