Caffè europeo #9

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La grande giallista britannica Agatha Christie non avrebbe saputo scrivere un romanzo tanto affascinante e in grado di tenere sulle spine il pubblico di tutta Europa per quasi quattro anni (almeno fino all’esplosione della pandemia da coronavirus). Un giallo inusuale dal momento che non si è ancora capito chi sia la vittima.

 

L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea - decisa dal referendum del 23 giugno 2016 e ratificata, dopo un lungo processo, dall’accordo di recesso in vigore dal 31 gennaio 2020 – ha visto il suo ultimo atto nella firma di un accordo di commercio e cooperazione tra Unione Europea e Regno Unito (Trade Cooperation Agreement) siglato il 24 dicembre 2020. La firma di questo accordo è di estrema importanza perché ha scongiurato quello che tutti temevano come lo scenariopiù catastrofico, ossia il così detto No Deal, che avrebbe di fatto azzerato le relazioni fra le due Unioni. Il capo-negoziatore Ue sulla Brexit Michel Barnier saluta l’accordo «in un giorno di sollievo, ma anche di tristezza», avvertendo sugli negativi dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, e su «importanti cambiamenti» che interesseranno i cittadini europei nonostante l'accordo.

 

In breve, l’accordo siglato prevede il libero scambio di merci mentre per i servizi sono previste una serie di limitazioniquali ad esempio quelli relativi ai servizi finanziari, di primaria importanza per la City. Il Regno Unito continuerà a partecipare ad alcuni programmi dell’UE (come ITER e Copernico) ed avrà una cooperazione in una serie di settori politici e della sicurezza quali la cooperazione con Europol e Eurojust. L’accordo pone fine alla libera circolazione delle persone, all'adesione del Regno Unito al Mercato comune europeo e all'unione doganale, alla partecipazione del Regno Unito alla maggior parte dei programmi dell'UE e all'autorità della Corte di giustizia europea nella risoluzione delle controversie.

 

Ampliando lo sguardo, non si capisce ancora bene chi sarà la vera vittima eccellente della Brexit. Sarà forse il sogno degli Stati Uniti d’Europa, cui la Brexit ha tolto un importante membro e che rischia di alimentare i sogni sovranisti di chi si oppone a tale progetto? Oppure sarà lo stesso Regno Unito a rischiare di soccombere sotto i colpi indipendentisti ed europeisti di Irlanda del Nord e soprattutto Scozia, che già minacciano referendum per separarsi dal regno di Sua Maestà?

 

Se il finale del giallo non è ancora scritto e non si sa chi sia la vittima eccellente, quel che è certo è che una prima vittima c’è già e sono, ancora una volta i giovani. Dal primo gennaio infatti ritornano l’obbligo di passaporto per l’ingresso nel Regno Unito e quello di visto per i lavoratori, rendendo più difficile per i giovani europei fare una esperienza in UK, considerando anche l’uscita del Regno Unito dal programma Erasmus. Anche per questo motivo il programma Next Generation EU dovrà tenere in debita considerazione le necessità dei giovani con una visione di lungo periodo che rilanci la competitività dell’Italia nell’attesa che il processo di integrazione europea continui verso gli agognati Stati Uniti d’Europa.

 


 

Pausa caffè con Massimo Ungaro, Deputato Italia Viva e Membro della Commissione Finanze della Camera

 

D: Caro Massimo, in cosa consiste l’accordo arrivato in extremis, quasi a sorpresa, fra UE e UK?

R: Il Trade and Cooperation Agreement già ratificato dalla Camera dei Comuni mette la parola fine a una saga di oltre quattro anni e mezzo che ha cambiato per sempre la vita a milioni di cittadini britannici ed europei residenti nel Regno Unito, tra cui anche la mia. Finisce la libera circolazione dei cittadini: sarà molto più difficile se non impossibile per centinaia di migliaia di giovani italiani trasferirsi nel Regno Unito per imparare la lingua mantenendosi con lavori manuali.

 

D: Al termine di un percorso non lineare, si è scongiurato lo scenario del No Deal...

R: Giusto aver trattato sino all'ultimo minuto per evitare il No Deal: in questa maniera l'Italia mantiene così intatto l'accesso al suo secondo mercato per saldi attivi (un surplus di oltre 22 mld di euro). Londra mantiene l’accesso ai programmi di ricerca europei, ottiene l'esclusione della Corte Ue nelle dispute con Bruxelles sugli aiuti di stato - ma non per le questioni commerciali dell'Irlanda del Nord -, cede sui diritti di pesca e lascia il programma Erasmus, una scelta sbagliata e ideologica fatta soprattutto sulle spalle dei giovani britannici. Bene l’accordo in tema di patenti, visti e assicurazione sanitaria, un peccato invece la fine del riconoscimento automatico delle qualifiche professionali.

 

D: Come valuti l’accordo nel suo complesso?

R: Tutto sommato un buon accordo, anche se non potrà mai sostituire i vantaggi di una completa adesione all’UE, come è giusto che sia. Ma in un mondo multipolare caratterizzato dalla rapida ascesa di dittature, è fondamentale mantenere un forte legame tra paesi liberi e democratici e per questo saluto con favore le concessioni che entrambe le parti hanno fatto nelle ultime settimane per arrivare all’accordo.

 

D: Vorresti inviare un messaggio di saluto al Regno Unito?

R: Al Regno Unito auguro buona fortuna e dico arrivederci, senza rancore. Adesso invece avanti tutta nella costruzione degli Stati Uniti d’Europa con chi rimane e crede davvero nel progetto.

 

Un EUforico abbraccio,

Alessandro e Matteo - Italia Viva chiama Bruxelles