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Bellanova: "No alle furbizie o il Paese diventa inaffidabile"

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Intervista di Maria Teresa Meli, Corriere della Sera, 22 dicembre 2019

Sul tema delle concessioni autostradali Italia Viva ha alzato le barricate. «È una roba che sancisce la fine dello Stato di diritto, roba da Sudamerica», ha detto ai suoi Matteo Renzi. E ha aggiunto: «Così avremo la fuga degli investimenti stranieri». L'offensiva di Iv in Consiglio dei ministri è stata affidata alla capodelegazione, la combattiva Teresa Bellanova.

Ministra, perché questo dissenso?
«Uno: il Milleproroghe proroga. Non introduce nuove norme con effetto immediato, peraltro senza aver istruito un lavoro precedente di confronto e verifica all'interno della maggioranza sulla bontà dei provvedimenti. È un vizio che alcuni devono levarsi. Due: non si cambiano le regole in corso d'opera, dando al mondo l'idea di un Paese totalmente inaffidabile, è un normale principio di civiltà giuridica. È già accaduto con Ilva ma qui, per come era stata concepita inizialmente la norma, di cui peraltro non conosciamo ancora il testo definitivo, l'effetto si sarebbe addirittura moltiplicato. Tre: non si possono approvare provvedimenti confusi che per essere inquadrati correttamente rimandano implicitamente ad altre norme che restano sullo sfondo e non vengono toccate, modificandone in modo rilevante solo gli effetti applicativi. Quattro: se si vuole discutere delle concessioni autostradali lo si faccia alla luce del sole, noi non ci tireremo indietro. Quel provvedimento è arrivato stanotte alle due: qual era l'urgenza per dover fare lavorare i tecnici di notte? Non stavamo mica dichiarando guerra a un altro Paese».

Lo avete fatto per «aiutare» Autostrade?
«Ma per favore! Lei l'ha letto il testo entrato in Cdm? Quella norma non modifica i presupposti della revoca ma l'entità degli eventuali indennizzi e si applica a tutte le concessioni autostradali e delle strade con pedaggio. Significa che qualsiasi concessione, almeno questo nella versione iniziale poi ritirata e riscritta dai ministri Gualtieri e De Micheti, è revocabile non perché vengono modificati i presupposti ma perché costa di meno farlo. Un mostro giuridico. A cui noi diciamo no».

Se non modificano quel testo voi voterete no anche in Parlamento?
«Prima leggeremo il testo definitivo, che ancora non abbiamo e che non a caso è salvo intese. Se mantiene la stessa ratio, ovvero una norma-appiglio per consentire revoche indiscriminate, con il rischio di sancire definitivamente l'inaffidabilità del Paese, noi diremo no».

È l'ennesimo provvedimento che esce dal Cdm con la formula «salvo intese», è segno di un governo debole?
«Forse più che di debolezza parlerei di furbizie, condite però di inesperienza e a tratti anche di faciloneria. Noi ci limitiamo a farlo presente. E a chiedere che di tutti i provvedimenti venga discusso il merito, perché ne va del bene del Paese. E per noi l'interesse nazionale, non quello sovranista ma quello concreto, viene prima di tutto».