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Bonetti: "I poli contrapposti hanno fallito. Il Paese ha diritto a un centro moderato e riformista"

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L'intervento di Elena Bonetti, pubblicato su "Avvenire", 31 luglio 2022.

Caro Direttore,
mi ha molto colpito l’appello del Comitato per le Settimane sociali dei Cattolici italiani, pubblicato ieri da Avvenire.

Il Comitato chiama a rispondere generosamente alle attese e ai bisogni di questo tempo e di questo particolare momento segnato dalla fatica e da una forte incertezza. È adesso che si decide quale visione e quali proposte offrire al Paese per affrontare gli anni che verranno e per incarnare, di nuovo, una speranza possibile.

Davanti a questa responsabilità, cui la politica è per definizione chiamata, il Comitato lancia forte l’appello alle forze vive della società a mettersi in campo, condividendo sul terreno della decisione la vocazione a costruire il bene comune, quel senso di protagonismo sociale e di corresponsabilità che anima tanta parte del Paese, dall’associazionismo al terzo settore, alla finanza etica, all’educazione formale e non formale.

È lo spirito che io stessa ho cercato di interpretare dall’associazionismo all’impegno in politica e, da ministra, costruendo la riforma del Family Act, che in questi 17 mesi di governo con il Presidente Draghi abbiamo portato a compimento guardando alla ripartenza del Paese.

Lo abbiamo fatto a partire da un metodo radicalmente riformista, tenace nel cercare tutti e parlare con tutti per dare una risposta che fosse un passo avanti per tutti e, quindi, un progresso tangibile per il Paese. La capacità di porsi al centro, la tenacia di restarci, il coraggio di riformare e guardare alla strada da fare facendosi carico di far avanzare tutte e tutti, sono possibili e sono qualcosa di cui oggi più che mai la nostra società ha bisogno per essere comunità. È questa l’anima che serve a un grande Paese.

L’esperienza del Family Act, così come il tabellone di fatto verde che ha segnato la sua approvazione alle Camere, è la dimostrazione di quanto ci sia necessario un metodo politico che non si stanca, nella chiarezza e nella determinazione delle idee, di cercare l’incontro tra parti e posizioni e di proporre il passo che fa il progresso di tutti.

Il Paese ha diritto a una rappresentanza moderata e bisogno di un centro riformista. Di un baricentro solido, uno sguardo libero dalle polarizzazioni, proprio quando la politica delle parti contrapposte ha dimostrato di fallire alla prova delle sfide cui la storia ci sta sottoponendo. Una forza coraggiosa e innovativa, un pluralismo di energie giovani, competenti, costruttive. Capaci di connettere e portare alla luce quelle reti e esperienze straordinarie che sono l’anima autentica del Paese.

Senza questo metodo, senza la visione sulla complessità del tutto la politica non avrà strumenti per affrontare le sfide che abbiamo davanti: la nuova fiscalità, la transizione energetica, ambientale e digitale, una nuova politica sociale non ideologica, capace di rimuovere le disuguaglianze e liberare energie, un modello umano di lavoro.

La nostra democrazia va rianimata da donne e uomini che costruiscano insieme una alleanza per il Paese e con il Paese tutto intero. La storia del cattolicesimo democratico è costantemente sollecitata da questa sfida sempre nuova, e sono convinta che oggi sia arrivato il tempo nuovo per coglierla. Possono farlo tutti coloro che, nella diversità delle storie e delle esperienze politiche, oggi interpretano autorevolmente e con passione le molte sensibilità del centro riformista.

A loro il mio appello a iniziare una strada comune: uniamoci mettendo il Paese prima di tutto e prima di noi stessi e facciamo una scelta generosa e audace, essere insieme l’ago della bussola, non cedere alle polarizzazioni che dividono e non uniscono, portare avanti insieme l’Italia verso il futuro di progresso e di speranza che davvero merita.

È una responsabilità che sento tutta: dare forma, insieme, a un sogno per tutte e tutti, un sogno comune, consapevoli che il tutto è davvero più della somma delle sue parti.