Intervista di Giuseppe Alberto Falci, "Corriere della Sera", 6 luglio 2022.
«Le convulsioni all'interno della maggioranza rischiano di indebolire il governo proprio quando deve essere rafforzato».
Onorevole Matteo Colaninno, chi la preoccupa maggiormente: il M5S o la Lega?
«Parlo in generale. Non si può accettare che le tensioni dei partiti si ripercuotano sull'esecutivo».
Il governo riuscirà a superare i prossimi passaggi parlamentari?
«Me lo auguro, anche perché l'Italia, le sue imprese, le persone, sono su un crinale».
Sta parlando più da imprenditore o da parlamentare?
«Parlo da politico. Abbiamo un'inflazione all'8% che non si placa, il costo dell'energia che continua a salire, problemi di approvvigionamento delle materie prime, una guerra al confine dell'Europa e una pandemia dai contorni ancora non chiari. Di fronte a tutto questo io dico; sfidare il Parlamento con il rischio di un incidente è pura follia. Le faccio un esempio».
Prego.
«Qualche giorno fa mi ha colpito con un certo orgoglio che in occasione dell'ultimo G7 Mario Draghi tirasse le conclusione mentre al suo fianco c'erano Joe Biden e Olaf Scholz. Tutto questo significa che l'attuale presidente del Consiglio ci ha dato nuova forza, reputazione e credibilità internazionale. E allora io mi domando; perché qualcuno vuole ri-confinarci nell'ultimo vagone europeo?».
È una domanda che si pongono i suoi colleghi imprenditori?
«Le imprese italiane vogliono che il governo Draghi vada avanti. Non solo perché è una necessità ma perché la leadership di Draghi non è replicabile».
Il Parlamento deve approvare lo ius scholae o deve essere tolto dal tavolo?
«Per quanto mi riguarda sarebbe una risposta positiva di civiltà. Trovo assurdo che un dossier come quello della cittadinanza sia ancora strumentalizzato».
Se si aprisse una crisi di governo quali sarebbero i rischi per il nostro Paese?
«I segnali li abbiamo già visti; gli spread che si allargano, il crollo delle borse, l'incapacità delle nostre imprese di resistere sul mercato. Il tutto in barba ai risparmi degli italiani e alla stabilità della nostra finanza. Ecco perché interrompere questo percorso di governo non sta né in cielo né in terra».
Lei immagina un governo Draghi anche dopo le elezioni del 2023?
«Intanto teniamocelo ben stretto, aiutiamolo a realizzare appieno il programma di governo, evitiamo atteggiamenti politici che lo mettano in difficoltà e poi chi vivrà vedrà».
Secondo lei Draghi può essere il federatore dell'area di centro?
«Scomodarlo su queste suggestioni mi sembra disallineato rispetto alla missione che sta compiendo».