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Bonetti: "Blindiamo il pacchetto famiglia. Il governo va avanti"

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Intervista alla ministra della Famiglia,
di Giovanna Casadio, 29 ottobre 2019, la Repubblica

«Il governo andrà avanti dopo la sconfitta in Umbria: deve dare risposte. Facciamole le cose buone! Come le misure per la famiglia che sono un punto fermo». Alla vigilia del vertice di governo sulla manovra, la ministra della Famiglia e delle Pari opportunità, Elena Bonetti, 45 anni, una militanza negli scout cattolici e una amicizia personale e politica con Matteo Renzi, rilancia il Family Act.

Ministra Bonetti, si aspettava una sconfitta così sonora in Umbria?
«Non sono mai attese né sperate le sconfitte, ma in Umbria non c'è una sconfitta del governo. Che va avanti per fare. Le misure in manovra si propongono di sanare alcuni dei disagi causati dal precedente governo. Dalla manovra dobbiamo ripartire».

Zingaretti ha detto che una parte della responsabilità della disfatta umbra è anche eredità di Renzi.
«Non è così, è evidente. Renzi non era neppure il predecessore di Zingaretti nel Pd ma il predecessore del precedessore. Non vorrei ricordare la favola del lupo e dell' l'agnello».

Il vertice di maggioranza sulla manovra economica cercherà di trovare un accordo proprio sulle misure per la famiglia. Lei a cosa non è disposta a rinunciare?
«Non occorrono rinunce, perché la scelta politica del governo è di mettere la famiglia al centro e di investire risorse significative anche se dentro le disponibilità che la manovra consente».

E quali sono gli stanziamenti? In cosa consiste il Family Act?
«Il Family Act non sono solo misure ma una chiamata straordinaria di tutta la società civile per sostenere e valorizzare tutte le famiglie nella cura delle nuove generazioni e contro la denatalità. Sto incontrando associazioni, imprese e volontariato. Sono stanziati 600 milioni aggiuntivi oltre a un miliardo di euro in tre anni per costruire asili nido e centri di servizi polifunzionali. In manovra abbiamo poi, con la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, scelto il finanziamento del congedo di paternità a sette giorni e i contributi annui per il pagamento delle quote per gli asili nido da 1.500 a 3 mila euro. L'altra misura, a cui tengo molto, è l'assegno universale per tutti i nuovi nati: da 1° gennaio 2020 e per un anno, per un importo da 80 a 160 euro commisurato allo stato sociale della famiglia. Io punto a maggiorare e rendere strutturale quest'assegno nel 2021 per tutti i bimbi e giovani e non solo per nuovi nati».

Ma lei non c'è rimasta male, dal momento che era partita con la richiesta di un assegno strutturale per famiglie?
«Sono una donna pragmatica: era importante non aumentare l'Iva. Era impossibile un assegno strutturale già nel 2020: abbiamo perciò trovato una forma efficace e erogabile subito come l'assegno per i nuovi nati».

Con la ministra grillina Catalfo ha lavorato bene? Il suo partito Italia Viva esclude un futuro politico di alleanza con i 55telle.
«Con Catalfo c'è piena collaborazione per le misure sulla famiglia. Renzi ha attaccato la spina a questo governo che prevedeva l'accordo con i 5Stelle. Altra cosa è il progetto politico: non è all'ordine del giorno né di Italia Viva né credo dei SStelle un accordo strutturale».

Non teme che il vertice di maggioranza possa stravolgere queste sue proposte con gli alleati di governo in pieno conflitto?
«Questo pacchetto di proposte è un progetto di cui tutto il governo si è fatto carico. Le misure in manovra sono un primo passo importante. Dobbiamo andare avanti e mostrare più convintamente che siamo in grado di dare risposte. Facciamole le cose buone e positive!».

Lei come educatrice degli scout cattolici ha accompagnato la scrittura del la "carta del coraggio" che apriva alle unioni gay. Ci vuole coraggio ora in Italia a consentire le adozioni ai gay?
«Non sta a me dire sì o no alle adozioni gay, sarà il Parlamento a decidere. Quando parliamo di adozioni al primo posto devono esserci i diritti dei bambini a cui si devono il sostegno, amore e la cura di una famiglia e non scontri ideologici».

Lo ius culturae è una sua battaglia?
«Faccio sempre l'esempio della squadra: se alleni dei giocatori e poi li lasci in panchina, stai perdendo un pezzo. Lo ius culturae non è nel programma di governo ma personalmente credo che la scuola sia il luogo dove si costruiscono diritti e doveri di cittadinanza e non si possano escludere i ragazzi figli di stranieri».