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Catello Vitiello: "vado con Renzi"

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"Io trasformista? Veramente non mi sono mai mosso",
intervista a Catello Vitiello, di Adolfo Pappalardo, il Mattino, 24 ottobre 2019

«Approdo finalmente in un'area liberale dove mi sono sempre riconosciuto», dice Catello Vitiello, detto Lello, parlamentare stabiese appena approdato ad Italia Viva dal gruppo misto. Chiamato direttamente da Matteo Renzi, ci ha messo una settimana per pensarci sopra prima di accettare. «Credo in lui e nel nuovo progetto politico», aggiunge lui, finito nella campagna scouting portata avanti dall'ex premier.

È il primo grillino pentito passato con Renzi?
«Alt, fermi un attimo. Io praticamente e tecnicamente non sono mai stato nell'MSs. Nemmeno un attivista o un iscritto. Sono stato scelto direttamente da Luigi Di Maio senza passare per la votazione».

Amici stretti, allora.
«Per nulla. Era alla ricerca di persone provenienti dalla società civile e si ricordava di me quando facevo il dottorato di ricerca presso la cattedra di Procedura penale a Napoli. Io sono solo un avvocato penalista prestato alla politica».

Lo dica a chi pensa a lei come un voltagabbana passato da Grillo a Renzi. Bollato come trasformista.
«Io vengo dal gruppo misto. Sono entrato alla Camera iscrivendomi direttamente lì ma, purtroppo, in quel gruppo non si riesce a far nulla, a portare avanti alcun progetto se non fai parte di un partito. Per questo ora con Renzi ho trovato una squadra con cui lavorare. A differenza di molti io non mi sono mai mosso».

Fatto fuori dai grillini per una sua adesione in una loggia massonica.
«Ci arriviamo. Ma debbo dire che una volta scoppiato il caso, siamo all'il febbraio, ho fatto tutto da solo sino al 4 marzo. Contro i grillini e Di Maio che non facevano che attaccarmi. Anzi Luigi in un comizio a Torre del Greco disse che non sarei mai stato eletto».

Previsione non proprio azzeccata.
«Direi. E le elezioni le ho vinte da solo».

Ma ha dato la fiducia a Conte in un governo Lega-M5s e non ora con Conte 2 a capo di un'alleanza con il Pd. Come mai?
«Nel 2018, nonostante tutto volevo dargli credito ma dopo 14 mesi mi sono reso conto che i grillini non sono mai cambiati. Con loro ho chiuso per sempre».

Scusi ma sembra un ossimoro: un avvocato penalista con il partito più giustizialista. Non avreste fatto molta strada assieme...
«Il mio sogno era occuparmi della riforma della giustizia, dare una mano ma in chiave più garantista ovviamente».

Se ne sarebbe andato comunque?
«Presumo di sì. Sicuramente non avrei mai votato la legge spazzacorrotti e credo che la strada di una riforma più garantista sarebbe stata ardua in un partito che confonde la ragionevole durata del processo con la prescrizione. Sono tutte battaglie da fare ora con Italia Viva».

Renzi che ha detto sulla sua iscrizione alla massoneria?
«Sono entrato anni fa in una loggia perché affascinato dalla figura di Mazzini e ne ero uscito perché non potevo dedicarvi tempo a causa del lavoro. Era una storia già vecchia quando saltò fuori. La verità è che nel 2018 i grillini fecero campagna elettorale sulla mia pelle, massacrandomi per giorni. Tutto si fermò solo quando saltò fuori la storia dei falsi rimborsi dei parlamentari».

A Italia Viva nessun problema per questo?
«Renzi mi ha cercato, ci siamo incontrati di persona ed ho capito che è un leader capace di fare la differenza».

Ma lei per chi ha votato in passato?
«Non andavo alle urne da tempo ma già nel 2013 pensai che Renzi era la persona giusta per le sue capacità di leadership. Ma ha personalizzato troppo le sue battaglie».

Lo dicono anche oggi con la sua uscita dal Pd.
«Ora è solo il leader di un gruppo molto ben affiatato. Ma si lavora assieme».

Ma poi perché ha cercato proprio lei? Solo per infoltire il gruppo di parlamentari?
«Gli hanno parlato del mio lavoro in commissione Giustizia. Ma non è stato semplice: ci ho messo una settimana prima di accettare».