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Boschi: "Il Governo rischia la rottura? Spero di no, ma temo di sì. Non diamo pieni poteri a Conte"

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Estratto dell'intervista di Maria Teresa Meli, "Corriere della Sera", 8 dicembre 2020.

Onorevole Boschi, l'altro ieri lei ha abbandonato il vertice sul Recovery fund: una sfida a Conte?
«Al contrario. Noi abbiamo chiesto da mesi di discutere in Parlamento del Recovery fund. E abbiamo promosso una discussione interna alla maggioranza. Italia Viva chiede, pubblicamente, un dibattito alla luce del sole. Il premier ha fatto un'intervista sabato per dire che aveva già deciso tutto, che si sarebbe creata una governance con trecento consulenti, che i progetti erano già stati predisposti con commissari in grado di avere poteri sostitutivi rispetto ai ministeri. Noi non stiamo sfidando il premier, stiamo solo difendendo le istituzioni di questo Paese: non abbiamo voluto dare i pieni poteri a Salvini, non intendiamo darli a Conte».

Non si rischia la rottura?
«Spero di no, ma temo di sì. Non stiamo alzando i toni, noi: siamo in presenza di un fatto gravissimo. Non è possibile che il premier sostituisca il governo con una task force, i servizi segreti con una fondazione, le sedute parlamentari con le dirette Facebook. Sono mesi che chiediamo una discussione parlamentare e scopriamo oggi un piano di cento pagine che commissaria i ministri con un emendamento in legge di Bilancio? Se il premier vuole rompere ci dispiace, ma faccia pure. Il richiamo alla responsabilità non può essere a senso unico».

Cosa contestate nel metodo?
«Ci sono centinaia di morti ogni giorno e il Pil è a meno 10%. Davanti a questa emergenza la maggioranza di governo ha il dovere di proporre un piano serio al Paese. Noi abbiamo chiesto trasparenza e se vediamo che c'è un progetto scritto nottetempo, senza consultazione né dentro al governo, né in Parlamento, né nella società, né con le categorie, significa che abbiamo un problema. Non vogliamo esautorare il governo, il Parlamento, i servizi segreti, le istituzioni».

E nel merito?
«Lei ha letto il piano francese? È fatto molto bene ed è pronto già da settimane. Noi siamo ancora fermi quando gli altri già stanno correndo sui progetti. Sblocchiamo le opere, liberiamo risorse, aiutiamo chi non ce la fa, puntiamo su istruzione e formazione anziché passare le settimane a distribuire prebende e incarichi. Ci sono duecento miliardi che vengono dall'Europa: non possiamo sprecarli, men che mai adesso. E poi naturalmente c'è la questione del Mes: dire no ai soldi per la sanità pubblica in nome di un interesse ideologico è masochismo».

Chi lo desidera può leggere l'intervista completa a questo indirizzo.