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Boschi: “Ho denunciato uno stalker. Non bisogna mai tacere"

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Intervista di Luigi Caroppo, "QN", 11 marzo 2021.    

Tormentata di nuovo da uno stalker, ha presentato denuncia alla procura di Roma. Maria Elena Boschi, ex ministra, deputata di Italia Viva, è stata sentita, in osservanza del Codice rosso, in tempi brevi dagli inquirenti. Solidarietà trasversale dai partiti.

Onorevole Boschi lei dimostra a tutte le donne che bisogna reagire, anche al minimo segnale di molestia.
«Non si deve aver paura di denunciare. So benissimo che per molte donne è più difficile di quanto lo sia stato per me perché sono più sole e vulnerabili e perché non sempre si è credute. O perché magari chi le molesta è una persona a cui sono o sono state legate».

Non è la prima volta che subisce molestie. Già nel 2017 ha denunciato uno stalker. Come viene condizionata la vita di una persona?
«Purtroppo gli episodi negli anni sono stati vari e ho sempre denunciato anche se ho cercato di non parlarne per evitare effetti emulativi. Anche stavolta avrei evitato se la notizia non fosse uscita sulla stampa. Vivere con una persona che non conosci che ti scrive ossessivamente, a volte in modo minaccioso, e che si reca di proposito nei luoghi che frequenti per `incontrarti` genera insicurezza e ti cambia le abitudini».

Ne ha parlato col suo compagno, con la sua famiglia, con gli amici, con qualche collega immagino.
«Ne ho parlato con Giulio e con le persone a me più vicine. Purtroppo ci sono già passata. I rischi non vanno sottovalutati».

Spalle larghe e reagire. Non è sempre facile però.
«Per me è più semplice, vorrei incoraggiare anche le altre a superare la comprensibile paura e denunciare. Purtroppo la storia di tante, anche di care amiche come Lucia Annibali, dimostra che non sempre un molestatore si ferma agli atti persecutori o alla minaccia».

Le norme ci sono. Bisogna fare comunque di più?
«Le norme ci sono. Molto è stato fatto negli ultimi anni. Nella scorsa legislatura abbiamo lavorato su stalking e introdotto il reato di femminicidio. Bisogna lavorare ancora di più, come sta già facendo la ministra Bonetti, sull'educazione alla parità e al rispetto, ma anche sui percorsi rieducativi per gli autori dei reati. Bisogna cambiare prima di tutto una certa cultura maschilista».

Lei è un personaggio politico e quindi sensibile al problema. Portando avanti le sue battaglie e denunciando si sarà immaginata anche quelle donne sole stalkerizzate che vivono in una piccola realtà.
«Ho cercato di farlo quando ho avuto la responsabilità delle Pari opportunità al governo e ogni giorno come parlamentare. Penso che proprio chi ha maggiore visibilità possa e debba fare di più per le altre donne».

Che profilo di maschio abbiamo di fronte quando pensiamo a uno stalker? Ignorante e misogino? Violento e represso?
«La mia esperienza è con persone che non conoscevo, ma ho poi appreso che avevano profili molto diversi: da chi era seguito già dai servizi sociali, a `normali` padri di famiglia. I dati ci dicono che può diventarlo chiunque».

Da dove partire per cambiare rotta? Lei già quattro anni fa parlò di una battaglia di civiltà con gli uomini in prima fila.
«Senza un vero coinvolgimento degli uomini non potremo mai vincere questa battaglia. lo ci credo molto».