Estratto dell'intervista di Maria Teresa Meli, "Corriere della Sera", 11 marzo 2021.
La capogruppo di Italia Viva, Maria Elena Boschi, qualche giorno fa ha presentato una denuncia per stalking alla procura di Roma: email, telefonate, attacchi al suo profilo Instagram da un uomo che lei non conosceva personalmente.
Onorevole, da quanto la perseguitava il suo stalker?
«Da inizio settembre. Ha iniziato, come spesso accade, con un messaggio cortese e, poi, è stata una escalation».
Erano messaggi inquietanti?
«Intanto erano messaggi quotidiani e in molte occasioni anche vari nello stesso giorno. E poi sono messaggi che mostrano uno scarso equilibrio di chi li scrive: variano molto, dalla preoccupazione ossessiva per la mia sicurezza alla pseudo attrazione fisica nei miei confronti, fino al pensiero della mia morte. Ho aspettato a lungo, ma a un certo punto la situazione si è aggravata. La molla è stata il fatto che si recasse nei luoghi che frequento a Roma e non solo a Roma. In questi casi è bene denunciare per bloccare un ulteriore peggioramento. Non si sa mai fino a che punto possano spingersi».
Ha avuto paura per la sua incolumità fisica?
«Rispetto a molte altre donne sono sicuramente fortunata per l'attenzione che c'è sulla mia sicurezza personale, legata anche al ruolo pubblico che ricopro. Tuttavia, non sentirsi sicure nel fare una corsa da sola la mattina presto o banalmente andare a fare la spesa al supermercato non è una bella sensazione. Sei costretta a cambiare la tua quotidianità. E io sono stata anche fortunata rispetto a tutte quelle donne che hanno dovuto subire di peggio, perché, purtroppo, non sempre chi molesta si ferma alle minacce».
Ritiene che la legge sullo stalking sia una garanzia di sicurezza sufficiente?
«Avere questa legge, come quella sul femminicidio, è già un grande risultato. Il vero investimento però è quello sull'educazione alla parità di genere e al rispetto dell'altro in generale. Per questo, anche da ministra alle Pari opportunità, ho insistito per finanziare progetti nelle scuole. Solo superando la cultura maschilista e con il coinvolgimento anche degli uomini, fin da piccoli, potremo vincere questa battaglia».
Chi lo desidera può leggere l'intervista completa a questo indirizzo.