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Bellanova: "No a pannicelli caldi. E la Bce copra le nostre banche"

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Intervista di Marco Iasevoli, "Avvenire", 4 marzo 2020.

Nelle ore decisive per la stesura della nuova risposta di politica economica al coronavirus, i ministri sono subissati di telefonate delle associazioni di categoria. Non c'è comparto nel Paese che non soffra, ma rischiano di finire in ginocchio prima degli altri quelli che nutrono l'export italiano, agroalimentare ìn primis. Teresa Bellanova, la titolare delle Politiche Agricole, fa la spola tra incontri tecnici, colloqui con le parti sociali e vertici politici. E quando alza la testa dalle carte, dal gergo popolare tira fuori un'espressione a lei cara, che chiama in causa Palazzo Chigi e il Tesoro: «La logica dei pannicelli caldi non paga».

Ministra, è possibile fare una stima dei danni al comparto agricolo?
Per il sistema imprenditoriale ci sono ripercussioni rilevanti: a soffrire è un intero settore, fino agli agriturismi che hanno visto dimezzare o azzerare prenotazioni peri prossimi mesi. Il che significa anche la ristorazione, parte importante della promozione e valorizzazione dei nostri prodotti. E poi c'è il settore dei freschi, l'ortofrutta, le merci che rischiano di essere bloccate, i lavoratori e le lavoratrici stranieri del settore agricolo rientrati nei loro Paesi. Un raggio che genera enorme insicurezza e ha urgenza di interventi per fronteggiare l'oggi e impedire che la nostra posizione di leader nell'agroalimentare e cibo sia messa in discussione.

Quali misure lei vuole inserire nel prossimo decreto?
Alcune sono già norma. Garantire liquidità alle aziende, sostegno ai lavoratori, contrasto alle pratiche e alla concorrenza sleale, sostegno alle aziende agricolo e agrituristiche. Con la task forno insediata al ministero monitoriamo in tempo reale tutte le criticità della filiera. Abbiamo chiesto alla Commissione Europea la proroga sulle scadenze Pac e Psr. E stiamo lavorando sulle prossime misure: interventi all'estero a sostegno, del nostro agroalimentare, campagne di comunicazione mirate, sostegno alle grandi fiere. Il nostro è l'unico settore che continua a crescere in maniera considerevole e ad attrarre nuova occupazione in modo consistente: non possiamo permettere che venga scalfito.

Quali, invece, i provvedimenti a medio termine, oltre l'emergenza, per evitare che falliscano imprese?
L'Italia rischia di rimanere stretta in una morsa, va impedito assolutamente che accada e che si generi il punto di non ritorno. Non si può pensare e agire solo in una logica emergenziale. Bisogna rispondere all'oggi e mettere a dimora il dopo. Per questo con Italia Viva parliamo di anno sabbatico dei mutui, dei finanziamenti, dei debiti, con i costi per le banche coperti dalla Bce. Bisogna assolutamente rilanciare gli investimenti.

I partiti di maggioranza si stanno mobilitando per la ripresa. Lo ritiene un tentativo di competere con Iv o, al contrario, un successo della vostra linea politica che da tempo chiede uno "shock"?
Quello che Italia Viva ha proposto in una condizione difficile ma "normale" adesso è irrinunciabile Da tempo diciamo che la vera emergenza di questo Paese è il lavoro e che vanno utilizzate presto e bene tutte le risorse disponibili: già allocate, già destinate, ma bloccate. Ora tutti ne convengono. Vorrà dire che "Italia Shock" potremo approvarlo in brevissimo tempo.

Il Mef prepara uno sforamento del deficit di 3,6 miliardi: sufficiente?
Lo sforamento non è in sé la soluzione. Bisogna essere capaci di una spesa produttiva e di una strategia di medio periodo. Ci confronteremo nel merito. Perché le risorse, molte o poche che siano, dovranno avere obiettivi fortemente mirati. La logica dei pannicelli caldi non paga.

Lunedì il ministro Franceschini ha incontrato la Lega sui temi del turismo. Anche lei incontrerà il Carroccio per l'agricoltura?
Se io incontrassi la Lega il gossip andrebbe avanti per giorni e giorni con una marea di retroscena. Invece il dialogo è utile sempre, soprattutto in momenti difficili come questo. La sintesi migliore sarà comunque quella che si determinerà in Parlamento.

Politicamente si guarda al dopo coronavirus, ai "conti in sospeso" tra Conte e Renzi: cosa succederà?
Nessun conto in sospeso. Il confronto tra il presidente del Consiglio e Matteo Renzi rientra nella normale dialettica di governo. Se ricorda, era stato Renzi a farsi da parte, ancora una volta per generosità politica. Se i problemi del Paese non nascono certo con l'emergenza coronavirus, a maggior ragione adesso è richiesto a tutti un sovrappiù di sobrietà e capacità di ascolto. Non c'è spazio per funzioni esercitate prioritariamente per soddisfare ambizioni di consenso o di parte. Invito a mettere all'ordine del giorno la qualità. Dei rapporti nella maggioranza, dell'azione di governo e della filiera decisionale.