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Borghi: «Bene il ddl Nordio. Ma il governo continua a moltiplicare i reati»

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L'intervista ad Enrico Borghi per Il Dubbio del 10-02-2024

di Giacomo Puletti

Il percorso per un reale riforma della giustizia è ancora lungo, ma il ddl Nordio è un primo passo».

Parole del capogruppo di Italia Viva in Senato, Enrico Borghi, che però fissa dei paletti.

«Rimangono da trattare la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei magistrati, l'abuso della carcerazione preventiva, la situazione drammatica delle carceri, che stanno esplodendo - dice - E la destra sta portando avanti una legislazione panpenalistica di cui l'emergenza carceri è l'estrema conseguenza».

Capogruppo Borghi, Iv ha votato a favore del ddl Nordio, ma con alcune riserve: come giudica il provvedimento?

«Se fosse dipeso da noi il ddl Nordio sarebbe già stato approvato. Abbiamo lavorato nel merito in commissione e siamo entrati nel merito in Aula, senza un atteggiamento pregiudiziale. Ma certo questo non è un ddl del tutto soddisfacente, perché rimangono da trattare la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei magistrati, l'abuso della carcerazione preventiva, la situazione drammatica delle carceri, che stanno esplodendo.»

Crede che il ddl Nordio sia in controtendenza rispetto all'atteggiamento del governo sulla giustizia?

«Di certo c'è il tema di una legislazione panpenalista che la destra sta portando avanti, avendo già creato 15 nuovi reati e avendo inasprito le pene per reati che potrebbero benissimo essere risolti in sede amministrativa. Il percorso per un reale riforma della giustizia è ancora lungo, ma il ddl Nordio è un primo passo.»

Pensa che il clima di scontro tra garantismo e giustizialismo possa in qualche modo essere superato?

«Una premessa: il garantismo è un principio sancito in Costituzione e nella Carta Europea dei diritti dell'uomo. Il garantismo sta alla democrazia come il giustizialismo sta ai regimi illiberali. Noi siamo dalla parte della costituzione. Mi auguro che prima o poi tutti i partiti dell'arco costituzionale arriveranno ad avere questo punto di vista.»  

Anche con pezzi dell'opposizione?

«Rileviamo che ci sono elementi di natura giustizialista che attraversano in maniera marcata un pezzo dell'opposizione, basti pensare agli interventi del senatore Scarpinato in Aula, che giudico di un corporativismo incredibile. E spiace dover assistere a un Pd che ha abdicato alla sua vocazione riformista per accodarsi alla natura giustizialista del M5S.»  

Spesso anche nelle retrovie della maggioranza affiora tale concezione, ma l'abolizione dell'abuso d'ufficio in fondo era chiesta anche da molti sindaci dem. Che ne pensa?

«Di certo, talvolta in maniera più subdola e sotterranea, il giustizialismo riaffiora anche nella maggioranza. Ed è il motivo per cui il ddl Nordio non ha avuto il coraggio di affrontare almeno alcune delle materie sopra citate. Resta il fatto che l'abolizione dell'abuso d'ufficio è per noi un atto di civiltà giuridica ed è per questo che noi l'abbiamo sostenuto e lo sosterremo fino in fondo.»

Lei ha citato poco fa l'emergenza carceri: può esserci una convergenza di tutte le opposizioni sul tema, visto che in Aula gli interventi di Iv, Pd e M5S sono andati nella stessa direzione?

«Auspico non solo una convergenza di tutte le opposizioni ma un soprassalto di consapevolezza da parte delle forze di maggioranza e del governo. Parliamoci chiaro: la situazione delle carceri è esplosiva, come sta ricordando anche Roberto Giachetti con il suo sciopero della fame. Siamo di fatto tornati ai tempi della sentenza Torreggiani e del messaggio urgente del presidente Napolitano sulle carceri. Se si costruisce una concezione panpenalistica finalizzata a interpretare il carcere non come luogo di rieducazione ma come il parcheggio di persone considerate ostacolo alla pubblica convivenza, poi la conseguenza sono quelle che viviamo oggi.»

Secondo la presidente del Consiglio la soluzione è costruire nuove carceri: condivide?

«Voler costruire nuove carceri significa rifiutarsi di affrontare il problema nell'immediato. E invece servono interventi urgenti, così magari si avrebbe anche più credibilità nel dire a Orban di rispettare le direttive europee in materia di detenuti, come nella vicenda Salis.»

Un altro tema sul quale Iv è spinta a sostenere la maggioranza, ma solo a certe condizioni, è il premierato: lo voterete?

«La nostra decisione è subordinata alle scelte parlamentari. Intanto notiamo con disappunto il fatto che non vi sia lo sforzo di costruire consenso per il raggiungimento dei due terzi dei voti, condizione che consentirebbe di riformare la Costituzione senza il ricorso al referendum. Sforzo che noi facemmo con il vituperato patto del Nazareno, pagandone le conseguenze. Questo è stato un primo errore della maggioranza, al quale ha fatto seguito un secondo errore, stavolta dell'opposizione.»

Quale?

«Siamo l'unico gruppo di opposizione ad aver presentato un proprio disegno organico di riforma, assistendo a una fuga di tutti gli altri sui palchi dei comizi urlando al furto della democrazia. Questo è un doppio errore: primo perché ci si sottrae al confronto parlamentare nel momento in cui lo si rivendica, e poi perché si legittima l'azione del governo, che si chiude a ricco nel perimetro della maggioranza attuando la logica del muro contro muro.»

Pensa sia ancora possibile un accordo?

«La riforma della Costituzione, in particolare sulla forma di governo, non è una questione di tecnicismi, ma di politica. Parliamo dell'idea di democrazia che si ha in testa. Questo è il punto chiave da cui discende un secondo aspetto essenziale: la riforma costituzionale deve, e sottolineo deve, andare in parallelo con la legge elettorale. La lettura del mosaico non può avvenire se non mettendo tutti i tasselli al loro posto. In questo quadro rientra anche l'elezione diretta del presidente della commissione europea, passo fondamentale per arrivare agli Stati Uniti d'Europa.»

La legge elettorale, cioè l'insieme delle "regole del gioco", di solito si scrive insieme.

«Qui gli unici due partiti che stanno decidendo il da farsi sono FdI e Lega, che hanno stretto un patto leonino basato sullo scambio tra Autonomia e premierato. Ma ci sono alcuni punti inaccettabili. Prevedere un "secondo premier" significa costituzionalizzare il diritto di fronda interna, e ciò è figlio del fatto che Salvini non si fida di Meloni e si marcano a vicenda. D'altronde, gli statisti pensano alle prossime generazioni, qualcun altro alle prossime elezioni.»