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Bonetti: "Emergenza socio sanitaria, è nella famiglia la rete di sicurezza".

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Intervista di Angelica Bianco, "La Discussione", 28 novembre 2020.

“Le famiglie sono la vera rete di sicurezza del Paese”.

Ne è certa Elena Bonetti, Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia del governo Conte bis, che in questa intervista a La Discussione rilancia il suo impegno in un momento di emergenza socio sanitaria, “Abbiamo subito introdotto i congedi straordinari, il diritto allo smartworking e il bonus baby sitter in alternativa al congedo”, racconta Elena Bonetti che illustra le sue proposte per il Paese, in particolare per le donne e la lotta alle fragilità e all’handicap, come, ad esempio, il documento elaborato dalla task force: “Donne per un Nuovo Rinascimento”, che ha istituito durante il lockdown nazionale, o le riforme in campo assistenziale “Penso non sia più rinviabile il riconoscimento strutturale della figura del caregiver familiare”, sottolinea Elena Bonetti.

Laurea in matematica, sposata due figli, una passione per il volontariato cattolico. Nel bagaglio formativo don Milani e Santa Caterina da Siena, con una lunga militanza nell’Agesci (l’associazione delle guide e degli scout cattolici). Mantovana, Elena Bonetti, Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia del governo Conte bis, è una personalità nuova al mondo politico. Al ruolo di Ministro l’ha indicata l’ex premier Matteo Renzi, fondatore di Italia Viva.

Con il ministro Elena Bonetti discutiamo di progetti e programmi a tutela delle famiglie, della disabilità e delle donne. Elena Bonetti, Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia Ministro oggi la famiglia è al centro di molte problematiche e riflessioni. È un punto di riferimento e approdo sicuro dove c’è armonia e benessere economico. Nel contempo è luogo difficile dove ci sono contrasti affettivi e finanziari. Può dirci oggi dal suo osservatorio come sono le famiglie italiane?

“L’emergenza sanitaria di questi mesi lo ha dimostrato con molta nitidezza, le famiglie sono la vera rete di sicurezza del Paese. Sono il luogo dell’incontro della diversità e il divenire nel tempo della vita di una persona e della nostra comunità. Nel mese di novembre abbiamo celebrato giornate importanti per la protezione dei bambini e delle donne dalla violenza, che purtroppo sappiamo essere in larga parte domestica. È chiaro ai nostri occhi che c’è un’umanità che va custodita, accompagnata, sostenuta, tutelata con ogni sforzo”.

La pandemia ha creato disagi e la famiglia spesso è il luogo dove le difficoltà si incontrano. Quali aiuti sono stati dati alle famiglie?

“Nel momento in cui si è deciso di chiudere tutte le scuole del nostro Paese, pensando all’impatto che da quella decisione sarebbe certamente derivato ho ritenuto urgenti alcuni interventi di sostegno alle famiglie. Abbiamo subito introdotto i congedi straordinari, il diritto allo smartworking e il bonus baby sitter in alternativa al congedo. Con la didattica a distanza, in questa fase, abbiamo inserito nel decreto Ristori una norma che estende la possibilità di accedere allo smartworking o al congedo retribuito al 50%. Si ha diritto a smartworking e congedo non solo se si ha un figlio sotto i 14 anni in quarantena ma anche nei casi in cui i figli siano in didattica a distanza o ci sia una sospensione dell’attività scolastica. Hanno diritto di assentarsi dall’attività lavorativa senza penalizzazioni anche i genitori di ragazzi dai 14 a 16 anni, con congedo non retribuito. E, per le zone rosse, un bonus baby sitter”.

Come ministro per le Pari opportunità, quali priorità ha messo in campo per migliorare la condizione femminile e la tutela di donne vittime di violenza?

“In Legge di bilancio ci sono alcune anticipazioni dei progetti che ho inserito nel piano italiano della Next Generation UE, dove l’equità di genere è uno dei pilastri: il fondo per le imprese femminili, il sostegno al credito e alla formazione, e il piano nazionale per gli asili nido. In manovra ho voluto fortemente la decontribuzione del lavoro delle donne, anche per le libere professioniste, e incentivi al rientro o all’ingresso dopo la maternità. Sono le proposte del documento elaborato dalla task force “Donne per un Nuovo Rinascimento” che ho istituito durante il lockdown nazionale: avevo annunciato che le avrei portate ai diversi tavoli istituzionali e continuerò a farlo per realizzare quel programma. In modo altrettanto serrato prosegue il cammino del contrasto alla violenza contro le donne. Durante il lockdown abbiamo riattivato la campagna di comunicazione “Libera puoi” per incoraggiare le donne a chiamare il 1522, abbiamo attivato un bando a sportello da 5,5 milioni di euro per interventi urgenti di adeguamento dei centri antiviolenza e case rifugio alle norme anti-Covid. Ho disposto uno snellimento della procedura per l’erogazione dei fondi, fermi in attesa di programmazione dalle Regioni, per i centri antiviolenza e le case rifugio. Con l’Ordine dei Farmacisti, Federfarma e Assofarm abbiamo firmato un Protocollo d’Intesa per potenziare l’informazione sul 1522 per le donne vittime di violenza o stalking, e così pure con Poste Italiane. Nelle scorse settimane la conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera al riparto, che avevo proposto in aprile, dei fondi del 2020 per i centri antiviolenza e le case rifugio, sono 28 milioni di euro. E adesso parte un “Microcredito di libertà” per le donne vittime di violenza, frutto di un protocollo con Federcasse, Abi, Caritas Italiana e Ente Nazionale del Microcredito. Le donne hanno pagato un prezzo altissimo in questi mesi e non possiamo più permettercelo. Investire nel lavoro e nell’autonomia delle donne, strappare molte di loro alla violenza perché tutte, davvero tutte, viviamo nella piena espressione della nostra libertà e delle aspirazioni personali, è lo strumento migliore per consentire al Paese di uscire da questa crisi, rimettersi in cammino e tornare a crescere”.

C’è il grande tema della disabilità. Molto è stato fatto ma come è possibile mitigare sofferenza ed emarginazione?

Quali progetti lei ha promosso e sono in via di realizzazione? “La pandemia ha riportato alla luce il ruolo, fondamentale eppure dimenticato, delle relazioni di cura nel concreto vivente della nostra società. Penso non sia più rinviabile il riconoscimento strutturale della figura del caregiver familiare e, da Ministra per la famiglia, sostengo con convinzione la legge oggi incardinata al Senato. In forza della delega sul fondo per il caregiver nelle scorse settimane ho provveduto al riparto di 68 milioni di euro per le Regioni, per il sostegno di politiche e servizi in tal senso. È doveroso mettere i caregiver nelle condizioni di essere supportati dall’intera comunità. Ripartiamo da queste parole, custodia e cura, e il nostro Paese potrà avere un futuro migliore”.

Lei opera in strutture di impegno sociale e culturale. Quali aiuti può dare il volontariato Cattolico alle famiglie e alla disabilità?

“In questo anno segnato dall’emergenza tutto il mondo del volontariato, dell’associazionismo e del terzo settore più in generale ha mostrato, se ancora fosse necessario, il contributo che ogni giorno dà alle nostre comunità. Da scout cattolica penso che l’impegno cristiano nel sociale, così come in politica, sia rispondere con la vita alla chiamata alla carità. Questa chiamata è visibile nel bisogno di giustizia delle donne e degli uomini del nostro tempo. Credo che su questa traccia il volontariato cattolico possa continuare a dare il proprio contributo alle famiglie e a tutte le persone che vivono disabilità e fragilità. La stessa esperienza dei centri estivi, che ho fortemente voluto quest’estate perché le bambine e i bambini del nostro Paese potessero riacquistare gli spazi di socialità perduti durante il lockdown, è una testimonianza della creatività con cui possiamo rispondere alla storia”.

Che auspicio può formulare ai cittadini italiani, alle famiglie e in particolare alle donne e alle mamme?

“La crisi di questi mesi ci ha costretti a ripensare i nostri modelli organizzativi e le nostre vite, ma ci ha consegnato l’occasione irripetibile di fare di questo tempo inedito l’opportunità per invertire la rotta e rimettere al centro le vere priorità. La priorità sono le persone e la loro inviolabile dignità. Sono le relazioni, che ci fanno comunità solidale, giusta e umana. La pandemia ha sbugiardato le promesse di un modello di società funzionalistico, che isola le persone e le riduce a individui. Da questa pandemia ci salveremo solo insieme, come comunità umana. È adesso il tempo di cambiare, di investire nei giovani e nelle donne, di liberare il potenziale di ciascuno perché possa contribuire come valore unico e insostituibile alle nostre comunità. La nostra responsabilità è questa: cogliere questa occasione e scrivere con la vita, tutti insieme, una pagina nuova”.