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Bonetti: "L'Abruzzo dia alle donne i ruoli di responsabilità"

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
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Intervista di Domenico Ranieri, "il Centro", 30 settembre 2021.

Da scout a ministra nel segno dell'Abruzzo. Elena Bonetti, Ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, è una professoressa dell'Università Statale di Milano che oggi arriva in Abruzzo, per la precisione a Francavilla al Mare, per la campagna elettorale, ma che sottolinea di avere un forte legame con la nostra regione.

Ministra Bonetti, lei guida un ministero che oggi rappresenta un baluardo contro le discriminazioni di ogni tipo. Il suo essere donna rappresenta un vantaggio nell'affrontare temi così spinosi e divisivi? Oppure no?
Credo che il contributo delle donne alla politica sia di offrire una visione integrale dei processi politici con un'attenzione alle diversità in modo implicito, capacità di esperienza di collaborazione e cooperazione. Quindi, più che un vantaggio specifico nell'affrontare questi temi, penso che queste tematiche, come tutta la politica, necessitino della presenza delle donne.

Le violenze di genere, gli uxoricidi, le prepotenze nei confronti delle donne sono argomenti di strettissima attualità. Come si interviene per fare in modo che episodi di tale efferatezza vengano contrastati?
Attraverso un'azione sistemica e strutturale che è quella che mettiamo in campo grazie al Piano nazionale di contrasto alla violenza maschile contro le donne, rinforzando le reti territoriali di prossimità, i centri anti-violenza, le case rifugio e favorendo collaborazione tra i livelli istituzionali territoriali, le forze dell'ordine e il mondo della sanità. Serve agire su tutti i pilastri che sono propri della convenzione di Istanbul, quindi la prevenzione, la protezione delle vittime, perseguire i colpevoli ma anche una promozione di autonomia finanziaria in particolare delle donne vittime di violenza.

L'accesso delle donne nei posti di potere in Italia è ridotto. Eppure, l'esempio di Paesi europei a guida femminile ha prodotto risultati positivi. Dal ruolo di Angela Merkel ai Paesi del Nord Europa che spesso declinano il potere al femminile. Il caso dell'Islanda, poi, con la presenza di parlamentari donne che sfiora il 50%, è significativo. Quanta strada deve percorrere ancora l'Italia per avvicinarsi a quei risultati?
L'Italia ha della strada da fare, ma ha anche fatto passi importanti nel suo percorso. La nostra democrazia esige la piena parità di genere per essere davvero compiuta e su questo il cammino del nostro Paese ha portato a passi significativi, ma di sicuro non siamo ancora arrivati all'obiettivo. Certamente le istituzioni devono assumere il volto di questa piena parità e lo devono fare a tutti i livelli. E per questo che nella strategia nazionale per la parità di genere il tema della leadership femminile è posto come uno degli obiettivi fondamentali.

In Abruzzo, un po' in controtendenza rispetto al dato nazionale, sono molte le donne impegnate nelle elezioni comunali di domenica e lunedì. Lei viene in Abruzzo per sostenerne una. Può la nostra regione fungere da apripista per un'estensione del ruolo femminile in politica?
Sì, è importante. Io vengo esattamente a Francavilla con Camillo D'Alessandro per sostenere innanzitutto una donna, Elisa Russo che sceglie l'impegno politico per la sua comunità e che potrebbe tra l'altro diventare la prima donna sindaco nella storia di questa città. Sarebbe un fatto storico, ma sarebbe anche un fatto che oggi segna la presenza significativa e importante delle competenze femminili nella politica del nostro Paese.

Qual è il suo legame con l'Abruzzo? Conosce bene la nostra Regione?
lo conosco bene l'Abruzzo, sono legata alla vostra regione da percorsi anche prima del mio impegno politico. Nel mio percorso scout ho avuto legami con il vostro territorio anche nei momenti più faticosi, difficili e drammatici causati dal terremoto. In Abruzzo si è inoltre tenuto ai Piani di Pezza uno dei momenti più belli della storia dello scoutismo italiano, quando il 9 agosto del 1986 Papa Giovanni Paolo II ha incontrato 13mila scout. Il mio percorso di formazione politica nasce anche dall'elaborazione che in quell'occasione è nata. Da li è partita e si è sviluppata una riflessione che ha portato al Paese grande senso di responsabilità del mondo giovanile. L'Abruzzo è terra di un importante protagonismo giovanile. In particolare adesso ci troviamo in un momento in cui per l'Abruzzo deve essere riportata al centro una politica diversa. Vengo a Francavilla dove il mio partito, Italia Viva, propone, insieme a delle forze civiche, un'alleanza riformista e democratica. Ebbene, penso che sia il momento di restituire alla regione la sua visione più alta.

Tra poco si eleggerà il nuovo Presidente della Repubblica. Salvo proroga per Mattarella, assai improbabile, lei come vedrebbe una donna al Quirinale?
In questo momento non è opportuno parlare dell'elezione del Presidente della Repubblica, siamo invitati a vivere oggi sotto la guida coraggiosa, sapiente del Presidente Mattarella. La presenza delle donne in generale nelle istituzioni ha già dimostrato nel nostro Paese di poter fare passi in avanti e credo che per tutti i ruoli le donne possano e debbano ambire ad essere protagoniste,

Il governo Draghi è stato fortemente voluto da Matteo Renzi e da Italia Viva. Lei era ministro del precedente governo, ma si è dimessa insieme a Teresa Bellanova. C'è mai stato un momento in cui, anche alla luce delle pressioni di quel periodo per mantenere in vita il governo Conte, lei ha avuto il dubbio che si stesse facendo davvero la cosa giusta?
No. Mi sono dimessa da quel governo e, di fatto, non avendo un ruolo parlamentare, sono tornata al mio lavoro di docente universitaria. L'ho fatto consapevole che la lealtà e la fedeltà all'impegno nei confronti del bene del mio Paese chiedesse in quel momento di non continuare a portare avanti un'esperienza che non stava rappresentando quella prospettiva di sviluppo necessaria per l'Italia. È stata una scelta difficile perché all'inizio poco capita, ma non ho mai fatto valutazioni di convenienza. Non sapevamo l'esito di quello che sarebbe accaduto, ma sapevamo che era necessario.

È notorio il rapporto conflittuale tra Italia Viva e il M5S. Lei condivide con loro l'esperienza di governo. Ritiene possibile un'alleanza elettorale per le elezioni politiche?
No, non è all'orizzonte alcuna alleanza politica di Italia Viva con forze che non interpretino con chiarezza la scelta del riformismo. I Cinque Stelle non sono un partito che porta avanti il riformismo come obiettivo e come identità politica.

Ad Avezzano, nell'aprile scorso, a una donna incinta non venne rinnovato il contratto dalla Asl. Poi il tribunale ha reintegrato la lavoratrice. Possono esistere casi del genere nel 2021?
La tutela della maternità è una delle priorità che ci siamo posti all'interno del Family act, la maternità deve avere gli strumenti per essere vissuta non come un costo, ma come un investimento di fatto. Le politiche demografiche, su cui ci dobbiamo concentrare, impongono anche un cambio di passo sulle regole del lavoro, anche sostenendo i costi che le imprese oggi affrontano per pagare le sostituzioni di maternità e dando alle donne gli strumenti per essere pienamente tutelate anche nel loro diritto di poter conciliare la scelta della maternità con quella del lavoro.

Ritiene che oggi le politiche della famiglia aiutino a sufficienza le donne, ma anche gli uomini soprattutto giovani, che intendano entrare nel mondo del lavoro, e magari fare carriera? Molti fuggono all'estero. Mancano sufficienti strutture, come per esempio gli asili nido. Il suo Ministero cosa sta facendo per colmare il divario?
Al nostro Paese serviva una riforma e noi l'abbiamo messa in campo, è quella del Family act, che proprio risponde a queste esigenze. Grazie al Family act finalmente avremo: assegno unico universale, investimento nel lavoro femminile, nei servizi educativi, congedi parentali paritari per i genitori, investimento sull'autonomia e il protagonismo dei giovani.

La polemica sulla statua dedicata alla Spigolatrice di Sapri, ritenuta troppo spinta e sexy, riporta d'attualità il tema del sessismo. Lei che idea si è fatta?
lo penso che in Italia serva portare avanti sempre di più una cultura che rispetti pienamente la dignità delle donne, ma che usi anche un linguaggio che la sappia consolidare. Quindi, al di là della situazione del caso singolo che si è venuto a creare, penso che l'immagine del femminile nel nostro Paese debba essere rappresentata in tutta la sua dignità e ricchezza, superando ogni forma di stereotipo.

Ma lei è d'accordo sulla scelta di questa statua?
È la scelta di una singola comunità, ma dobbiamo portare avanti l'immagine di un femminile che porta qualità nella dimensione sociale, e dobbiamo condannare qualsiasi scelta che non si ispiri a questo principio.