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Boschi: «Niente polemiche. Il problema è Netanyahu, non si deve isolare Israele»

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Intervista a Maria Elena Boschi per «Avvenire» del 06-06-2025

di Matteo Marcelli

L'esponente di Italia viva: «Meloni e Tajani seguono il vento. Sbagliati gli attacchi a Schlein e Conte, ma nel nostro teatro i riformisti dem si sentiranno a casa»

Maria Elena Boschi, deputata e capogruppo di Italia viva alla Camera, perché era necessaria una manifestazione sul conflitto in Medio Oriente diversa da quella convocata da Pd, M5s e Avs?

Abbiamo provato a farne una unitaria chiedendo a Pd, Avs e M5s di discutere alcuni punti ma ci è stato risposto, legittimamente, che la loro piattaforma era immodificabile. Non vi è nessuna polemica con la piazza del 7, ma ci è sembrato doveroso dare voce a quella parte di italiani che vogliono sventolare la bandiera israeliana e quella palestinese, insieme. A chi si riconosce nelle parole di Liliana Segre che critica Netanyhau, ma spiega che il genocidio era un'altra cosa. A quegli italiani che ringraziano i religiosi che custodiscono i luoghi sacri in Terra Santa e danno anche un aiuto concreto ai bambini palestinesi che altrimenti non mangerebbero. Ascolteremo le voci di chi è stato ostaggio e di chi vuole una Palestina libera da Hamas. E manderemo un messaggio politico forte: l'opzione due Stati due popoli non è morta. Anzi, è il destino di quella terra, santa e martoriata.

Cosa dovrebbe fare il governo italiano per il conflitto? Quali sono gli obiettivi della vostra manifestazione a livello politico?

Meloni e Tajani non muovono un dito, non sanno che fare. L'Italia ha sempre giocato un ruolo nell'area, da Fanfani e Moro in poi. E oggi invece siamo non pervenuti. Questo Governo non ha una linea di politica estera purtroppo: segue il vento e i sondaggi, ma non ha un'idea. Noi pensiamo che si debba lavorare con le monarchie del Golfo e i Paesi arabi illuminati a un accordo strategico che dia ad una rinnovata autorità palestinese la forza di governare quella terra senza Hamas. Ma più Israele continua nella strategia di Netanyhau, radendo al suolo Gaza e affamando la popolazione civile, più aumentano i seguaci di Hamas: è un circolo vizioso che rischia di creare un conflitto insanabile per le prossime generazioni.

Alcuni dei politici che hanno aderito alla vostra iniziativa hanno accusato la controparte di antisemitismo. Non le sembra fuori luogo?

Si. Io conosco Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Giuseppe Conte. Su certe cose non siamo d'accordo, ma definirli antisemiti è ingiusto, anzi indecente. L'antisemitismo sta tornando in tutto il mondo, dobbiamo combatterlo insieme. I promotori della piazza del 7 giugno chiedono per Israele le stesse sanzioni applicate alla Russia.

Secondo lei è una proposta ragionevole?

Paragone eccessivo e sbagliato. La Russia ha attaccato l'Ucraina mentre Israele è stato attaccato da Hamas. Io non condivido le posizioni di Netanyhau e penso che prima Israele avrà un differente capo del governo e prima la pace si avvicinerà. Ma chiudere i rapporti con lo Stato d'Israele è un errore politico: serve il dialogo non l'isolamento.

Netanyahu deve essere perseguito per crimini di guerra a suo parere o quella della Cpi è una forzatura?

Da un punto di vista giuridico è discutibile ed è sbagliato da un punto di vista politico mettere sullo stesso piano il leader eletto di uno Stato democratico e degli spietati terroristi. È ovvio che a Gaza ci siano palesi violazioni del diritto internazionale e umanitario, i responsabili dovranno risponderne.

Cosa ne pensa degli esponenti dem che hanno aderito a entrambe le manifestazioni?

Che al Teatro Parenti si sentiranno a casa. Su alcuni temi la pensiamo allo stesso modo. Basta vedere il dibattito sul referendum per capire che c'è una sintonia profonda. Il Pd di Elly Schlein ha innovato profondamente rispetto al passato, ma senza una componente riformista che unisca i valori del cattolicesimo democratico a una tradizione socialista e migliorista non vincerà mai. Se vogliamo mandare a casa un Governo incapace e costruire un'alternativa occorrerà costruire anche una casa riformista, credibile e seria. Ci lavoreremo. Ma oggi mettiamo la testa solo su Gaza. Sui due popoli, sui due stati, sull'unico destino.