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Boschi: "Così si intasano soltanto i tribunali, meglio votare la proposta di Costa"

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Intervista a Maria Elena Boschi, di Barbara Jerkov, per "il Messaggero" dell'11 gennaio 2020.

Il premier e Bonafede hanno proposto una mediazione sulla prescrizione, distinguendo l'applicabilità delle nuove norme tra condannati e assolti. Qual è il suo giudizio presidente Boschi?
«Un passo insufficiente. Per noi il problema rimane. Bisogna accelerare i tempi della giustizia e con questa riforma si fa l'opposto intasando i tribunali di processi senza fine. Di fatto, la presunzione di innocenza si fermerebbe al primo grado con buona pace dei principi costituzionali. Un processo senza fine è la fine della giustizia e io credo che la mezza retromarcia di Bonafede sia ancora largamente insufficiente».


Potreste davvero a questo punto votare il testo di Forza Italia?
«Al momento, resta migliore l'ipotesi di tornare alla disciplina precedente votando la proposta di Costa».

Il Pd in teoria è assai critico sul tema, in concreto mi pare più pronto di Italia Viva ad accettare un compromesso. O sbaglio?
«Lo vedremo. La politica è fatta di compromessi, ma in questo caso si tratterebbe di rinunciare a un principio costituzionale trasformando i cittadini da innocenti in attesa di giudizio a imputati permanenti. Senza contare che solitamente se c'è un condannato, c`è anche una vittima di reato che rischierebbe di non ottenere giustizia. Confido che il Pd non abbia cambiato pelle».

Ritiene verosimile in queste condizioni che la delega arrivi in Cdm la prossima settimana, come hanno detto sia Bonafede che i dem?
«Mi pare che i Cinque Stelle siano più interessati a mettere le bandierine in attesa delle elezioni regionali che non a risolvere concretamente i problemi. Può darsi che ci provino, vedremo il testo. I riformisti mettono in campo soluzioni credibili, i populisti mettono in pista le bandierine elettorali. Noi abbiamo scelto la politica, non il populismo».

Anche sulla revoca della concessione di Autostrade Italia Viva si è detta pronta a "fare le barricate". È così?
«Non si tratta di fare le barricate. E meno che mai di difendere i responsabili del crollo di Genova. Chi è colpevole lo decide la magistratura, non Twitter o la piattaforma Rousseau. Una revoca della concessione senza base giuridica ci espone alla sanzione europea, alla fuga degli investitori, al danno contabile. In assenza di regole chiare si rischia di regalare miliardi di euro a Autostrade. Per non parlare poi del rischio che restino senza tutele i lavoratori e si blocchino gli investimenti. Il governo si occupi di avere una linea chiara in Libia, non di inventarsi norme astruse sulle concessioni. Chi è colpevole deve pagare. Ma chi è colpevole non lo decidono i post di Di Maio».

A proposito di Libia, il premier Conte ha invitato i protagonisti a palazzo Chigi ma la mossa si è trasformata in uno scivolone diplomatico. Pensa che il governo si stia muovendo nel modo giusto?
«La questione libica è enorme. Il problema non è invitare due leader per far fare un bel servizio al Tg o avere la foto in prima pagina il giorno dopo. Il problema è avere una chiara visione di politica estera che non permetta - ad esempio - alla Turchia di diventare decisiva in questa area. Anche perché il Nord Africa significa sicurezza, energia, immigrazione. Se l'Europa si disimpegna dal Mediterraneo Bruxelles perde un`occasione, Roma perde la faccia»

Un`ultima domanda, presidente sull'altro tema di queste ore: la riforma elettorale. C`è un accordo di maggioranza che prevede un proporzionale con sbarramento al 5%. Iv non teme una soglia così alta?
«E perché dovremmo? Il nostro obiettivo è arrivare a doppia cifra. Se continua così chi rischia di restare sotto il 5% è il Movimento cinque stelle, non noi. Credo che il vero sondaggio su Italia Viva sarà quanto prende la lista Bonaccini in Emilia o quanto prenderemo in Toscana. Fino ad allora sono e saranno tutte chiacchiere. Noi intanto il 2 febbraio riuniremo l'Assemblea Nazionale e partiremo con l'organizzazione sul territorio. Il meglio deve ancora venire per quanto ci riguarda. Sono invece preoccupata della mancata crescita del Paese: dobbiamo rilanciare su economia, a cominciare dal Piano Italia shock. L'obiettivo è tornare a crescere come crescevamo con i nostri governi. Si può fare, ma bisogna correre».