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Bonetti: "Addolora l'indifferenza di due donne per il bimbo malato e il rifiuto del Covid"

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L'intervento pubblicato da "il Tirreno", relativo al caso del minore scacciato dalla spiaggia di Massa, 6 agosto 2020.

In serata interviene anche la ministra delle Pari Opportunità, Elena Bonetti. Non ci voleva credere. Ha verificato e ri-verificato. Alla fine si arrende. Ammette che sì, ci sono anche mamme negazioniste che si scagliano contro bambini di 13 anni. Che li scacciano dalle spiagge della Toscana. Che non spostano il loro telo da mare a una distanza di sicurezza da un ragazzino trapiantato di trachea perché il Covid-19 non esiste. E se proprio esiste è un problema di chi se lo becca. E se uno se lo becca o ci crede fa meglio a stare a casa.

Ma la ministra Bonetti a questa logica non si piega. Né come politica né come mamma. E dice apertamente a queste due donne che qualche giorno fa, hanno costretto una mamma a portare via il suo bambino trapiantato dal mare, perché non si sono volute spostare di un centimetro dalla postazione guadagnata vista mare.

Il fatto lo ha raccontato in esclusiva ieri "il Tirreno". Una frase sintetizza il pensiero delle donne negazioniste: «Il Covid non esiste. Se suo figlio è malato lo tenga chiuso in casa».

A queste parole, risponde la ministra con un post chiaro pubblicato sul proprio profilo Facebook: «Addolora la notizia che riguarda una mamma e il suo bambino ammalato, vittime in spiaggia di un incomprensibile rifiuto di quelle regole di distanziamento che proteggono la salute di tanti nostri concittadini più fragili. Una particolare solidarietà dovrebbe avvolgere le persone ammalate, specie in tempi difficili come questo. Da mamma, fa ancor più male pensare all'indifferenza verso la vita e la salute di un. bambino. Sono vicina a questa famiglia, fiduciosa che la comunità di Massa saprà far sentire tutto il suo affetto e quel sentimento di cura reciproca che ci è necessario tanto più quando dobbiamo affrontare l'esperienza della malattia».

La solidarietà arriva, in effetti. Perché questo bambino ha bisogno di aria di mare dopo il trapianto. Deve stare al mare fino al 17 agosto, poi deve tornare in ospedale, per altri controlli e forse anche per un altro intervento. Del resto è affetto da una patologia grave.

«È malato di Tbm - racconta la mamma del bimbo cacciato dalla spiaggia - è la sindrome di Williams Campbell che parte dalla trachea, ma poi colpisce i bronchi: se non è curata porta alla morte». Una malattia che coinvolge anche i bronchi. È comprensibile che il bimbo deve essere protetto in tutti i modi dal Covid-19. Su di lui il contagio potrebbe avere conseguenze devastanti.

Ma in questo momento, la mamma deve portarlo al mare: è fondamentale per il suo recupero. Quindi ha un solo modo per proteggerlo dall'infezione: rispettare le regole consigliate dall'Organizzazione mondiale della Sanità e da tutti i virologi. Lo deve tenere a distanza di sicurezza da tutti gli estranei. Per lui la distanza di sicurezza non è un metro: è meglio un metro e ottanta. Ma su una spiaggia libera di Massa incontra due donne che sono certe che il coronavirus non esista. E che la presenza di un bambino trapiantato "limiti" la loro libertà di abbronzarsi. Di stare sdraiate a non fare nulla. Di aggredire un bimbo, di spaventarlo e di farlo sentire malato. Più di quanto non ci si senta ogni giorno.

La comunità di Massa, però, dimostra in pieno la grandezza del proprio cuore. In tantissimi si fanno avanti. Non solo a parole, non solo con la solidarietà (che comunque in questi casi conta). Alcuni balneari si offrono perfino di ospitarla nel proprio stabilimento balneare: «Non ho potuto accettare - dice la mamma. Ma ringrazio tutti dell'offerta».

C'è anche chi ha chiesto perdono, pubblicamente o personalmente alla donna, come se fosse stato lui l'autore dell'aggressione verbale: «A nome di tutti i cittadini di Massa le chiediamo scusa per l'accaduto». Anche se non c'entra nulla. L'unica voce che non si è sentita è quella delle donne che hanno umiliato il bimbo e la mamma. Speriamo che sentano almeno il peso della vergogna.