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Bellanova: “Strumenti leggeri e rapidi per salvare i raccolti”

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Intervista di Rosanna Lampugnani, "Corriere del Mezzogiorno", 30 aprile 2020. 

In questi mesi di pandemia gli unici settori che hanno retto l'impatto economico sono stati quelli della farmaceutica e dell'agroindustria. Ora però il settore primario è in sofferenza, nonostante il governo abbia messo a disposizione 50 milioni per gli agricoltori indigenti, 6 contro gli sprechi del latte, 400 per i buoni pasto, 60 per la filiera del grano, 5 per la filiera dei suini, circa 30 per la filiera della competitività, 2 per i consorzi del parmigiano, del formaggio di bufala e della bresaola, 100 per gli interessi bancari del settore caseario. Infatti entro maggio partiranno molte campagne di raccolta di frutta e ortaggi, ma in condizioni di totale precarietà di manodopera: mancano infatti almeno 250 mila raccoglitori, perché molti immigrati regolari, soprattutto dei Paesi dell'Est, sono rimasti bloccati nei Paesi d'origine a causa dell'epidemia. Poi ci sono gli irregolari: si stimano in 600 mila quelli presenti in Italia, in maggioranza occupati nei servizi, come le badanti, e in agricoltura, di cui i due terzi sono nel Sud. Sono loro che affollano le baraccopoli come quella di Borgo Mezzanone e che, privi di assistenza sanitaria, spostandosi per lavorare a Nord e a Sud possono essere vettori di infezione. Ne parliamo con la Ministra per le Politiche agricole Teresa Bellanova, che prevede interventi celeri per l'emersione del lavoro irregolare e misure per l'impiego nei campi di disoccupati e studenti.

Ministra, come si può agire in tempi brevissimi per trovare manodopera e per offrire almeno minime garanzie sanitarie?
«Bisogna intervenire con strumenti leggeri e rapidi. Per quanto riguarda i lavoratori regolari che arrivano prevalentemente da Polonia e Romania sono in contatto con i governi dei due Paesi, in particolare con l'ambasciatore rumeno abbiamo anche ipotizzato voli ad hoc, anche se è una strada difficilmente percorribile perché in Romania ci sono importanti focolai di coronavirus. Di conseguenza dobbiamo affrontare la questione degli irregolari, che tali sono per scelta delle imprese o perché non hanno i permessi di soggiorno necessari per accedere all'iscrizione all'Inps; irregolari che peraltro non si possono rimandare nei loro Paesi, soprattutto Marocco e Senegal, a causa del blocco dei voli e quindi dobbiamo necessariamente pensare a permessi di soggiorno stagionali».

Si riuscirà a emanare celermente un provvedimento adeguato?
«Si può utilizzare un decreto ad hoc o un emendamento da inserire in uno dei decreti in fieri: la discussione nel governo è avviata perché é chiaro a tutti che la situazione deve essere risolta entro 3, 4 settimane al massimo. Un esempio per capirci: a Saluzzo il 75% dei lavoratori agricoli sono immigrati, ma ci sono anche al Sud aree con percentuali molto alte. Solo a Borgo Mezzanone sono centinaia e centinaia gli irregolari, i quali per seguire le campagne di raccolta si spostano a Nord e a Sud. Non dobbiamo aver timore di regolarizzare coloro che sono in attesa di permesso di soggiorno, non solo perché sono stati registrati al momento del loro arrivo in Italia, ma soprattutto perché farli entrare nel circuito della previdenza sanitaria protegge loro e tutti noi».

Molti imprenditori lucrano sul lavoro nero, molti non applicano la legge contro il caporalato: come se ne esce?
«Certamente ci sono imprenditori di questo tipo, ma la maggioranza rispetta le regole. Piuttosto bisogna mettere le aziende nelle condizioni di reperire lavoro regolare e purtroppo l'Anpal, che avrebbe dovuto favorire l'incontro tra domanda e offerta, è fallita clamorosamente. Lunedì con la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo affronteremo questa questione, perché non possiamo far marcire i prodotti nei campi e dobbiamo impedire che la criminalità ricatti le aziende offrendo lavoro nero».

Nei campi potrebbero lavorare i disoccupati o i percettori di reddito di cittadinanza, come ventilato in Veneto e Piemonte, utilizzando come pagamento i voucher, strumento cui sono favorevoli gli imprenditori e contrari i sindacati?
«Ho detto alle parti sociali che il punto dirimente è reperire manodopera, poi sulla base delle caratteristiche personali si dovranno utilizzare strumenti giusti per la remunerazione, senza dimenticare le professionalità - perché potare o raccogliere sono mestieri che non si improvvisano; e senza distruggere i diritti di coloro che hanno maturato requisiti previdenziali. Per disoccupati e studenti si può semplificare l'utilizzo di eventuali voucher, prevedendo anche la possibilità del cumulo del reddito di cittadinanza e della retribuzione».