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Boschi: D'Amico conti su di noi. L'Abruzzo è in crisi economica

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Intervista a Maria Elena Boschi per "Il Centro" di Domenico Ranieri

Il suo arrivo in Abruzzo ha un duplice obiettivo: quello di sostenere il candidato alla Regione di Patto per l'Abruzzo, Luciano D`Amico, e poi contribuire alla costruzione di un'area riformista in Abruzzo (vedi pezzo in pagina ndr) che ha l'obiettivo di ampliare l'orizzonte politico del centro. Alla vigilia della sua "mission" politica Maria Elena Boschi, deputata di Italia Viva, risponde alle domande del Centro.

Onorevole Boschi, lei arriva in Abruzzo in un momento in cui in Italia l'attenzione verso i femminicidi è altissima. Da donna e soprattutto da legislatore, qual è la strada da percorrere per contrastare la violenza sulle donne?

L'uccisione drammatica di Giulia ci ha colpito così tanto perché è come se ci avesse detto: può succedere a qualsiasi donna. E un dolore che va trasformato in azione. Non solo leggi ma una rivoluzione culturale ed educativa per affermare la parità sostanziale tra uomini e donne.

Può bastare il pacchetto sicurezza appena approvato oppure l'inasprimento delle pene rappresenta un palliativo?

Purtroppo le leggi da sole non bastano. Nemmeno aumentare le pene. Occorre investire nella formazione dei magistrati, delle forze dell'ordine, degli insegnanti. Servono soprattutto buoni modelli di riferimento e gli uomini in questo sono fondamentali.

Lei partecipa a un incontro sul tema "Riformisti per l'Abruzzo". L'alleanza con +Europa e Socialisti ha l'ambizione d costruire un'area moderata e riformista con vista sull'Europa. Basterà o bisogna ampliare l'orizzonte politico?

Noi siamo impegnati con Matteo Renzi nella costruzione di un centro che tenga insieme l'esperienza riformista, quella socialista, liberale e popolare. La sfida, in vista soprattutto delle Europee, è un progetto che vada oltre Italia Viva e che sia alternativo a populismo e sovranismo e metta al centro i valori europei.

In Abruzzo, tra pochi mesi, si voterà per il rinnovo del Consiglio regionale. E stata costruita un'alleanza molto ampia che va dal Movimento Cinque Stelle ai partiti riformisti. Il modello può essere replicato a livello nazionale?

Non c'è nessun modello più o meno replicabile. In Abruzzo Italia Viva fa la scelta migliore per i cittadini di questa Regione. Ogni indicatore economico racconta lo stato di emergenza dell'Abruzzo: il Pnrr è al palo e neanche i fondi lasciati dal Masterplan di Renzi sono diventati cantieri. L'Abruzzo ha bisogno di cura e premura, di competenza e serietà. Con Camillo D`Alessandro stiamo verificando se ci sono le condizioni per la costruzione di una lista dei riformisti abruzzesi, insieme a +Europa e Socialisti. D'Amico può comunque contare sul nostro sostegno.

Il candidato presidente di Patto per l'Abruzzo, Luciano D`Amico, è un ex rettore che è riuscito a convincere un po' tutti della necessità di stare insieme per provare a conquistare la regione. Nel Paese c'è qualcuno che possa fare come Frodi con l'Ulivo?

Penso che sia più utile partire dalle proposte che dai nomi per battere la destra. Il governo Meloni va incalzato perché da quando ci sono loro gli italiani stanno peggio. La Meloni ha aumentato le tasse, obbligato i me- dici ad andare in pensione, tagliato su non autosufficienza. E da quando c'è la Meloni sono raddoppiati gli sbarchi irregolari.

Lei ha ricoperto il ruolo di Ministro con il governo Renzi. Quale è stato l'errore principale che ha determinato il crollo di consensi?

E già un miracolo che siamo ancora capaci di suscitare entusiasmo e addirittura essere attrattivi per tante persone nuove dopo quello che ci hanno scaricato addosso negli anni tra inchieste giudiziarie concluse nel nulla e odio costante e fake news di ogni tipo sui social. Abbiamo pagato un prezzo molto alto per il coraggio delle nostre riforme ma servivano al Paese. Dopo 7 anni, non a caso, sono ancora lì: dal jobs act, alle unioni civili, da industria 4.0 alla riforma della Pubblica amministrazione.

Lei ha vissuto sulla sua pelle accuse e insulti per una vicenda giudiziaria legata a Banca Etruria, da cui suo padre è uscito nel migliore dei modi: con un'assoluzione. C'è un modo per evitare che prima della sentenza definitiva il giudizio sia espresso dai social o da giornali schierati?

Sono stati 7 anni molto dolorosi per mio padre e tutta la mia famiglia perché il processo dei talk show e dei social lo ha condannato anche se il tribunale lo ha assolto. Occorrerebbe una stretta di vite sull'odio, le offese, le minacce che girano sui social. Purtroppo delle responsabilità enormi per questo clima di giustizialismo mediatico e violenza verbale l'hanno anche i populisti che lo hanno usato come arma politica contro gli avversari.

L'Abruzzo è alle prese con tematiche importanti: il raddoppio della ferrovia Roma-Pescara, le infrastrutture, il lavoro, la sicurezza, il turismo. Italia Viva quale ricetta propone?

Stiamo contribuendo alla stesura del programma, ma noi da sempre siamo quelli del sì allo sviluppo e alle opere infrastrutturali. Intanto il Governo nazionale però ha tagliato le risorse del Pnrr ai Comuni, ad esempio per la rigenerazione urbana e le periferie, così come per il raddoppio ferroviario. La sanità abruzzese è letteralmente scoppiata. Liste di attesa incredibili, abruzzesi che cercano cure fuori regione o non si curano proprio sono troppi. Sto ai dati, ai numeri: non c'è un settore in cui l'Abruzzo sia migliorato. La sensazione dall'esterno è di una Regione diventata periferia di Roma. E meno male che l'Abruzzo è il collegio elettorale della presidente Meloni. Si è fatta eleggere qui ma poi ha dimenticato questa terra. Sulle infrastrutture l'Abruzzo è tornato all'anno zero nonostante una massa di risorse. Esiste un gigantesco problema di assenza di politica industriale che pagano soprattutto i giovani.

Lei, che nel 2016 con un referendum scommise sull'approvazione del vostro pacchetto di riforme, cosa consiglierebbe a Meloni? Voi non siete contrari all'elezione diretta del Premier, ma pensate ci siano delle correzioni da fare alla proposta in campo?

Siamo stati i primi a proporre l'elezione diretta del presidente del consiglio, il cosiddetto "sindaco d'Italia". Non cambiamo idea solo perché ora lo ha proposto anche la Meloni. Però la proposta del governo non funziona. Dalla norma anti ribaltone, al ballottaggio, al limite ai mandati, così non gira. Il premier non può nemmeno nominare i ministri. Proporremo delle modifiche e vedremo se il Governo è interessato a fare le cose per bene o a piantare bandierine in vista delle europee.