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Bonetti: "La scuola che non riapre débacle di questo esecutivo"

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Estratto dell'intervista di Mario Ajello, "Il Messaggero", 10 gennaio 2021. 

 

Ministra Bonetti, le scuole non riaprono. Disagio enorme per le famiglie.

«Ha ragione. Per gli studenti questo è un trauma che si accresce giorno dopo giorno e lo è anche per i genitori. Avevo dichiarato che se le scuole non avessero riaperto il 7 gennaio, sarebbe stato il segno del fallimento del governo di questo Paese. Oggi le domande senza risposta delle famiglie le condivido pienamente. Io ho due figli. Uno è al liceo ed è chiuso in casa con la Dad da mesi. Vedo direttamente l'effetto devastante di questa esperienza su di lui e in generale sulla sua generazione. Pensando a questi studenti, ai loro volti, ai loro bisogni, e pensando alle loro famiglie, in Cdm insieme alla ministra Bellanova abbiamo denunciato con forza il caos organizzativo che ci portava a rimandare ancora una volta l'apertura delle scuole. Si è andati oltre le più pessimistiche previsioni».

 

La colpa è di Conte?

«O non ci si è impegnati a sufficienza o non si è in grado di impegnarsi in maniera adeguata. Il problema di fondo è che c'è costantemente uno stile dell'ultimo minuto. Si arriva a decidere, tardi e in maniera improvvisata, dopo ragionamenti fatti in segretezza e senza avere elementi chiari per fare le scelte che servono».

 

Sta dicendo che Conte non coinvolge nessuno?

«Non coinvolge tutta la sua maggioranza. E su un problema come la scuola, e come il disagio delle famiglie legato alla chiusura delle scuole, questo è gravissimo. Siamo al 10 gennaio. Avevamo promesso di riportare i ragazzi in aula il 9 dicembre e invece non si sa quando torneranno. C'era un piano fatto dai prefetti, che prevedeva trasporti riorganizzati, tamponi e test rapidi. Ma il 4 gennaio, abbiamo scoperto di notte che questo piano non era sufficiente per avere il consenso delle Regioni».

 

Ma anche le Regioni hanno le loro colpe...

«La responsabilità è di tutti i livelli istituzionali. Però è responsabilità del governo trovare il concerto e il consenso degli altri livelli istituzionali».

 

Non può bastare ancora per un po' la Dad?

«La didattica a distanza non è un approccio adeguato per troppo tempo. I nostri studenti hanno perso un anno rispetto ai loro coetanei europei. Questo crea uno svantaggio profondo non solo per gli studenti ma per l'intero sistema Paese. Ci sono studi puntuali - penso in particolare a quelli dell'Ocse - che certificano che ci sarà un calo del Pil in prospettiva, più dispersione scolastica, aumento delle diseguaglianze. Questo significa avere le scuole chiuse».

 

Lei è una docente universitaria di matematica e conosce il mondo dell'istruzione. Esistono soluzioni di pronto impiego per riaprire le classi in sicurezza?

«La soluzione è quella proposta da Matteo Renzi. Vanno vaccinati subito, così come si fa per i medici, anche gli insegnanti. Poi, dopo la vaccinazione degli anziani, che sono la fascia più immediatamente a rischio, vanno vaccinati gli studenti, per consentire l'immunità di gregge di quella fascia d'età».