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Catasto, Marattin: "Quel no è populismo. È sfuggito di mano il metodo di lavoro"

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Estratto dell'intervista di M. Gu., "Corriere della Sera", 4 marzo 2022.

«Spero che questo incidente, non di poco conto, si chiuda qui», commenta a caldo uno «stanchissimo» Luigi Marattin. Il presidente della commissione Finanze della Camera è sollevato per aver portato in salvo il governo sul catasto, ma anche preoccupato per lo stato della maggioranza.

A forza di strappi la corda si spezza?
«Possiamo andare avanti, ma dobbiamo aggiustare il metodo di lavoro. In questa vicenda ho visto grandi potenzialità nel rapporto tra partiti e Palazzo Chigi. Mi sono trovato benissimo discutendo del merito, però dobbiamo organizzarci meglio nella dialettica tra Parlamento e governo».

Draghi non dialoga?
«È folle descrivere Draghi rinchiuso in un fortino. È una leggenda, come è una leggenda che i parlamentari siano tutti usurpatori che vogliono fare da soli fregandosene del governo. Sciocchezze, ma serve un modo più ordinato di lavorare insieme».

Tocca al ministro per i Rapporti con il Parlamento?
«Con Federico D'Incà ho sempre lavorato bene, certo un miglioramento del metodo può aiutare tutti».

Quanto al merito?
«Il vero motivo della discordia è stato che il centrodestra voleva togliere ogni riferimento alla "fotografia" dei valori immobiliari, ma Chigi non era d'accordo. Il nodo doveva essere affrontato in una ordinata riunione di maggioranza, in modo chiaro e trasparente. Invece a un certo punto il metodo è uri po' scappato di mano».

La destra vi accusa di voler aumentare le tasse sulla casa. Che c'è di vero?
«Niente, non è possibile che si usino argomentazioni così false, non è sano un dibattito pubblico per slogan. All'articolo 6, comma 2 c'è scritto che questa mappatura del catasto non ha finalità fiscali. È macchiettistico far credere che nel 2026 possa arrivare un oscuro burocrate che preme un bottone e ti mette una tassa».

Chi lo desidera può leggere l'intervista completa sul "Corriere della Sera".