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Bonetti: "Un progetto con il Consiglio Nazionale Forense per combattere le discriminazioni"

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L'intervento pubblicato da "il Dubbio", 7 novembre 2020.

Un progetto contro le discriminazioni per motivi di orientamento sessuale, identità di genere e razziali. È quello presentato ieri online dal Consiglio nazionale forense assieme alla Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, curato dalla Commissione diritti umani del Cnf e finalizzato all'inclusività delle persone a rischio.

Un progetto che arriva a ridosso dell'approvazione alla Camera della legge Zan contro l'omotransfobia e che si articolerà in un corso di 20 ore su 10 giornate, destinato ad avvocate e avvocati, con lo scopo di aprire uno spiraglio e accrescere il pacchetto di strumenti a disposizione dei professionisti per difendere al meglio i diritti di persone che, anche in questo periodo storico, molto spesso si trovano relegate più ai margini della tutela.

Le ragioni alla base dell'interesse del Consiglio nazionale forense al tema dell'inclusione si rintracciano nella legge professionale forense e nel codice deontologico, che individuano nel contrasto alle discriminazioni e nella rivendicazione dei diritti fondamentali «gli strumenti di realizzazione effettiva del principio di uguaglianza» sancito dall'articolo 3 della Costituzione. Un'iniziativa che rimarca la «rilevanza sociale» e «diretta alla tutela dei diritti» del ruolo dell'avvocato.

«L'avvocatura - ha affermato la ministra Bonetti nel suo intervento - rappresenta oggi un presidio chiamato ad un'assunzione di responsabilità ancora più forte perché svolge un ruolo da protagonista nella tutela di ogni cittadina e cittadino, con una duplice veste: non solo di difesa ma anche di promozione dei diritti. Oggi dobbiamo affermare un diritto che, nell'ambito di una comunità costituita, colga la dignità di ciascuno all'interno di una dimensione di tutela delle diversità».

La funzione sociale dell'avvocato e dell'avvocata, afferma infatti il Cnf, è quella di riaffermare i diritti fondamentali, facendosene baluardo e rivendicandone l'approvazione, a partire dal suo farsi portatrice degli stessi anche nell'ambito della stessa vita professionale. Per la presidente facente funzioni del Consiglio nazionale forense, Maria Masi, «il corso del Cnf è la prima esperienza di attività integrata, in questo caso con riferimento ai diritti umani, sul tema delle pari opportunità intese nell'accezione più ampia possibile. Il tema dell'inclusione — ha aggiunto - è da considerarsi imperativo categorico nell'assolvimento della funzione sociale dell'avvocatura, ancora di più in questo periodo, unico nella sua drammaticità, in cui il rischio di affievolimento dei diritti soggettivi è maggiore. L'applicazione di politiche di inclusività e non solo di contrasto delle discriminazioni, rappresenta oggi una attenzione concreta alle categorie di soggetti che, più di altri, rischiano l'emarginazione nella società e nelle relazioni professionali».

«Il progetto — ha poi spiegato il consigliere del Cnf Francesco Caia - si propone di rispondere alla necessità di rendere il più condivisa possibile, in capo a avvocate e avvocati, la conoscenza delle pratiche di inclusione a favore dei soggetti a rischio di discriminazione e delle norme di diritto antidiscriminatorio esistenti poste a tutela delle medesime categorie a rischio».

Il corso, dunque, mira a fornire «gli strumenti teorici e pratico-applicativi» in grado di rendere concreti «i principi dell'antidiscriminazione», a partire dalla comprensione del vissuto delle vittime della discriminazione. «L'inclusione ed il superamento della discriminazione nella professione forense ha, infatti, molteplici dimensioni - si legge nel programma del corso - e incide sulla gestione dei rapporti fra gli organi dell'avvocatura e gli avvocati, fra colleghi all'interno di uno studio legale strutturato, sui rapporti di colleganza al di fuori dello studio, nell'approccio e nella gestione dei clienti, nei rapporti con i magistrati, le forze dell'ordine ed i rappresentanti della pubblica amministrazione».

Al corso di diritto o antidiscriminatorio sarà incentrato sulla discriminazione nei confronti delle persone Lgbti+ e di origine etnico/razziale differente da quella della maggioranza. Verranno analizzate le fonti nel diritto italiano e sovranazionale, la tutela garantita dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, passando per un'analisi della discriminazioni nel lavoro. Si parlerà anche di "hate speech" e "hate crimes", con un'analisi della giurisprudenza in materia di reati omo-transfobici e per motivi razziali. Di seguito verranno passati in rassegna i rimedi in ambito civilistico ed amministrativo contro la discriminazione e la discriminazione come presupposto per il riconoscimento della protezione internazionale. Infine si parlerà dell'approccio alle discriminazioni da parte delle forze dell'ordine e del ruolo e delle funzioni degli organismi di parità e degli ordini professionali.