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Boschi: La doppia morale rende Meloni come Grillo, basta offese alle donne

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L'intervista a Maria Elena Boschi per "La Repubblica" di Giovanna Casadio

«Il presidente Ignazio La Russa dovrebbe ricordare che ogni suo intervento non è quello di un semplice cittadino, ma di una Istituzione». Maria Elena Boschi, ex ministra, ex sottosegretaria a Palazzo Chigi con delega alle Pari opportunità, ora deputata renziana in commissione di Vigilanza Rai, insiste per un chiarimento su Facci in commissione.

Boschi, lei è vicepresidente della Vigilanza Rai. È opportuno affidare una trasmissione tv al giornalista Filippo Facci dopo quello che ha detto sulla ragazza vittima della presunta violenza nella vicenda La Russa?

«Non condivido la frase di Facci, la trovo del tutto sbagliata. Nel merito vedremo che cosa dirà la Rai e in Vigilanza decideremo. Certo è che bisogna avere delle regole che valgono per tutti. Non si possono cacciare o meno le persone sulla base della simpatia o antipatia. E la commissione di Vigilanza deve sapersi fare rispettare. Io, ad esempio, ho chiesto chiarezza alla Rai su contratti dei collaboratori dell Fatto Quotidiano come Scanzi, Travaglio, Orsini e non ho ancora avuto risposta».

Le frasi sessiste sono ancora all`ordine del giorno?

«È triste da ammettere ma purtroppo è così. Non solo sui giornali o in tv, ma anche camminando per strada o sui social si sentono frasi offensive e denigratorie sulle donne, a volte spacciate per battute. Chi può arrivare a più persone con i propri messaggi, ha un dovere di responsabilità in più. Però mi piacerebbe che ci indignassimo sempre e non a giorni alterni. Quando il Movimento 5 Stelle accusava le donne di altri partiti, in particolare dell`allora Pd, con qualsiasi volgarità, dove era finita l`indignazione?».

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa ha difeso il figlio accusato di stupro oltre ogni ragionevole dubbio?

«Tutti noi comprendiamo l`ansia di un padre che pensa al figlio in difficoltà, ma il presidente del Senato ha perso una buona occasione per tacere. La vicenda è poco chiara, c`è una denuncia, i magistrati devono fare il loro lavoro. La seconda carica dello Stato deve ricordarsi che ogni suo intervento non è l`intervento di un cittadino o di un genitore, ma di una Istituzione. A prescindere dal fatto che per me suo figlio è innocente fino a condanna definitiva, le frasi del presidente La Russa fanno un torto alle donne vittime di violenza che denunciano».

È inopportuno per la seconda carica dello Stato?

«Assolutamente si. Ma quello che mi colpisce è la doppia morale di chi oggi attacca La Russa dopo aver difeso Beppe Grillo e di chi oggi difende La Russa dopo aver attaccato Beppe Grillo. La verità è che i populisti - grillini e sovranisti - hanno un concetto molto strano di garantismo e opportunità politica: dicono quello che vogliono quando tocca a loro essere al centro delle indagini. Quando tocca agli altri sparano alzo zero. E io ne so qualcosa visto come hanno massacrato mediaticamente me e la mia famiglia sia Meloni che Grillo ma nessuno di loro si è mai scusato, nemmeno in privato».

Nel pieno della bufera su La Russa e per le indagini sulla ministra Daniela Santanchè e sul sottosegretario Andrea Delmastro, Meloni tace.

«È in grave imbarazzo. Se anziché i nomi di dirigenti di Fratelli d`Italia ci fossero stati nomi del nostro vecchio Pd, Meloni avrebbe già fatto le manifestazioni come fece ad Arezzo per Banca Etruria o chiesto le dimissioni come fece per tanti ministri a cominciare da Federica Guidi. Si compie il contrappasso più evidente per i finti garantisti di Fratelli d`Italia».

Italia Viva, il suo partito, si è detto garantista su Santanchè, quindi non ne chiederete le dimissioni?

«Chiedere le dimissioni è diventato uno sport nazionale che non fa altro che ricompattare la maggioranza. Noi abbiamo fatto un intervento perfetto in Senato, con Enrico Borghi, che ha elencato le contraddizioni della premier attribuendo a lei e alla sua ministra la responsabilità politica di decidere se andare avanti con Santanchè o fermarsi. Lasciamo che le contraddizioni scoppino al loro interno. Io non ho mai chiesto le dimissioni per un avviso di garanzia, non comincerò ora. E preferisco lo schiaffo morale di non fare ad altri ciò che gli altri hanno fatto a noi».

Tra governo e magistratura è di nuovo ring?

«Questo è ciò che mi preoccupa di più. Faccio un appello a tutti ad abbassare i toni. Lo scontro ideologico toghe/politica serve solo agli estremisti di entrambi gli schieramenti. La maggioranza di magistrati e politici vuole il confronto civile a partire dal ddl Nordio».

A voi renziani la riforma piace? E la voterete?

«Decideranno i gruppi parlamentari ma prima di sapere se ci piace, vorremmo vedere il testo che al momento non è ancora firmato dal Quirinale. Per Azione la seguirà Enrico Costa alla Camera, per Italia Viva direttamente Matteo Renzi al Senato. Sui punti della riforma che fanno già parte del nostro programma elettorale del Terzo polo, immagino che voteremo a favore. Aspettiamo il testo».