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Caso Open, Antonucci su "il Foglio": "Non può essere un pm a stabilire cosa è un partito e cosa non lo è"

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Le riflessioni a firma di Ermes Antunucci, su "il Foglio" del 13 novembre 2020, in merito al caso Open.

"Fondazione politica o "articolazione di partito"? Ruota tutto intorno a questa domanda il presunto scandalo che ha travolto l'ex fondazione renziana Open, da alcuni giorni di nuovo al centro dell'attenzione mediatica": è questa la domanda che pone Ermes Antonucci, oggi, sull'edizione del quotidiano "il Foglio" in edicola e on line.

Come è noto, e come Antonucci ricorda ai lettori, l'inchiesta viene portata avanti dalla procura di Firenze e vede indagati, oltre ad Alberto Bianchi e Marco Carrai (ex presidente e membro del consiglio direttivo della fondazione), anche Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e l'attuale deputato del Pd, Luca Lotti.

L'accusa? Finanziamento illecito ai partiti. Il contesto? Numerose fughe di notizie

Beninteso, spiega Antonucci, "nessuna persona indagata nell'inchiesta Open è accusata di aver ricevuto soldi di nascosto".

Come anche lo stesso Matteo Renzi ha più volte ribadito pubblicamente, e come anche Antonucci scrive, "tutti i finanziamenti ricevuti da Open tra il 2012 e il 2018 (anno in cui la fondazione è stata chiusa) sono stati effettuati con bonifico, con indicazione di nomi e cognomi, e in maniera tracciabile".

Inoltre, a chi punta l'attenzione sulla mancata indicazione sul sito di Open dell'identità di alcuni finanziatori, Antonucci ricorda che "era la normativa sulla privacy allora in vigore a vietare l'indicazione dei nomi e delle donazioni delle persone fisiche che non avevano autorizzato la diffusione dei loro dati".

Normativa peraltro modificata solo successivamente, con la legge Spazzacorrotti, quando la Fondazione Open non era più attiva.

L'ipotesi investigativa è che Open  - come spiega Antonucci - non avrebbe agito come una fondazione politica, ma come una "articolazione di partito", finanziando iniziative a sostegno del Pd e di suoi esponenti (Renzi, Boschi, Lotti), rimborsando anche alcune spese ai parlamentari e mettendo a disposizione carte di credito, quindi eludendo le norme che regolano il finanziamento privato ai partiti".

Tuttavia, è noto che accogliendo il ricorso dei legali di Carrai contro il sequestro di documenti e pc, la Cassazione ha già bocciato duramente queste accuse dei pm.

Insomma, sottolinea Antonucci, per la Cassazione "per poter equiparare la fondazione a un'articolazione di partito è necessario non solo dar conto di erogazioni o contribuzioni in favore del partito, ma anche del fatto che la reale funzione di esso, al di là di quanto in apparenza desumibile dalla cornice statutaria, possa dirsi corrispondente a quella di uno strumento nelle mani del partito o di suoi esponenti, in assenza di una sua effettiva diversa operatività".

Antonucci sottolinea, peraltro, che - negli anni in cui la Open era attiva - "le norme di riferimento erano quelle previste dal decreto legge n. 149 del 2013, quello che ha eliminato i rimborsi pubblici ai partiti e che stabiliva un principio: gli obblighi di trasparenza in capo ai partiti non si applicano anche alle fondazioni, a meno che queste non contribuiscano alla sopravvivenza dei partiti per più del 10 per cento dei propri proventi di esercizio".

Un punto essenziale da notare è proprio questa soglia del 10%, come ricorda Antonucci nel suo articolo: "i rimborsi effettuati da Open per le spese sostenute da Renzi o da altri parlamentari costituirebbero soltanto una minima parte delle risorse utilizzate dalla fondazione, di gran lunga inferiore alla soglia del 10 per cento".

Dunque, ne consegue che a gran parte delle risorse raccolte da Open sarebbe stata utilizzata per organizzare le edizioni della Leopolda.

E non si può certo dire che la Leopolda fosse una manifestazione legata ad uno specifico partito: Antonucci ricorda "le polemiche emerse ogni anno per l'assenza di bandiere del Pd", portando, ad esempio, il caso del 2013, quando l'allora segretario del Pd, Guglielmo Epifani, disse: "La manifestazione dei renziani alla Leopolda è stata organizzata da una fondazione e non dal Pd. Ma una bandiera del partito l'avrei messa".

Insomma, spiega Antonucci, "l'intera vicenda giudiziaria sembra ruotare attorno ad alcune definizioni fondamentali: quando un'associazione politica può definirsi "fondazione" e quando "articolazione di partito"?"

"Il fatto che sia la magistratura, anziché la politica (che tace), a voler stabilire questi confini rende evidente come il caso Open ponga in questione non tanto la posizione di alcuni indagati eccellenti, quanto il futuro della nostra democrazia", conclude Antonucci.