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Bonetti: "Assegno universale per le famiglie pronto già da gennaio 2021”

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Intervista di Nando Santonastaso, "il Mattino", 10 luglio 2020. 

Ministra Bonetti, Istat e Bankitalia disegnano uno scenario angosciante a breve termine per il futuro di giovani, famiglie e donne in Italia, sul piano sociale e occupazionale: l'effetto della pandemia, soprattutto al Sud, si annuncia devastante.
«È vero. Si sta aggravando un fenomeno che nel nostro Paese era già iniziato — risponde Elena Bonetti, ministra in quota Italia Viva per le Pari Opportunità e la Famiglia -. Ma la crudezza di questi dati può darci anche l'opportunità per affrontare i nodi e i problemi che essi raccontano. Penso all'esclusione delle donne dal mondo del lavoro, all'allontanamento dei giovani dalle responsabilità sociali e dalle possibilità di crescita occupazionale, alla denatalità, all'impoverimento delle famiglie che era forse nascosto in alcuni processi e per questo non del tutto riconoscibile: con il lockdown abbiamo scoperto, ad esempio, che il 40% dei minori vive in spazi abitativi non adeguati, soprattutto nel Sud».

Dura ripartire da queste basi, specie in un clima di sfiducia diffusa. Serve una risposta shock, non crede?
«Sicuramente servono risposte forti. Ecco perché parlo di opportunità di cambiare rotta per tutto il Paese per contrastare questa tendenza alla decrescita. Lei ha ragione, la sfiducia c'è: pensi che in base a un'indagine condotta come Dipartimento per la famiglia, i giovani italiani rispetto ai loro coetanei europei sono risultati più pessimisti sulle scelte da affrontare. A causa della pandemia e del lockdown hanno cioè modificato le loro prospettive formative, dalla scuola all'università, nonché quelle familiari e genitoriali. Il coraggio della speranza cioè è più basso dei giovani degli altri Paesi e questo ovviamente incide anche sui progetti occupazionali».

C'è anche chi vuole ripartire, però.
«Ed è a mio giudizio l'altro aspetto importante di questa situazione. C'è un forte desiderio di ripartenza con criteri diversi da prima. E come se il Paese si fosse svegliato: la maggiore presenza delle donne al lavoro, il tema educativo e il ruolo dei giovani occupano ormai uno spazio molto più ampio nel dibattito nazionale. E non è casuale che la politica abbia colto questa novità: il primo atto del governo al di fuori dell'emergenza da Covid-19 è stato approvare la prima riforma integrata delle politiche familiari del nostro Paese, il Family Act».

Che a quanto pare viaggia in Parlamento anche con il disco verde delle opposizioni, quasi una rarità...
«Sì. Approvato nella sua interezza dal Consiglio dei ministri, ha avuto una forte accelerazione in particolare sull'assegno unico universale, cioè per tutti i figli: il provvedimento è passato in Commissione alla Camera e la prossima settimana, il 16 luglio per la precisione, andrà al voto. Ho apprezzato l'atteggiamento positivo e costruttivo delle opposizioni che hanno riconosciuto che la proposta è per l'intero Paese, una legge di riconciliazione del Paese con se stesso, come l'ho definita in Aula».

Tempi di attuazione?
«Contiamo in autunno di emanare i decreti attuativi per far partire l'assegno unico e universale da gennaio 2021. Maggiorato per il terzo figlio, sosterrà tutte le famiglie mese dopo mese, dalla nascita del bambino fino a quando compirà 21 anni. Non è un bonus o un "una tantum" ma una misura in grado di dare stabilità alle famiglie e consentire loro di fare scelte di educazione e formazione che oggi molte di loro non sono in grado di sostenere sul piano economico».

Lei, immagino, incrocerà le dita a proposito dei decreti attuativi, zavorra assurda delle scelte della politica...
«Ad oggi ho la delega di competenza prevista dalla legge. Il Family Act l'ho voluto, l'ho scritto e l'ho portato al governo, condividendo gli obiettivi emersi dalla Leopolda e da Italia Viva con tutti i colleghi ministri. E sempre io stessa sarò impegnata nella scrittura dei decreti attuativi per cui farò di tutto perché le scadenze siano rispettate».

Si parte però senza avere la copertura di tutte le risorse necessarie, è così?
«Non siamo degli irresponsabili. Oggi disponiamo già di circa 15 miliardi individuati nell'ambito della riforma fiscale di cui il Family Act è il primo pilastro. Serviranno certamente anche altre risorse, soprattutto recuperandole dall'evasione fiscale ma il Family Act per la prima volta in Italia non è una legge di costo. Non è cioè una misura di politica assistenziale ma di politiche di investimento. Penso ad esempio alla crescita del lavoro femminile per la quale nella legge sono espressamente indicati incentivi particolari per le donne disoccupate del Mezzogiorno. Ma ricordo anche che per tutelare Pari opportunità educative e ridurre le disuguaglianze sociali nel Sud Italia, avevamo già previsto che una quota importante dei 2,5 miliardi inseriti nella legge di Bilancio 2020 per la costruzione e la riqualificazione di servizi per l'infanzia fosse destinata al Sud».