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Bonetti: "La verità deve emergere sempre, senza alibi e senza giustificazioni"

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Intervista di Giuseppe Dimiccoli, "la Gazzetta del Mezzogiorno", 25 novembre 2020.

Elena Bonetti, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, racconta alla Gazzetta il «significato» del 25 Novembre.

Ministra Bonetti quale significato attribuisce alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne?
«La Giornata che oggi celebriamo rinnova l'impegno delle Istituzioni e di ciascuno di noi contro un fenomeno drammatico dietro i cui numeri si celano tanti, troppi volti e storie di vita violate e, in molti casi, spezzate per sempre. È un momento per ricordare le donne che non ci sono più e per dare sostegno e coraggio a quante ancora vivono nella violenza subita. A loro, con la campagna istituzionale del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio diciamo anche quest'anno: Libera puoi. Puoi dire di no alla violenza, puoi ricominciare a vivere. Per te e i tuoi figli».

Le sue deleghe hanno una stretta correlazione con la Giornata. Cosa ha realizzato per arginare questa piaga?
«Gran parte delle violenze, è noto, si consuma in ambiente domestico. In questi mesi di difficoltà a causa dell'emergenza sanitaria, consapevoli che per tante donne la casa non è un luogo sicuro, abbiamo subito riattivato la campagna "Libera puoi" per la promozione del numero di pubblica utilità e l'App 1522. Abbiamo immediatamente stanziato 5,5 milioni di euro per gli interventi urgenti nei centri antiviolenza e le case rifugio, siglato un Protocollo d'Intesa con l'Ordine dei Farmacisti, Federfarma e Assofarm per l'informazione sul 1522 nelle farmacie italiane e in questa direzione va anche la collaborazione con Poste Italiane, per potenziare l'informazione per le donne vittime di violenza domestica e/o stalking. Nei giorni scorsi, la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera al riparto di 28 milioni di euro da destinare ai centri anti-violenza, alle case rifugio e alle iniziative di competenza regionale. Il Decreto è ora alla registrazione della Corte dei Conti. Domani ho convocato una Conferenza straordinaria di tutti i soggetti impegnati nel contrasto alla violenza di genere, insieme metteremo le basi del nuovo Piano antiviolenza».

Il Piano strategico nazionale contro la violenza maschile sulle donne (2017-2020). Quali risultati ha prodotto? Cosa accadrà per il successivo?
«Dallo scorso anno, nell'ambito del riparto abbiamo introdotto alcuni criteri per un monitoraggio dell'effettiva erogazione dei fondi ripartiti alle Regioni e anche dell'utilizzo coerente con il Piano strategico Nazionale. Ma lavoreremo anche nella prevenzione, che ha il suo primo baluardo nell'educazione».

Sono passati 25 anni dalla Conferenza di Pechino e 9 dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza nei confronti delle donne. Quanto questi strumenti hanno apportato giovamento al miglioramento della causa?
«In questi anni è stato fatto un importante cammino. Ma la strada per l'eliminazione della violenza non è mai compiuta e il percorso deve trovare nuovo slancio nella coscienza del Paese e di ciascuno di noi. Parlare del fenomeno lo ha portato ad emersione e ha consentito di mettere in campo azioni coraggiose di contrasto. Occorre, però, promuovere con ancora più coraggio un cambiamento culturale, iniziando a raccontare la violenza con un linguaggio nuovo. La verità delle storie di violenza va fatta emergere, e per questo bisogna rompere quegli stereotipi che ancora ne accompagnano la narrazione. La violenza non può essere giustificata con relazioni alterate tra donne e uomini, con un processo di separazione in atto, con forme di gelosia. È necessario restituire alla violenza le parole adatte, anche di fiducia e speranza in una comunità nella quale le donne si sentono accolte e accompagnate in una vita possibile diversa».

Un suo consiglio alle tante donne che continuano ad essere maltrattate?
«Tendere la mano e cercare aiuto. Il 1522 è attivo sempre, anche tramite app, per tutto il giorno e tutti i giorni. Il servizio garantisce il pieno anonimato delle donne che vi si rivolgono. Le donne vittime di violenza devono sapere che c'è una comunità pronta ad aiutarle e a sostenerle. E che uscire dalla violenza è possibile. Sempre».