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Colaninno: "La forza di ricominciare e il piano infrastrutture"

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L'intervento del parlamentare di Italia Viva, pubblicato da "la Gazzetta di Mantova", 25 maggio 2020.

L'uscita dalla fase 1 della pandemia ci vede sospesi tra il desiderio di riprenderci una vita normale, frenato dal timore di una nuova ondata di contagio, e l'incertezza del futuro. Si respira paura, disorientamento e anche rabbia: è comprensibile perché siamo stati tutti travolti da una cosa troppo grande. E una situazione per noi inedita e la portata della sfida che abbiamo davanti è enorme. All'aumento della povertà e delle disuguaglianze sociali, alle aspettative decrescenti per le generazioni future, con cui il mondo occidentale doveva già fare i conti, si è aggiunta inaspettata la peggiore recessione dagli anni '30 del secolo scorso.

Il ciclone coronavirus è stato così travolgente da non ammettere alcun distinguo. Chi ha provato in modo sconsiderato a sminuirne l'impatto, come Trump, Johnson e Bolsonaro, ha dovuto ben presto arrendersi alla realtà. Il nostro Paese, colpito per primo dopo la Cina e guardato con diffidenza e timore dopo la scelta di un provvedimento drastico come il lockdown, è stato ben presto seguito e imitato da tutti gli altri Paesi europei. Abbiamo dovuto difendere con tutta la durezza possibile e ilrigore necessario i nostri beni primari: la vita e la salute delle persone.

A tre mesi di distanza, le ferite sono aperte. Dopo l'emergenza sanitaria, che ha comportato la dolorosa perdita di oltre trentaduemila persone, il parlamento e il governo sono impegnati ad affrontare l'emergenza economica e sociale. Due manovre ravvicinate da 80 miliardi complessivi, al netto delle garanzie statali, rendono l'idea di un momento affatto eccezionale. Sono risorse finanziarie e ordini di grandezza mai messi in campo prima. Solo il Decreto rilancio vale più di due leggi di bilancio e un saldo netto da finanziare di 155 miliardi di euro. La domanda di protezione giunta da milioni di persone che hanno perduto il lavoro e dalle imprese costrette a sospendere le loro attività andava doverosamente ascoltata e assecondata.

Non possiamo nascondere che siano emerse criticità inaccettabili e gravi sul piano burocratico che richiedono una correzione immediata, affinché gli aiuti possano finalmente giungere a destinazione. Italia Viva ha vincolato il programma di governo ad alcune priorità non negoziabili: la riapertura in sicurezza di tutte le attività economiche e dei commerci, il superamento dei nodi burocratici, sblocco della liquidità all'economia privata e della cassa integrazione, nuovi investimenti su famiglia e infanzia. Il cuore della proposta politica di Italia Viva, condivisa dal presidente del Consiglio, resta il Piano Shock da 120 miliardi per nuove infrastrutture, che include, tra le altre, il raddoppio ferroviario Mantova-Milano.

Tuttavia, la profondità della recessione si annuncia tal mente grave da richiedere sforzi straordinari. In tal senso, la partita che il governo sta giocando in Europa diventa decisiva per il futuro dell'Italia e della stessa Unione europea. Oltre al pacchetto combinato di prestiti garantiti dal Meccanismo europeo di stabilità (sistema sanitario), dallo schema di disoccupazione europeo (lavoro) e dalla Banca europea per gli investimenti (imprese), la proposta avanzata da Merkel e Macron — e sostenuta dal nostro governo — punta tramite la Commissione a reperire sui mercati risorse per 500 miliardi da destinare ai Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia a fondo perduto.

Un progetto fortemente innovativo, che sdoganerebbe il principio della mutualizzazione dei debiti in ambito europeo, riaprendo il dibattito politico su basi profondamente differenti. Certamente, moltissimo resta ancora da fare, in Italia e nell'Unione europea. Ora dobbiamo trovare tutte le energie e tutta la forza morale per ricominciare.