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Colaninno: "Sul Mes Italia Viva non accetta pregiudizi"

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Intervista di Marco Iasevoli, "Avvenire", 27 maggio 2020.

Alla vigilia di una giornata «storica e discriminante», Matteo Colaninno - deputato di Italia Viva e vicepresidente del gruppo Piaggio - mette in guardia dalle possibili conseguenze di un «compromesso al ribasso»: sarebbe, dice il parlamentare-imprenditore chiamato in politica da Walter Veltroni e ora in squadra con Matteo Renzi, una «pericolosa ipoteca sul futuro dell'Europa».

Cosa è davvero in gioco?
Di fronte alla pandemia l'Ue può lasciarsi alle spalle un decennio di miopia e austerità e imboccare un paradigma diverso. Insieme a Mes, Sure e Bei, e insieme all'azione della Bce, il Recovery fund potrebbe rompere invia definitiva il tabu della mutualizzazione del debito. I quattro Paesi che hanno presentato un piano più "austero" rispetto a quello franco-tedesco insistono su prestiti con pressanti condizioni... Il loro è un "azzardo politico". Qualsiasi sia il fine che perseguono, esplicito o implicito, qualsiasi siano le ragioni che li muovono, vanno ben oltre l'irresponsabilità.

Perché?
Questa crisi mondiale, questo lockdown globale, ha bloccato l'industria e i commerci in tutta Europa, nel Nord e Sud America, in Asia, in India... Senza un intervento europeo all'altezza di questa sfida enorme, noi avremo un futuro molto incerto e tempestoso, dinamiche del lavoro e dell'impresa piene di ombre. Sarebbe il terreno sociale perfetto per ridare spazio al sovranismo e innescare sentieri antieuropei a quel punto difficilmente contrastabili.

Lei pensa che prevarrano gli "austeri" o il piano Merkel-Macron?
Sono ottimista. Un fondo da un trilione, metà dei quali a fondo perduto, darebbe una nuova consapevolezza ai popoli europei di cosa significa stare insieme e affrontare questa crisi uniti, non in solitudine.

Sul dibattito incidono il debito italiano, la cattiva spesa pubblica, le mancate riforme interne?
Contano, certo. E dobbiamo dire con chiarezza che la pandemia non è l'alibi per mandare in soffitta la stagione riformista, per non affrontare le storture del nostro Paese. Tuttavia il rallentamento delle riforme, il fatto che con il vecchio governo Lega-M5s siamo tornati sul crinale dell'inaffidabilità, non giustifica l'azzardo di Olanda, Danimarca, Austria e Svezia.

Ha un peso l'atteggiamento poco chiaro del governo sul Mes?
Sul Mes dovremo dimostrare maturità perché ci sono 36 miliardi a disposizione che possiamo "tirare" verso la sanità. Italia Viva non può accettare pregiudizi ideologici e l'ultima parola spetta al Parlamento. Il governo fa bene ad alzare la posta sul Recovery fund perché se torneranno strumenti con condizioni pesanti, se si riaffaccia lo scenario "greco", allora non si produrrà quel cambio netto di politica che serve all'Europa per non soccombere.