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Boschi: "Restiamo uniti ma su certi temi non cambiamo idea"

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Intervista a Maria Elena Boschi per «La Repubblica» del 30-05-2025

di Gabriella Cerami

Nessuna spaccatura nel centrosinistra, ma su alcuni temi come il Medio Oriente, l'invio delle armi in Ucraina e i referendum sul Jobs Act manteniamo le nostre idee. Non le cambiamo perché ce lo dicono Giuseppe Conte o Elly Schlein». La capogruppo di Italia viva alla Camera Maria Elena Boschi rivendica l'iniziativa che il suo partito insieme ad Azione di Carlo Calenda ha organizzato a Milano il 6 giugno al teatro Parenti sul conflitto israelo-palestinese.

Perché un evento alternativo alla piazza per Gaza del 7 giugno a Roma?

«Perché Pd, M5S e Avs, in modo legittimo, hanno organizzato un'iniziativa sulla loro piattaforma che era immodificabile. Non c'è stato modo di confrontarci quindi non potevamo aderire a quella manifestazione».

Cosa non condividete del loro approccio?

«C'è una parte dell'opinione pubblica italiana che rivendica il diritto di dire 'Stop a Netanyahu' senza attaccare Israele. Riconosciamo il diritto di Israele ad esistere, chiediamo lo scioglimento di Hamas, la liberazione degli ostaggi e non accettiamo alcun tipo di antisemitismo. C'è un pezzo della comunità ebraica italiana che non si riconosce in posizioni più spostate sulla causa palestinese senza tenere conto delle ragioni di Israele».

Qual è la piattaforma del vostro evento?

«Si chiamerà "Due popoli e un destino" e sarà questo il filo conduttore. Accogliendo le persone a teatro ci sarà un'asta che terrà insieme due bandiere: Palestina e Israele».

Come si svolgerà?

«L'idea è quella di ascoltare più voci, più interventi che pur avendo visioni diverse hanno a cuore il destino della Terra Santa e le esigenze dei due popoli».

Cosa significa l'adesione dei riformisti del Pd alla vostra iniziativa?

«Per noi è un fatto assolutamente positivo che ci siano gli amici del Pd, gli amici riformisti. Ovviamente la loro adesione è legata alla questione mediorientale e non vuol dire che ci sia qualcosa di diverso dal punto di vista politico».

Si può parlare di un riavvicinamento tra Matteo Renzi e Carlo Calenda?

«Lavoriamo insieme perché le sfide di oggi, da Gaza all'Ucraina, dai dazi al futuro europeo sono più grandi dei singoli ego. Siamo pronti ad allearci con tutti quelli che vogliono costruire un'alternativa alla Meloni, figuriamoci se non parliamo con Calenda con cui condividiamo il 90% delle posizioni».

Vi aspettate adesioni anche dal centrodestra, per esempio da Forza Italia?

«Sarà difficile che succeda perché la nostra piattaforma è critica nei confronti del governo Meloni perché assente e incapace. In Aula il ministro Tajani non ha detto sostanzialmente nulla. Ha rivendicato il sostegno sanitario e umanitario ma è mancata completamente la parte politica. Non si capisce come vogliono creare le condizioni per poter arrivare al cessate il fuoco. E sono stati molto prudenti rispetto alla valutazione del governo Netanyahu».