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Bonetti: "Abbiamo voltato pagina: welfare anche per i professionisti"

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Intervista di Mauro Pizzin, "il Sole 24 Ore", 6 luglio 2022.

Lo scorso marzo l'Istat ha registrato un tasso di occupazione delle donne fra 15 e 64 anni pari al 51,2%, massimo storico per l'Italia, mentre il VI Rapporto sulle libere professioni in Italia, curato lo scorso dicembre dall'Osservatorio di Confprofessioni, ha evidenziato una crescita dell'occupazione nell'ultimo decennio trainata dalla componente femminile, aumentata di 165mila unità. Numeri positivi, cui fa da contraltare la classifica dell'indice sull'uguaglianza di genere elaborato da Eige, che vede l'Italia quattordicesima tra i Paesi Ue. «I numeri mostrano una tendenza di crescita - riconosce Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, ospite del Forum in Previdenza - ma non ci possono soddisfare. Dobbiamo migliorare la qualità e la quantità dei lavoro femminile con un approccio integrato che passa, tra l'altro, attraverso politiche di parità di genere nell'ambito familiare, specifici investimenti per l'empowerment delle donne e l'armonizzazione vita-lavoro».

Lei ha detto che l'investimento nel lavoro femminile, oltre a essere importante sotto il profilo sociale, deve diventare conveniente per le imprese. La certificazione della parità di genere, introdotta dalla legge 162/2021, sembra andare in questa direzione.
È così. La certificazione, operativa da luglio, premierà le aziende che abbiano adottato misure per ridurre il divario di genere sia con uno sgravio contributivo, per il quale sono stati stanziati 50 milioni, sia offrendo loro dei vantaggi nei bandi di gara dei Pnrr. Non va quindi considerata un bollino rosa, ma uno strumento innovativo che definisce un processo migliorativo nel mondo dell'impresa. Finalità analoghe ha anche l'avviso pubblico dello scorso 6 giugno per il bando #RiParto, con dote di 50 milioni, che intende favorire il ritorno al lavoro delle madri dopo l'esperienza del parto anche attraverso l'armonizzazione dei tempi di lavoro e dei tempi di cura della famiglia.

Tra uomini e donne è ancora significativo il divario nelle competenze Stem. Quanto pesa questo gap?
Molto, perché la matematica e le materie scientifiche sono il linguaggio che ci abilita a diventare cittadini del futuro e rappresentano competenze necessarie per le nuove professioni. Serve colmare questo gap, rompendo fin dall'infanzia lo stereotipo secondo cui le donne avrebbero meno attitudine per queste materie.

Un'altra leva per ridurre il gender gap è quella dell'educazione finanziaria, tanto importante da essere inserita tra le priorità da realizzare per incentivare il lavoro femminile nel Family Act (legge 32/2022).
L'educazione finanziaria femminile è un tema strategico per il Paese di oggi e di domani. ll gap attuale è anche figlio dell'ancora scarsa partecipazione delle donne al mondo del lavoro: una disuguaglianza che non possiamo più permetterci di accettare. L'educazione finanziaria femminile è particolarmente importante anche contro l'aberrante fenomeno della violenza economica, con cui la libertà della donna viene limitata con la costante minaccia di vedersi negate le risorse finanziarie.

Nella realizzazione della parità di genere, ritiene che l'approccio debba essere diverso nel mondo del lavoro autonomo e delle libere professioni rispetto a quello del lavoro dipendente?
Fino a oggi gli strumenti di welfare erano differenziati e talvolta sbilanciati in favore del lavoro dipendente. Come governo abbiamo voluto intervenire per risolvere questa asimmetria partendo dall'introduzione dell'assegno unico universale a sostegno di tutte le famiglie con figli, comprese quelle composte da lavoratori autonomie professionisti, prima esclusi dagli assegni per ii nucleo familiare. Il Family Act, a conferma che la strada è tracciata, prevede a sua volta numerose misure di sostegno della genitorialità anche per i liberi professionisti.