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Cappello: "La moda disegna la Milano del futuro"

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Intervista di Tommaso Palazzi, "MF", 24 maggio 022.

"La moda con oltre 12mila imprese e quasi 90mila occupati è sempre più cruciale per Milano. E, grazie al rapporto fra pubblico e brand, vogliamo costruire la città di domani». Lo spiega in un'intervista esclusiva a MFF Alessia Cappello, assessora del comune di Milano allo sviluppo economico e politiche del lavoro con delega al commercio, alla moda e al design.

Secondo i dati della Camera di commercio di Milano, Lodi, Monza e Brianza, il settore ha visto nei primi mesi del 2022 un lieve calo delle imprese fashion e un aumento delle aziende di design, con un'occupazione di 88 mila addetti e un fatturato in ripresa sui dati pre-Covid, che calcolavano 19 miliardi annui. In attesa della fashion week di giugno, Cappello traccia le prossime tappe di un lavoro portato avanti con la giunta del sindaco Beppe Sala. Che con Cnmi-Camera Nazionale della Moda Italiana sosterrà interventi di riqualificazione urbana, occupazione e formazione. E valuta il da farsi sul tanto atteso museo della moda per la capitale italiana del fashion. Una struttura che la porti al passo delle sue omologhe Londra e Parigi.

Quanto lavoro e quali numeri genera la moda per Milano?
Questo è un settore cruciale per la città con oltre 12mila imprese attive, più di 88mila lavoratori addetti e un fatturato che sta tornando ai livelli pre-Covid, se non oltre. La Milano fashion week, poi, è un evento di caratura internazionale che per quattro settimane all'anno trasforma la città in una capitale mondiale del fashion. Questo non solo è importante per la visibilità della città, ma anche per l'indotto che determina per tutti gli altri settori del commercio, dalla ristorazione, agli alberghi, fino al sistema catering, ai trasporti.

Che impatto ha avuto il Covid? La città ha recuperato pienamente?
Sì, basti guardare i dati del turismo. Ad aprile abbiamo avuto 587.717 ingressi nel territorio comunale, a fronte dei 594.269 registrati dalla Questura nello stesso periodo nel 2019. È un dato straordinario se si pensa ai due anni che abbiamo vissuto. Lo scorso febbraio mi sono spesa personalmente con il sottosegretario alla salute Andrea Costa, insieme a Carlo Capasa, presidente di Cnmi, affinché il governo riconoscesse l'ingresso in Italia anche ai buyer e agli addetti ai lavori che provenivano da Paesi in cui i vaccini non erano riconosciuti dall'Ema-European medicines agency, e alla fine ci siamo riusciti.

Le aziende di moda hanno trasformato alcuni quartieri, penso a fondazione Prada e a Scalo Romana, o alla zona Tortona o a Isola con Versace. La moda sta cambiando il volto della città?
Assolutamente si, ma molto di più si può fare. Vogliamo essere partner dei brand per lavorare insieme, immaginare nuove riqualificazioni di spazi, luoghi dove il mondo della manifattura, dei grandi marchi di moda e delle scuole possano incontrarsi e collaborare, in uno scambio di idee e risorse tra pubblico e privato. La moda è da sempre un settore visionario, che detta le linee e le formule per il futuro e noi come Comune vogliamo essere partner in un percorso condiviso di trasformazione della città.

Parigi e Londra hanno grandi istituzioni. Milano avrà un grande museo della moda?
Se ne parla da molti anni. Ci sono tanti progetti sul piatto, con brand disponibili ad aprire con generosità i propri archivi e a condividere i patrimoni racchiusi nei loro magazzini storici con il pubblico. Sarebbe davvero un grande regalo per la città ma anche per gli studenti di tutto il mondo poter ammirare capi iconici delle griffe italiane e comprendere così l'evoluzione dello stile e dell'arte manifatturiera cresciuta in questa città. Abbiamo molte idee in mente, vediamo cosa riusciremo a fare.

Londra è la capitale della fashion education, ma il sindaco Sala ricordava a MFF il ruolo della formazione come direttrice di crescita...
La formazione è un pilastro dell`occupazione, ma anche dello sviluppo economico di una città. E Milano, con sette Atenei, centri di alta formazione post universitaria, master d'eccellenza, scuole internazionali di moda e design è la città italiana dove c'è il numero maggiore di giovani che acquisiscono una formazione specializzata in Italia. Per quello che riguardala fashion education, di 19mila studenti di moda in tutto il paese oltre 9mila sono nelle scuole di Milano (escludendo i poli universitari). Un numero importante di giovani che si formano secondo lo stile del Made in Italy e con una creatività che avrà per sempre una forte impronta milanese.

Gli show-room sono un'altra ricchezza di Milano. Che lavoro state facendo con loro?
Stiamo pensando di costruire una rete che possa mettere in contatto gli shoowroom della città creando occasioni di dialogo, attraverso un tavolo che si riunisca periodicamente. Gli showroom sono spazi iconici che tracciano una vera mappa della moda milanese.

Quali sono i più grandi progetti della giunta in tema fashion?
Credo molto nel concetto di rete, ed è per questo che lo scorso aprile ho voluto che il comune diventasse regista del Patto per il lavoro di Milano, un'alleanza tra mondo datoriale e sindacale per realizzare politiche attive capaci di dare le giuste opportunità ai giovani, alle donne, alle persone che hanno qualche fragilità, affinché il talento di tutti sia sempre valorizzato. In particolare per il settore della moda l'obiettivo è creare sinergie tra tutti i protagonisti della filiera, in modo da creare connessioni dirette tra il mondo delle scuole, della produzione manifatturiera, degli showroom e dei grandi brand, facendo in maniera che Milano sia sempre di più un collettore non solo di spazi ma di politiche condivise.