L'intervista ad Enrico Borghi per Repubblica del 6-01-2024
di Concetto Vecchio
Enrico Borghi, membro del Copasir, chi minaccia Giorgia Meloni?
«Ah, questo dovrebbe spiegarlo lei agli italiani. Non è possibile che in un Paese democratico qualcuno possa spaventare la presidente del Consiglio».
Cosa intendeva dire con quel "pensano che ti spaventi se non fai quello che vogliono?"
«Un pubblico ufficiale non può evocare non meglio precisate entità. Se è a conoscenza di pressioni indebite deve riferirle alla magistratura».
Lo farà?
«Preferisce l'allusione».
Non è ricattabile, giura.
«Chi la starebbe ricattando? Lo dica!».
A chi si riferiva, secondo lei?
«Qui si possono solo fare congetture. Un corpo dello Stato? Figure fuori dalle istituzioni? Mondi stranieri? Non si possono lasciare per aria simil affermazioni».
Qual è il rischio?
«Che questa uscita possa alimentare una ridda di sospetti. Un premier non può permetterselo, deve preservare la tranquillità delle istituzioni».
È materia da Copasir?
«Il Copasir ha una competenza strettamente giuridica. Interviene se i servizi hanno riscontrato i sospetti in un'informativa».
Ma non si pone un problema istituzionale?
«Per questo penso che dovrebbe presentare una denuncia in sede penale. A meno che il problema sia un altro».
Quale?
«Forse teme un'iniziativa giudiziaria E in questo modo intende mettere le mani avanti, o mandare un avvertimento».
Un messaggio alle Procure?
«Sì. Del resto c'era già stata l'intervista del ministro Crosetto. Sono due uscite simili».
Le sembra l'ipotesi più plausibile?
«Tra le tante mi pare la più concreta».
Molti pensano che sia nervosa da quando è riaffiorato il fantasma di Draghi.
«Qui siamo alla paranoia. Davvero si può pensare che Draghi stia tramando alle sue spalle? Suvvia!».
Lo ha attaccato.
«Sì, dopo che Repubblica ha rivelato che poteva andare a presiedere la Commissione europea».
C'entra l'uscita di Gianni Letta contro il premierato?
«Gli ha sbattuto la porta in faccia. Sul premierato vuole il referendum. Va avanti. La Russa invece aveva aperto. La dice lunga sul nervosismo di palazzo Chigi».
Lei lo legge come un segno di difficoltà?
«Sì, Meloni è in confusione».
Come lo spiega? Non ha rivali.
«È in una condizione politicamente invidiabile, con un'opposizione frammentata. Eppure è piena di nervosismo, con una classe dirigente che le combina solo guai».
Sì, ma come si spiega però?
«Con un deficit di autorevolezza. Non è adeguata. E non dimostra di avere in mano le redini del vapore, vedendo fantasmi laddove non ci sono».
Le manca la grazia di Stato?
«È ferma al complottismo di Colle Oppio».
Alla logica del soli contro tutto?
«Non riesce a fare il salto da leader di opposizione a capo del governo».
Ambisce a essere una leader dei conservatori.
«Non è né Thatcher, né De Gaulle, né Merkel né Kohl. L'eterno evocare i poter forti si scarica sulle istituzioni».
Non è un rischio esagerato?
«Un partito conservatore preserva le istituzioni, non le terremota. Difende l'Europa, approva il Mes».
Sembra una politica sicura di sé. «L'evocazione di nemici inesistenti dice esattamente il contrario».