Estratto dell'intervista di Emanuele Lauria, "la Repubblica", 21 dicembre 2021.
Nomi non ne fa ma apprezza il “metodo Salvini”: «Giusto che coordini un lavoro di tutte le forze politiche per una candidatura che ottenga il consenso più ampio». Parole che confermano il feeling con la Lega ma che, implicitamente, bocciano il nome di Silvio Berlusconi. Su una cosa Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera, è certa: «Saremo decisivi nel voto per il Colle».
Manca un mese all’appuntamento del voto per il Quirinale. Salvini avvia le consultazioni, Pd e M5S reclamano il diritto di avanzare una proposta. La soluzione appare lontana. È preoccupata per lo stato delle trattative?
«Sono preoccupata del fatto che si parli troppo presto di Quirinale e troppo tardi di legge di bilancio e terze dosi».
Non è una novità la manovra di Natale.
«Vede, sul bilancio non si è ancora fatto un voto al Senato e siamo al 20 dicembre. È gravissimo. Ciò che criticavamo quando c’era Conte, critichiamo oggi con Draghi. C’è una differenza abissale nella qualità dei due esecutivi e dei premier, ma il metodo purtroppo è lo stesso. Così si svuota il Parlamento».
Siamo alla vigilia di una nuova stretta anti-Covid. Qual è la richiesta di Italia Viva?
«Bisogna ridurre i tempi tra la seconda e la terza dose. In Francia sono scesi a quattro mesi, in Gran Bretagna a tre mesi. Non vorrei che l’insistenza con cui si rimane a cinque mesi nascesse da una incomprensibile decisione del ministro Speranza. Per sconfiggere Omicron servono gli anticorpi dei vaccini, non il ritorno dei tamponi».
Torniamo al Quirinale. I leader dei maggiori partiti, tranne Fdi, hanno espresso la volontà che Draghi resti al governo. È anche la vostra posizione?
«Quelli che un anno fa dicevano “O Conte o morte” oggi dicono “c’è solo Draghi”. Non mi pare un atteggiamento di grande serietà e noi non tiriamo il premier per la giacchetta. Un anno fa con la scelta di aprire la crisi abbiamo salvato l’Italia. Sette anni fa con la scelta di indicare Mattarella abbiamo garantito un mandato presidenziale di alto rilievo. Abbiamo le carte in regola per dire che su questa partita saremo seri, determinati, forse decisivi».
La Lega ha esplicitamente fatto riferimento a un dialogo con Italia Viva. Possibile una convergenza con il centrodestra, magari sul nome di Casini o Amato?
«La Lega ha indicato un metodo, secondo me corretto. Salvini infatti ritiene necessario coordinare un lavoro comune di tutte le forze politiche. Ovviamente, non significa che la Lega dà le carte ma significa che tutti – con pari dignità – devono scegliere l’arbitro dei prossimi sette anni. Poi se Renzi dialoga con Salvini si grida allo scandalo, se Letta e Meloni fanno un incontro al mese va tutto bene. Ma la verità è che il metodo è quello di trovare la maggioranza più ampia. Dei nomi non parlo».
Sareste disposti a sostenere la candidatura di Silvio Berlusconi?
«Ripeto, siamo al lavoro per una candidatura che ottenga il consenso più ampio. Sette anni fa, dopo il bis difficile e generoso di Giorgio Napolitano, scegliendo Mattarella facemmo un capolavoro di tattica parlamentare e di visione politica. Proveremo un’operazione simile».
L’incontro fra Meloni e Moratti, al di là del merito, ripropone il tema della possibile prima volta di una donna al Colle. Crede che i tempi siano maturi?
«Nel 1999 i radicali fecero una pubblicità forte alla candidatura di Emma Bonino, definendola “l’uomo giusto al posto giusto” per il Quirinale. Avevo 18 anni, Bonino non fu eletta, le cose non sono cambiate: non c’è mai stata una donna sul Colle o a Chigi. Ho avuto l’onore di essere la prima sottosegretaria alla Presidenza con Gentiloni e parte dell’unico governo paritario con Renzi: è ovvio che i tempi siano maturi. Ma non so quanto una Presidente donna sia un’ipotesi realistica: i veri giochi cominceranno il 10 gennaio».
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