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Bonetti: "Famiglie, la morte di Maria Paola ci aiuti a rimettere al centro i diritti"

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Intervista di Maria Pirro, "il Mattino", 18 settembre 2020.  

La ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti ieri è stata in Campania per sostenere i candidati di Italia Viva nella campagna elettorale al rush finale. E ha richiamato i grandi temi, e quindi i grandi problemi, che nella regione si manifestano ad alta intensità. Come dimostra la tragica morte di Maria Paola Gaglione, 20 anni: «Credo che si debba attivare un processo culturale di tutto il Paese, soprattutto che tocchi la dimensione educativa», la risposta.

«Dobbiamo garantire - ha spiegato Bonetti - universalità dei diritti e costruire una società che riconosca il valore imprescindibile di ogni persona».

Ministro Bonetti, intende incontrare i genitori della ragazza e il suo compagno Ciro, il trans 22enne che era in moto durante l'inseguimento del fratello Michele, contrario alla relazione?
«Meritano tutto il nostro sostegno. Sono vicina a tutti loro e pronta a farlo, se lo riterranno utile, dando risposte concrete, in forma privata. Ho sempre agito così in queste situazioni, tenendo insieme la consapevolezza delle questioni politiche e la necessaria attenzione per le singole persone».

Che vuol dire per lei famiglia?
«È la prima forma di comunità, dove si sperimentano le relazioni tra persone e generazioni e dove lavorare sul rispetto delle diversità e anche sulla valorizzazione dell'altro da sé».

Rompendo lo schema madre, padre, figlio.
«Non credo si possa parlare di schema quando si parla di famiglia. La parola da usare è comunità, all'interno della quale si incontrano esperienze di maternità e di paternità, dell'essere figli e di accudire».

Mancano, però, leggi a tutela delle famiglie Lgbt, nonostante se ne discuta da anni.
«Oggi il tema è permettere alle famiglie del nostro Paese di ritornare a essere protagoniste. La priorità è quella di tornare a mettere al centro i bambini e i loro diritti. Per quanto mi compete, anche far ripartire i centri estivi in Comuni come Caivano, quello di Maria Paola, è una risposta di valore educativo».

Quanto sono lontani i palazzi delle istituzioni da questi territori?
«Per la mia esperienza, è fondamentale fare politica avendo in mente le singole vite».

C'è una povertà culturale, più forte, che si avverte a Caivano e in altri paesi dell'hinterland partenopeo e del Mezzogiorno.
«Per questo, è importante prevedere misure di intervento che tengano al centro i bambini, come priorità, e responsabilità».

Si riferisce al Family Act?
«È una misura per dare prospettive, la riforma dei servizi e l'assegno unico e universale. Ma non è l'unico provvedimento».

A cosa si riferisce?
«Ai quindici milioni previsti nel bando con fondi europei che verrà pubblicato entro fine mese. Un progetto che ho ideato visitando in estate proprio questa regione, in particolare Ercolano, grazie al sindaco di Italia Viva Ciro Bonaiuto: la bellezza, la cultura e l'arte possono diventare luoghi di contrasto alla povertà educativa».

Resta l'incognita Coronavirus, con una possibile nuova ondata di contagi già in autunno.
«Il lockdown ha aumentato le diseguaglianze sociali, per questo la politica deve attrezzarsi e farsi trovare preparata per qualsiasi scenario».

Lo smart working può aiutare o rischia di aumentare il lavoro per le donne?
«Quando è davvero smart, lo considero positivo. Ma, nell'introdurlo in via eccezionale, penso sia stato importante evitare di limitarlo a uno dei due componenti della coppia: in quel caso avrebbe significato rinchiudere le donne in casa. E non può essere uno strumento di welfare per conciliare esigenze familiari e carriera».

Quali misure ritiene siano utili?
«Senza dubbio, l'estensione dei congedi parentali».

Per numero di asili nido e classi a tempo pieno, il Sud è ancora indietro.
«Assolutamente, questi servizi per la prima infanzia vanno potenziati e vanno introdotte altre forme di educazione, non formali, per sostenere equità di genere che vuol dire sviluppo per l'intero Paese».

La questione degli studenti disabili rimandati a casa resta una ferita aperta. Sanguinante.
«So che il ministero dell'Istruzione lavora sulla necessità di tutela del diritto all'educazione e di una comunità accogliente anche per bimbi disabili. Certo, la scuola deve diventare il volto di uno Stato che accompagna i cittadini in crescita».

E lei, pensa di intervenire? Come?
«Accanto a questo, serve appunto una rete territoriale più forte e i pilastri sono il Family Act e il potenziamento dei servizi con i fondi europei, un progetto in cui l'Italia è capofila, pensato e pronto a svilupparsi innanzitutto in Campania».