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Bellanova: "Non possiamo sempre tirare a campare"

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La lettera al "Corriere della Sera" della Ministra alle Politiche Agricole, coordinatrice nazionale Iv, 12 gennaio 2021.

Caro direttore,
«... una raccolta di progetti senza un chiaro obiettivo e disegno del nostro futuro. Questa assenza è segno di un vuoto che si è prodotto nella politica: la perdita dei fini». Parole di Sabino Cassese sul Corriere della Sera. Lo stesso Cassese annota: «Il leader di Italia Viva ha dichiarato che il Piano di Ripresa... è senz'anima. Non ha tutti i torti».

Non abbiamo la pretesa di essere gli unici portatori di un'«anima», né gli unici in grado di stabilire dei «fini». Tuttavia sono ormai mesi che Italia Viva rischia di essere «vox clamantis», la voce di chi richiama a un più generale senso di responsabilità nella gestione di un'ingente quota di risorse irripetibile.

La straordinaria emergenza della pandemia non incombe su un «Paese normale» ma su un Paese che da più di vent'anni ha tassi di crescita più che insoddisfacenti, quote di disoccupazione gravi, perdite di competitività severe e incrementi del debito più che preoccupanti. A questo si aggiunge una posizione debole nello scenario europeo e inesistente su quello internazionale. Qualcuno ha esitato persino davanti all'indegna gazzarra inscenata a Capitol Hill.

Si sprecano le descrizioni di questa fase come un braccio di ferro tra Renzi e Conte. Non è così. Il confronto è tra un Paese che non può rinunciare a una crescita che lo riporti ad avere ruolo europeo e internazionale e un Paese residuale, «grande malato d'Europa», con la speranzella che sia «too big to fail».

La differenza tra progetto di crescita e assistenzialismo è tutta qui. Poiché la storia insegna sempre qualcosa, non dimentichiamo che gli anni ipnotici pre-Tangentopoli, i mitici anni Ottanta, si sono conclusi come sappiamo: un «tirare a campare» che non ha evitato che partiti di lunga tradizione tirassero le cuoia. Niente si ripete ma la «farsa» è già in corso e non è la raffigurazione di Renzi e Conte nelle vesti de «I Duellanti». Farsa è l'andreottismo eterno del «tirare a campare», quelle pioggerelline di risorse da spruzzare qui e là, su questa o quella lobby, scambiare un po' di soldi con un po' di consenso. Farsa inimmaginabile è il gioco a «carte coperte», come se in un Paese normale fosse possibile immaginare una politica «a scatola chiusa» sia per le forze di maggioranza che di opposizione.

Conte non può trattare il Parlamento e persino il Consiglio dei ministri come un parco buoi. Passiamo per piantagrane. Disturbatori. Ma, solo per stare alla mia personale esperienza di governo, se non avessi piantato delle grane non so se la filiera agroalimentare avrebbe retto in pieno lockdown e in fase di restrizioni gialle, arando e rosse. Non un litro di latte o un pezzo di pane è mancato sul mercato. Mai. Merito mio? Sarebbe ridicolo affermarlo.

Merito di uomini, donne, imprese produttive, commerciali, lavoratori, trasportatori, distributori che hanno retto alla più grande emergenza dalla fine della Seconda guerra mondiale. E il ministro? Cos'altro può fare il ministro se non stare dalla loro parte? Che poi è la parte dei cittadini e del Paese. Avrò anche picchiato qualche pugno sul tavolo di troppo, ma credetemi, ne valeva la pena. Pesa come un macigno sul cuore l'ipotesi di mandare al macero questa esperienza, come pesa tutta la fatica fatta per riportare il Paese sulla via di un ragionevole europeismo e di una correttezza nella gestione delle migrazioni. In ultimo ma non per ultimo e con il senno del poi.

Senza l'azzardo del Conte 2, il Conte I sarebbe stato travolto nell'indecenza con la quale si sta chiudendo la stagione di Trump ma non del trumpismo che, come il populismo e il sovranismo nostrani, sono ancora tutti lì, pronti a mettere a ferro e a fuoco la democrazia e portare economia e qualità della vita al disastro. Davanti a tutto questo che Italia Viva resti o no al governo è l'ultimo dei problemi. Ma che ancora oggi qualcuno derubrichi e svilisca l'arte del governo con un esercizio furbo e cattivo del muro di gomma, del tirare a campare, questo sì rischia di diventare il più grande dei problemi.