Europa Ucraina

Bonetti: “Una rete per aiutare i bimbi”

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L’intervista di Francesco Malfetano, il Messaggero, 6 marzo 2022

«In Italia stanno arrivando bambini che hanno conosciuto ciò che in Europa la nostra generazione non aveva mai visto. Si ritrovano ora sradicati in un Paese straniero, dobbiamo farli sentire a casa. Perché l`Europa è la loro casa». E determinata la ministra della Famiglia Elena Bonetti. «Nessuno sarà lasciato indietro» dice riferendosi alle migliaia di bambini in arrivo dall’Ucraina. Per loro si sta preparando una rete di supporto che partendo dalle scuole si rafforzerà nel lavoro di associazioni e volontari da sempre molto presenti sul territorio italiano. Le risorse? Non mancheranno. «Per i minori non accompagnati stanzieremo 20 milioni di curo». 

Ministra lei è appena rientrata dal vertice Ue in cui si è stabilito che «la protezione dei bambini è un’assoluta priorità». Come verranno tutelati? 
«Quella dell’altro ieri a Parigi era una conferenza ministeriale con i colleghi Ue che hanno la delega all’infanzia, nell’ambito della presidenza francese del Consiglio dell’Ue. Si è trattato soprattutto il progetto della Child Guarantee. Cioè un programma comunitario che prevede azioni e finanziamenti per prevenire e contrastare povertà infantile ed educativa, oltre all’esclusione sociale. È un’ottica nuova perché tratta le politiche per l’infanzia non solo come politiche sociali, ma si stabilisce che debbano avere finanziamenti ed obiettivi specifici». 

E per la gestione dell’emergenza attuale cosa significa? 
«La crisi ucraina ha fatto irruzione con forza nella conferenza. E infatti su proposta francese abbiamo aderito ad un documento che condanna l’invasione russa e riconosce che c’è in corso una lesione della convenzione dei diritti dell’infanzia. Per questo serve un coordinamento Ue che si articolerà su più fronti. Da un lato con i corridoi umanitari per dare priorità a famiglie con minori e minori non accompagnati. Dall’altro c’è il tema dell’accoglienza, per tutte le specifiche situazioni. Si dovrà garantire sostegno a bambini disabili e malati con una specifica presa in carico per il trasporto, le strutture, le cure, la continuità educativa». 

Si è tenuta una prima riunione del Tavolo sui Minori convocato con il ministro Di Maio. Cosa si è deciso? 
«La prima cosa da fare è un coordinamento efficace della rete di solidarietà che è già attiva in Italia. Cioè un’integrazione delle azioni, non solo a livello istituzionale ma soprattutto a livello territoriale. L’Italia con associazioni, terzo settore, enti locali e tante altre realtà, ha strumenti e tradizione per far fronte all’emergenza. Uniremo diversi canali per creare un sistema Paese. La Protezione civile, insieme ai ministeri competenti, sta già iniziando una fase operativa di coordinamento». 

In Italia sono arrivati già quasi 3.500 bambini. Nei fatti come li accogliamo? 
«I protocolli internazionali già prevedono le modalità di presa in carico. Abbiamo una rete di centri di accoglienza per i minori e i minori non accompagnati. Ma credo che oggi bisogna essere consapevoli del fatto che c’è mi percorso da disegnare nell’accoglienza per trovare spazi, processi, strumenti, che permettano un’integrazione rispettosa dei diritti dei bambini. li aiuteremo anche ad integrarsi nelle nostre scuole. Il tutto all’interno di quella protezione temporanea che la Ue ha messo in campo in maniera straordinaria». 

E più a lungo termine? I bimbi dovranno andare a scuola. 
«Il ministero dell’Istruzione ha già diramato una circolare con le prime indicazioni, che prevedono risorse anche per supporto psicologico e linguistico dei piccoli arrivati. La scuola è uno dei presidi di comunità e di accoglienza ma, ripeto, va affiancata dal terzo settore e dall’educazione non formale, dal gioco allo sport ad esempio. Mondi che possono restituire uno spazio di speranza ai più piccoli. Sono bambini che hanno conosciuto ciò che in Europa la nostra generazione adulta non aveva mai visto. Si ritrovano ora sradicati in un Paese straniero, dobbiamo farli sentire a casa. Perché l’Europa è la loro casa». 

Le risorse sono state trovate? 
«Come governo nell’ultimo cdm abbiamo stanziato le prime risorse per la gestione dell’emergenza. Ma arriveranno altre misure. Come ministero della Famiglia, le anticipo, metteremo in campo 20 milioni di euro destinati in particolare all’accoglienza dei minori non accompagnati, tra cui quelli che arrivano evacuati dagli orfanotrofi». 

Si sta dibattendo molto sulla questione dei vaccini. Il 35% degli Ucraini non è immunizzato. Cosa faremo? 
«Per ora è stato giusto predisporre percorsi straordinari per provvedere ai tamponi a tutela della salute personale e comunitaria. Ma si dovranno introdurre percorsi dedicati alla vaccinazione di queste persone, è un atto di estrema solidarietà. Perché il vaccino è ciò che a noi ha restituito la quotidianità. Devono avere le nostre stesse garanzie di sicurezza». 

C’è chi dice che i profughi ucraini scappano da "una guerra vera", che ne pensa? 
«Non esistono profughi o rifugiati di serie a e di serie b. C’è un’emergenza e la gestiremo come abbiamo sempre fatto, con solidarietà e coesione. Questa volta non siamo il primo paese di accoglienza. Non siamo la frontiera. Ma non ci tireremo indietro e agiremo con la stessa coscienza che abbiamo sempre sollecitato agli altri paesi Ue».