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Bonetti: "Meloni Premier? Da Ministra è passata inosservata"

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Intervista di Aldo Torchiaro, "il Riformista", 7 settembre 2022.

La ministra della Famiglia e delle Pari opportunità, Elena Bonetti, arriva al Riformista nel mezzo di una giornata a metà tra ministero ed elezioni. Deve sdoppiarsi, correre, convincere più dei colleghi uomini. Che è un po’ la metafora della condizione delle donne impegnate in politica e nel lavoro. Dopo tre anni al governo, si misura con la candidatura come capolista del Terzo polo a Roma, per la Camera dei Deputati.

Ministra, lei che insegnava matematica all’università, trova una logica in questa crisi del governo Draghi, e in questa campagna elettorale?
La formazione matematica aiuta sempre a impostare in un certo modo il lavoro. Nella ricerca di logica e di competenze come esigenza basilare per fare politica. Se si segue una logica, aver mandato a casa con tanta foga il governo che stava operando con tanta energia per risollevare il Paese appare davvero insensato.

Lei si è occupata di welfare e di giovani. Il reddito di cittadinanza, misura che funziona solo a metà e sulla quale Giuseppe Conte imposta tutta la sua propaganda, va riformato?
Certamente, deve essere profondamente riformato perché ha mancato l’obiettivo. Per prima cosa, non ha davvero aiutato le persone che sono in situazione di povertà, di disagio sociale. Perché il reddito di cittadinanza lascia sole le persone. Vengono dati dei soldi senza attivare nessun legame, nessun aiuto, anche da un punto di vista di solidarietà sociale. Questo è profondamente sbagliato e non aiuta a emergere da una situazione di difficoltà. E poi è uno strumento che non attiva indipendenza, autonomia e quindi condanna le persone ad essere dipendenti da un sussidio dello Stato. Allora noi dobbiamo dare le risorse alle persone più povere, ma dobbiamo dare delle risorse che sono non solo finanziarie ma anche di formazione e di competenza per poter entrare nel mondo del lavoro e di sostegno e di solidarietà comunitaria. Tutto questo non è incluso nel reddito di cittadinanza.

Veniamo alle elezioni. Azione e Italia Viva si uniranno, dopo il voto?
L'idea è quella di andare verso un percorso che porti a mettere insieme sensibilità e competenze riformiste, garantiste, saldamente europeiste. Dal giorno dopo le elezioni prende il via il lavoro sul Renew Europe italiano, l’unica grande novità di queste elezioni.

Dove prenderete i vostri voti?
I toni accesi in alcune parti del territorio da parte del Partito Democratico e di Forza Italia, a volte anche scomposti, dimostrano che c’è un timore o una paura, soprattutto un riconoscere che noi stiamo in campo con la forza delle nostre idee, e che le persone se ne sono accorte. Siamo al 7% e stiamo crescendo continuamente. Mi colpiscono i molti giovani che stanno aderendo e stanno contribuendo non solo alla nostra campagna elettorale, ma vogliono contribuire a costruire un nuovo progetto politico nel quale si riconoscono davvero come protagonisti e allo stesso modo tante realtà di categorie imprenditoriali, culturali.

C’era bisogno di un’offerta politica nuova?
Eccome. Gli errori degli altri lascia�no un vuoto tutto da colmare. Mi lasci dire, per esempio, per tante realtà e associazioni femminili che si riconoscono che nella proposta del Terzo Polo c’è uno spazio reale, fattivo, concreto di protagonismo delle donne. Ci sono tanti volti di donne che sono al servizio delle istituzioni per le altre donne. Questo fa nettamente la differenza.

C’è una donna che ha fatto anche la ministra in passato e che secondo i pronostici farà la Presidente del Consiglio…
Ecco, e non è passata alla storia come ministra. Bisogna verificare quello che Giorgia Meloni non ha fatto nei suoi tre anni da ministra, prima di celebrarla come grande novità. Meloni potrebbe diventare la prima donna premier e questa è una novità per il nostro Paese, la domanda è se è una buona novità per le donne. Io non credo possa essere positiva per loro.

Perché?
Perché una donna che diventa premier e che afferma di giocare alle regole degli uomini, consegnando alle donne in qualche modo la necessità di doversi conquistare quello che invece agli uomini è dovuto, credo che non corrisponda a un principio di parità di genere che è intrinseco nella nostra Costituzione e democrazia. Giorgia Meloni ha votato contro la parità salariale tra gli uomini e le donne in Europa. Giorgia Meloni è contro la legge che ha sbloccato in Italia la pre�enza delle donne nei Cda.