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Bellanova: “Il rapporto fra Stato e Regioni è tutto da rivedere”

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L'intervista pubblicata da "il Mattino di Puglia e Basilicata", 11 maggio 2020. 

L'emergenza sanitaria che il Paese sta cercando di lasciarsi alle spalle ha fatto emergere una serie di criticita' che la politica non ha avuto la forza di affrontare in questi anni e che non sono piu' rinviabili: dalla questione femminile, con la disparità salariale e non solo fra uomini e donne, al rapporto fra Stato e Regioni. Un tema, quest'ultimo, "non più rinviabile" anche a costo di "cedere qualche elemento di sovranità o qualche rendita di posizione, in tutti i sensi" perché "tutto il modello è da rivedere dalle fondamenta e senza cadere negli opposti estremismi tra centralizzazione e decentramento': L'AGI ne ha parlato con il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova.

"Intanto, è un po' presto per considerare alle spalle l'emergenza sanitaria, è stata la premessa della Bellanova: "Quanto al nostro modo di vivere è già cambiato e i segni di questo cambiamento non si dissolveranno nell'immediato. Ci sono segni negativi e positivi. La chiusura, il rinchiudersi nel proprio particolare, la paura, per un verso ma anche, per l'altro, la solidarietà; l'aiuto per gli altri, il coraggio. Non mi ha mai appassionato la discussione sul nulla sarà come prima. Mi appassiona, e molto, provare a capire cosa questa esperienza insegna a ognuno di noi e al sistema-paese sulla sua complessità e sulle sue contraddizioni. Mai come in questo momento emerge con una evidenza che, questa si; non si può assolutamente rimuovere. Credo che lo sforzo dovrebbe essere trattenere ció che di buono e anche impensabile è emerso, mettendo mano, da subito, alle contraddizioni e alle forti criticità; Quando diciamo che la strada non è l'assistenzialismo e che non un euro deve essere scaricato sulle nuove generazioni, pensiamo innanzitutto a questo".

Un'azione, quella messa in campo da governo e regioni, sulla quale non sono mancate le critiche e in cui la componente di Italia Viva si è mostrata a volte critica. "Abbiamo detto che ci sarà tempo e modo per capire e verificare tutte le criticità che hanno segnato questa dolorosa e complessissima esperienza. Non a caso. Italia Viva ha parlato di Commissione d'inchiesta, per la necessità di una piena disamina su cosa ha funzionato e quali sono stati i limiti. Ben inteso! Non è un processo, ma una riflessione politica utile a rendere questa terribile esperienza proficua per emergenze possibili. Una piena assunzione di responsabilità delle classi dirigenti rispetto a quanto non ha funzionato come avrebbe dovuto, anche nella filiera di comando e controllo, e rispetto ai tanti vulnus emersi, lo non voglio derubricare il tema di quanto accaduto nelle Rsa come danno collaterale".

Dal lato economico produttivo, poi, l'emergenza ha messo in ginocchio comparti che adesso attendono iniziative capaci di riaccendere i motori delle aziende: "È evidente che le dorsali produttive, sono state messe a durissima prova, ha sottolineato la Ministra Bellanova, "e che bisognasse ascoltare per tempo e con molta attenzione, come ho sollecitato più e più volte anche al Presidente Conte, le difficoltà e i timori dei diversi segmenti economici. Se intere filiere rimaste ferme, dalla meccanica fino alla moda, sottolineano con allarme che il rischio è la perdita consistente di competitività sui mercati globali, non ci si può limitare a dire: prima la salute. Certo che prima la salute, ci mancherebbe altro, chi lo ha mai messo in dubbio? Il punto è che proprio per questo non ci si può esimere dal capire come tenere insieme salute e sicurezza sanitarie con salute e sicurezza occupazionali ed economiche. Non è una domanda di scuola, ma l'urgenza di una operatività politica e di governo".

"La salute di un Paese non si misura solo dal numero di ospedali: sono essenziali, ma non sono tutto. Se i cittadini avessero avuto cure pur eccellenti ma non avessero avuto da mangiare sarebbe stata una catastrofe totale. E questa catastrofe rischiamo comunque di averla davanti come la Commissione europea ha anticipato rispetto alle ricadute future, paese per paese, peraltro ancora da soppesare. A maggior ragione se, proprio come ha avvertito Gentiloni, sia la profondità della recessione che la forza della ripresa saranno irregolari. L'Italia rischia di essere schiacciata, dí perdere competitività, di arretrare nel suo essere la seconda manifattura d'Europa. È questo che non possiamo permetterci", ha sottolineato Bellanova.

La Fase 2, tuttavia, può rappresentare una opportunità per ridurre le diseguaglianze e il gap Nord-Sud: "Mi viene da dire - ha scandito la Ministra Bellanova - se non ora quando?; Limiti ce ne sono stati e di diverse nature. Temo più al Nord che al Sud, ma non è il momento di istruire processi. Se c'è una seria riflessione da fare è sulla funzionalità dei sistemi sanitari regionali. Dobbiamo indagare a fondo quello che ha o non ha funzionato: ragioni, tecniche, dotazioni, saperi e molto altro. Mi chiedo se, al momento, il Sud sia stato soltanto più fortunato o se le cose siano andate meglio per una serie di fattori da indagare minuziosamente".

E ora si affaccia il tema delle riaperture territoriali: "Quando si è iniziato a parlare di Fase 2, che io ritengo avrebbe dovuto essere una priorità fin dal primo momento, avevo indicato come possibili aperture territoriali differenziate in base al dato epidemiologico. Il che avrebbe messo alcune regioni meridionali in una condizione di ripartenza anticipata. Il gap Nord-Sud si riduce se lo si assume come priorità nazionale e si procede velocemente con gli investimenti e l'utilizzo virtuoso delle risorse straordinarie. Stando ben attenti al rischio che invece il Mezzogiorno potrebbe correre all'interno di un quadro complessivo molto problematico. Vale anche per l'occupazione femminile".

La questione della disparità non solo salariale, tra uomini e donne è, infatti, un altro aspetto messo in evidenza in questi due mesi di lockdown: "In questi mesi il lavoro è stato soprattutto donna ma adesso sono le donne che rischiano di pagare il prezzo più alto. Perché non accada, occorrono capacità, adeguatezza e qualità delle classi dirigenti, nazionali e territoriali. È un fattore determinante", ha sottolineato ancora la Ministra Bellanova.

Politica e istituzioni sono chiamate, quindi, a uno sforzo di 'pragmatismo' e, tuttavia, anche nel momento peggiore della crisi sanitaria abbiamo assistito a un confronto molto teso fra governo e regioni che si trascina anche oggi, con le polemiche sulle riaperture che suggeriscono la necessità di una correzione nelle norme che regolano il rapporto tra stato e regioni. "Non mi faccia dire che proprio questo era tra gli obiettivi della riforma costituzionale sconfitta a suo tempo. Sin dalla Riforma del Titolo V c'è stata una fuga in avanti precipitosa e spesso inconsulta e disordinata. Abbiamo visto regioni fautrici della più ampia autonomia che, al dunque, hanno ricominciato a invocare lo Stato. Tutto il modello è da rivedere dalle fondamenta e senza cadere negli opposti estremismi tra centralizzazione e decentramento. Credo non sia più possibile rinviare il momento in cui cercare e trovare il punto di ricaduta migliore. E pazienza se si tratterà di cedere qualche elemento di sovranità o qualche rendita di posizione, in tutti i sensi", ha concluso la Ministra Bellanova.