Caffè europeo #16

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Nuova Politica Agricola Comune (PAC): raggiunto un accordo provvisorio

Venerdì 25 giugno 2021, il Consiglio dell’UE e il Parlamento Europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla nuova Politica Agricola Comune, per il periodo 2023-27. A pochi giorni di distanza, i Ministri dell’Agricoltura riuniti nella sessione del Consiglio "Agricoltura e pesca" hanno accettato l’accordo politico, ma ciò non rappresenta ancora un endorsement formale da parte dei co-legislatori europei, che deve infatti essere adottato dal Consiglio dell’UE e approvato dal Parlamento Europeo.

L’accordo introduce una PAC più equa, più verde, più flessibile e più rispettosa del benessere degli animali.

La nuova PAC rafforza le misure ambientali in coerenza con il Green Deal europeo. Sono previsti criteri più ambiziosi sulla condizionalità dei finanziamenti: ad esempio, ogni azienda agricola dovrà destinare almeno il 3% dei seminativi alla biodiversità e agli elementi non produttivi. Gli Stati membri avranno l'obbligo di offrire dei regimi ecologici e di destinare loro almeno il 25% dei fondi per il sostegno al reddito. Inoltre, il bilancio della PAC dovrà contribuire in modo significativo alla spesa complessiva dell'Unione per il clima, entro il 2025.

Sono previste inoltre disposizioni volte a garantire un maggiore sostegno alle aziende agricole di piccole dimensioni e ad aiutare i giovani agricoltori ad accedere alla professione. Per la prima volta, la PAC farà proprio il principio della condizionalità sociale, in virtù del quale i beneficiari dovranno rispettare norme europee di diritto sociale e del lavoro per poter ricevere i fondi.

Si ambisce a una distribuzione più equa del sostegno. Con regole più semplici a livello dell'UE, viene introdotto un nuovo metodo di lavoro, in base al quale gli Stati membri elaboreranno un piano strategico nazionale in cui si descrive come si intenda conseguire gli obiettivi della PAC e quelli del Green Deal. Sarà in tal modo possibile tenere conto delle condizioni locali e concentrarsi sui risultati.

Con il nuovo accordo, si mantiene globalmente un orientamento al mercato: le aziende agricole dell'UE continueranno a operare in funzione dei segnali del mercato, cogliendo le opportunità che offre il commercio fuori dall'UE. La nuova PAC rinsalda inoltre la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare, con più ampie possibilità di unire le forze - anche grazie a speciali deroghe alle norme sulla concorrenza. Si istituirà una nuova riserva agricola per sostenere le misure di mercato in tempi di crisi, con un bilancio annuale di almeno 450 milioni di EUR.

La PAC rappresenta circa un terzo del bilancio dell'UE. Il suo obiettivo è:

  • fornire ai cittadini dell'UE alimenti sicuri a prezzi accessibili;
  • garantire un tenore di vita equo agli agricoltori;
  • tutelare le risorse naturali e rispettare l'ambiente.

La nuova PAC racchiude tre regolamenti (regolamento orizzontale, regolamento sui piani strategici e regolamento sull'organizzazione comune dei mercati) e dovrà essere adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio prima di entrare in vigore. Per quanto riguarda i piani strategici della PAC, gli Stati membri hanno fino al 31 dicembre 2021 per presentare le loro proposte. La Commissione avrà poi 6 mesi per valutare e approvare i piani che entreranno in vigore all'inizio del 2023.

Pausa caffè con Teresa Bellanova, Ministro dell’Agricoltura nel Governo Conte II.

D: Cara Teresa, in cosa consiste l’innovazione della nuova PAC? Quali impatti concreti avrà sulla filiera agricola europea?
R:
Intanto credo che il lavoro svolto nei mesi scorsi fino all'intesa in Lussemburgo e l’accordo raggiunto successivamente confermi una futura politica agricola forte, ambiziosa, realmente comune, più equa e più sostenibile. Aver costituito accanto agli aiuti diretti e allo sviluppo rurale il pilastro della condizionalità sociale, legando gli aiuti al rispetto dei lavoratori, costituisce una svolta importante verso sistemi produttivi sempre più sostenibili da un punto di vista sociale, ambientale, economico. Io ho speso una vita nella difesa del lavoro e contro il caporalato in agricoltura ma non solo; dunque posso comprendere quanto si consideri rilevante proprio questo passaggio, perché contrasta la concorrenza sleale tra le imprese e innesca un sistema di competizione virtuoso. D’altra parte è necessario ribadirlo: nel contrasto al cambiamento climatico l’agricoltura è parte della soluzione, non del problema. Bisogna lavorare, tutti, per aumentarne la sostenibilità e la resilienza ma questo non può essere a scapito di filiere che negli anni si sono impegnate con coraggio proprio su questo fronte. Se chiediamo ai nostri agricoltori impegni considerevoli per tutelare la biodiversità e aumentare la sostenibilità ambientale dobbiamo sostenerli, il che significa anche stesse regole per chi produce in Europa e per i prodotti di importazione. E’ un passaggio politico dirimente; richiede molta consapevolezza da parte di tutti. Per questo, nell'ambito dell'intesa raggiunta, le tre istituzioni europee si impegnano affinché nella definizione degli accordi commerciali con altri Paesi sia previsto il rispetto dei medesimi standard produttivi applicati nell'UE.

 

D: L’accordo raggiunto rappresenta una buona notizia per l’Italia?
R:
Già l’accordo dell’ottobre scorso a Lussemburgo, raggiunto dopo oltre due anni di negoziati, e per cui personalmente non ho esitato a spendermi nella tutela e difesa della nostra agricoltura ed eccellenza della filiera agroalimentare, ha segnato un’evoluzione storica dell’impianto tradizionale della politica agricola. Per la prima volta la PAC assegna i fondi in base ai risultati raggiunti, anziché al mero rispetto delle norme di conformità. E’ la ragione per cui condivido le valutazioni di quanti, in merito all’intesa provvisoria raggiunta adesso, mettono l’accento sulla rilevanza e centralità del Piano strategico nazionale. La nuova Pac entrerà in vigore nel 2023, è vero, ma già entro la fine di quest’anno i Piani Strategici dovranno essere inviati alla Commissione. Sarà quello il vero luogo in cui costruire la nuova agricoltura italiana: più semplificazione e riduzione della burocrazia, scelte chiare sui pagamenti diretti e qualità nei Programmi regionali di sviluppo rurale. Serve l’impegno di tutti e una grande consapevolezza sul ruolo strategico dell’agricoltura. Un ruolo e una funzione che la pandemia ha evidenziato direi plasticamente, come è evidente dallo sforzo enorme dell’intera filiera per garantire quotidianamente i prodotti e gli approvvigionamenti. E considero molto positivo aver mantenuto il sostegno finanziario per le nostre produzioni mediterranee nei settori vitivinicolo, ortofrutticolo e dell’olio di oliva.

 

D: Che importanza ha l’agricoltura per l’economia italiana? Quale strategia del sistema Paese per il futuro?
R: Sul ruolo strategico dell’agricoltura e della filiera agroindustriale direi che non dovrebbero esserci dubbi. Lo ha confermato il Crea con le analisi riportate nell’ultimo Annuario, dove si sottolinea come con oltre 522miliardi di euro, il sistema agroalimentare italiano rappresenti il 15% del pil nazionale, primo in Europa per valore aggiunto. Basta scorrere le analisi di chi, come l’economista Marco Fortis, ha parlato di tesoro agricolo, soprattutto in riferimento al Mezzogiorno; ricordare il peso delle produzioni di qualità certificata Dop e Igp; valutare con attenzione la crescita delle attività connesse all’agricoltura e l’incidenza sempre più importante dell’innovazione, ricerca, tecnologia; considerare il ruolo dell’agricoltura come presidio del territorio, tutela del suolo e dei beni non riproducibili come aria, acqua, terra; contrasto al dissesto idrogeologico; recupero delle aree interne. Per questo parlavo di cuore agricolo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, convinta della necessità di una strategia nazionale di sistema capace di mettere l’agricoltura e l’agroalimentare al centro. Settori dalla notevole forza espansiva, capaci di attrarre nuove generazioni e donne, nuovi saperi e nuove competenze. Lo dicevo da Ministra delle Politiche agricole e lo ribadisco: l’agricoltura è un tassello fondamentale nel futuro e nel rilancio del nostro Paese.

 

 

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Matteo e Thérèse - Italia Viva chiama Bruxelles