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Bonetti: È vero abbiamo perso ma le alleanze non servono

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L`intervista a Elena Bonetti per “La Repubblica” 

Elena Bonetti, lei è la vicepresidente di un Terzo polo che registra una brutta sconfitta. Ve l’aspettavate?

«È una sconfitta, senz’altro. Il voto degli elettori è stato compatto e unitario, rivolto a un centrodestra tutto a trazione FdI, che di centro continua ad avere davvero poco o nulla. Ma non la definirei brutta».

Eppure, alle scorse Politiche avevate portato a casa risultati lusinghieri: con picchi del 16 e 17% in varie aree della Lombardia. Dove oggi Azione-Iv si fermano al 4.

«La lettura da fare è un’altra...».

In Lombardia calcola il risultato complessivo della candidata presidente, arrivata terza?

«Certo. La candidatura di Moratti, che rappresentava tutto il nostro progetto, tra la lista Moratti e la lista Azione-Iv, ha portato a casa il 10%. Quindi abbiamo tenuto. Peraltro, senza raccogliere quel voto d’opinione che alle Politiche ha il suo peso specifico»

Eppure da Nord doveva prendere il volo, con le regionali, il laboratorio più operativo del Centro.

«Sicuramente abbiamo pagato un prezzo alla capacità della destra di compattare un elettorato che guarda al governo. Ma questo non ci distrae dal progetto di un partito largo, unico e riformista».

E l’altro cedimento, nel Lazio?

«Invece penso che proprio dal Lazio arrivi la lezione da tener presente: difatti, nel caso della sconfitta di D’Amato, nonostante una iniziativa molto più vicina al campo largo, non abbiamo riscontrato nessun entusiasmo, e questo dovrebbe far riflettere chi invece continua a pensare che la grande unione di proposte anche contradditorie possa davvero affascinare un ampio elettorato. Quindi noi dobbiamo accelerare sul partito unico di centro».

Il segretario uscente Pd Letta vi imputa di aver dimezzato i voti e di prendervela con loro.

«Onestamente, non si possono accettare da Letta lezioni di strategia politica o elettorale. Penso invece che il Pd si sia piegato al populismo e che paghi un prezzo serio, anche alle regionali, per questo motivo».

Calenda dice: urgente un partito riformista. Ma con chi? Se con i 5S è impossibile il dialogo e con il Pd continuano le tensioni, chi resta?

«Noi siamo aperti al dialogo con tutti quelli che credono sia indispensabile un partito di centro riformista e non populista, che punti alle riforme coraggiose e strutturali».

Sperate ancora in Forza Italia?

«È evidente che Fi, nell’impianto maggioritario, incassi il suo vantaggio: ma a prezzo dell’identità. Da un lato non so cosa c’entrino loro con i sovranisti e con i populismi delle destre. D’altro canto, però, sono certa anche di essere mille miglia lontana dalle dichiarazioni di Berlusconi su Zelensky»